Un grazie per il Madagascar
A Ceggia in una emozionante serata la giovane Mariachiara Dal Ben racconta la sua esperienza di volontariato
Redazione Online
03/04/2019

Si commuove più volte Mariachiara Dal Ben, giovane ciliense, mentre racconta al numeroso pubblico in auditorium comunale la sua esperienza di volontariato in Madagascar. Era il 22 marzo scorso e la storia Maria Chiara era stata scelta dal Comune come terza testimonianza all’interno della rassegna di tre incontri “Profili di donne”. Fin dalle prime immagini proiettate sul grande schermo, l’autrice di questo viaggio speciale ha saputo immergere i presenti nella “specialità” del Madagascar: le emozioni che regalano i suoi tramonti e cieli stellati, la fatica di rinunciare alle abituali comodità, la disarmante accoglienza del popolo Malgascio, l’estrema povertà. Eppure, da questo mese di volontariato, Maria Chiara sembra non stancarsi di dire, con le sue parole, le sue foto e la sua voce interrotta dal pianto, che da tanta povertà ha ricevuto un’enorme ricchezza. È partita lo scorso agosto, zaino in spalla, con tanta voglia di mettersi al servizio, dopo aver contattato Padre Bruno, attraverso l’Onlus di Oderzo Amici di Padre Bruno for Madagascar: «Avevo un mese libero dal lavoro, per questo ho deciso di cogliere l’opportunità e affrontare un viaggio avventuroso, 19 ore di volo, 4 aeroporti, 3 aerei, 15 ore su strada, un improbabile pulmino ed un pick up».L’arrivo a Marovoay, un piccolo villaggio nell’entroterra del Madagascar, nel vociare dei venditori ambulanti, con la bella accoglienza organizzata da padre Bruno con una messa di tre ore.Qui, per un mese intero, a Maria Chiara viene affidata una scuola con alunni di tutte le età (“dai 3 ai 30 anni”) ai quali insegna italiano e inglese. Trova una classe eterogenea certo, ma tutti sono attenti, curiosi e imparano con facilità. Con i loro pochi mezzi cercano di apprendere il più possibile; pochissimi i libri, assenti i dizionari, allora Maria Chiara diventa il loro vocabolario vivente, al quale chiedere, anche dopo la lezione, la traduzione di tante parole dal malgascio all’italiano. «Io mi occupo di marketing - racconta Maria Chiara - devo cioè far piacere anche cose che magari non sono utili. Mentre in Madagascar tutto è utile. Anche un vasetto di cioccolata spalmabile e qualche fetta biscottata sono sufficienti per rendere una giornata speciale. Tutto assume una dimensione che parla di semplicità». Proprio attorno a quel vasetto di cioccolata, Maria Chiara ricorda di aver improvvisato una merenda domenicale con i suoi alunni ed aver così regalato loro un momento di festa. «Ricordo con commozione quando due sorelline erano disposte a rinunciare alla loro fetta al cioccolato per portarla a casa a mamma e papà». Era lei la “diversa” a Marovoay, ma racconta di essersi sempre sentita protetta e al sicuro. Si sofferma poi a raccontare di alcuni incontri che porterà sempre nel cuore: c’è Navorana, 5 anni, piccola alunna, ma la più determinata, che si sollevava in punta di piedi alla lavagna, per scrivere in alto “come gli altri”; e c’è Mayah, di appena tre anni, che doveva seguire le sorelline a scuola perché i genitori lavoravano al mercato.«Ed ora, cosa posso fare?». Si è chiesta, una volta tornata in Italia. L’idea le viene dopo aver letto il libro “Bianco come Dio” del ventiseienne Nicolò Govoni, da sei anni in India: «Vorrei - spiega Maria Chiara al pubblico dell’auditorium - creare una biblioteca per la scuola dove ho insegnato. L’aula c’è già, si tratta di riempirla di libri…dei vostri libri. Di quelli che magari nei vostri scaffali prendono la polvere e che laggiù potrebbero diventare vero strumento di arricchimento». L’appello è già stato accolto da numerosi ciliensi, amici e conoscenti. Chiunque lo desidera può contribuire donando uno o più libri da portare ai genitori di Maria Chiara (Angelo e Caterina): da Ceggia poi, tramite l’associazione Amici di Padre Bruno, i libri voleranno in Madagascar: "Il mio sogno parla di istruzione e scuola, la biblioteca si chiamerà “Misaotra”, che significa, semplicemente, “Grazie”».Beatrice Doretto