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VENETO: manifattura, il 2022 si chiude con un quarto trimestre stazionario

Le aspettative delle imprese sono cautamente ottimiste

VENETO: manifattura, il 2022 si chiude con un quarto trimestre stazionario

Nell’ultimo trimestre del 2022 continua il rallentamento dell’economia mondiale per effetto dello shock energetico e inflazionistico. Ma il 2023 si apre con uno sguardo meno cupo, che vede l’allontanarsi di una recessione più grave. Lo confermano alcuni dati: il PIL a fine anno che cresce a +3,9% rispetto al +3,2% stimato ad ottobre, il processo di rilocalizzazione delle attività aziendali che sostiene l’attività produttiva pur a fronte di una domanda indebolita, il numero di occupati che è tornato ai livelli pre-pandemia. Segnali che sembrano suggerire di aver passato il punto di minimo di questa fase congiunturale: il rallentamento non peggiorerà.

Per la manifattura veneta il 2022 si chiude con un quarto trimestre stazionario rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: non si cresce, ma non si è neppure entrati in segno negativo.E le aspettative delle imprese manifatturiere venete per il primo trimestre dell’anno sono cautamente ottimiste: il 45% delle imprese venete prevede un aumento della produzione, contro il 22% circa di indicazioni negative, mentre un terzo dei giudizi ipotizza una stabilizzazione del ciclo economico. Anche la domanda estera, più esposta all’incertezza di scenario, è vista in ripartenza dai nostri imprenditori: è in aumento per il 43% degli intervistati, contro appena il 15% che indica una flessione. Ci sono quindi buone premesse di ripartenza del comparto manifatturiero veneto, dopo quattro trimestri di rallentamento pur senza sconfinare quasi mai in segno negativo. Ma si ripropone una forte asimmetria fra settori.

È il bilancio tracciato dall’indagine VenetoCongiuntura condotta a gennaio 2023 su un campione di più di 1.600 imprese con almeno 10 addetti e un’occupazione complessiva di oltre 73.000 addetti.

Il commento del presidente Mario Pozza (nella foto)

Quello che presentiamo è un bilancio tutto sommato di tenuta del comparto manifatturiero veneto, trevigiano e bellunese – è il primo commento del Presidente di Unioncamere del Veneto, Mario Pozza, nonché Presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno. I segnali di rallentamento ci sono tutti - prosegue subito Pozza - si è indebolita molto la raccolta ordini e hanno sofferto maggiormente i settori legati ai beni di consumo, più esposti alla pressione inflazionistica.

Però – aggiunge subito - il “sentiment” dei nostri imprenditori per i primi tre mesi del 2023 torna ad essere più cautamente ottimista. Il 45% delle imprese venete e trevigiane prevede un aumento della produzione contro un 21-22% che invece ne teme la contrazione. Ben diversa era la situazione a giugno, quando giudizi di aumento e di flessione quasi si andavano a bilanciare.

Di poco si discosta il “sentiment” bellunese: gli ottimisti per la produzione sono il 40%, i pessimisti il 27%.

Sembra dunque allontanarsi l’ipotesi di recessione - afferma Pozza: lo dice anche la Commissione europea, nelle recenti stime economiche sul 2023 rilasciate non più tardi di ieri. Ma la cosa trova conferma anche nei dati Excelsior sui programmi di assunzione delle imprese: per il primo trimestre sono previste oltre 45.000 assunzioni in Veneto nel manifatturiero, +7.000 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Trend analogo anche a Treviso (10.500 programmi di assunzione nel comparto, +1.500 rispetto al primo trimestre 2022) e a Belluno (2.500 assunzioni, +800 rispetto al periodo di confronto).

Certo, non è da farla facile, continua ad esserci una guerra nel cuore dell’Europa e resta alta l’inflazione nonostante che i costi energetici abbiamo iniziato a diminuire - aggiunge il Presidente: questo tema dell’inflazione resta fondamentale per capire come proseguirà l’economia nel 2023, perché potranno risentirne i settori maggiormente sensibili alla perdita del potere d’acquisto delle famiglie. I dati ci mostrano un’industria alimentare “fuori dal coro” quanto a possibile ripresa nel primo trimestre dell’anno. E poi, se permane l’inflazione alta, c’è il rischio di un’ulteriore stretta sul costo del denaro, che potrebbe frenare ulteriormente l’economia. Ma - conclude il Presidente – faccio mie le considerazioni del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco: se da un lato è innegabile una situazione di estrema incertezza, che ci impone di vigilare sull’inflazione, la stessa incertezza suggerisce anche di muoversi gradualmente e prudentemente rispetto ai tassi d’interesse per non uccidere nella culla la ripresa con una politica monetaria troppo restrittiva”.

(comunicato stampa)

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