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VENETO: rifugi alpini, «serve un protocollo sanitario su misura»

Per la "fase 2"

VENETO: rifugi alpini, «serve un protocollo sanitario su misura»

Definire un protocollo sanitario su misura per i rifugi alpini, in base al quale gli stessi possano riaprire nella cosiddetta “fase 2”, garantendo la massima sicurezza a clienti, escursionisti, gestori e loro collaboratori. È stato questo uno dei temi principali affrontati nel corso della videoconferenza tenutasi oggi, mercoledì 22 aprile, dall’assessore regionale al turismo, Federico Caner, con i gestori dei rifugi e i rappresentanti delle imprese turistiche montane d’alta quota, per analizzare la situazione di crisi provocata dal Covid-19 che sta pesantemente colpendo anche questo comparto, e per individuare le azioni da attuare in vista dell’auspicata ripresa delle attività.

All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, il presidente dell’Agrav- Associazione dei Gestori Rifugi Alpini del Veneto, Mario Fiorentini e i vari coordinatori provinciali della stessa, il presidente del Club Alpino Italiano del Veneto, Renato Frigo, il segretario della Federalberghi di Belluno, Francesco De Toffol e il direttore del Consorzio Dmo Dolomiti, Giuliano Vantaggi.

I rifugi, in base alla normativa regionale veneta, sono strutture ricettive complementari ubicate in aree di montagna a quota non inferiore a 1.000 metri, predisposti per il ricovero e il ristoro di turisti ed escursionisti e per il soccorso alpino. L’offerta ricettiva di queste strutture nel Veneto, che sono circa 160, è aumentata nel corso degli ultimi dieci anni, per un numero di posti letto superiore a 3.600.

«In sede di Conferenza delle Regioni», ha spiegato Caner, «è stata ribadita la necessità che, per quanto riguarda l’intero sistema dell’ospitalità turistica, pur tenendo conto delle peculiarità delle diverse strutture ricettive e di specifiche esigenze territoriali, sia predisposto un unico protocollo sanitario nazionale, con regole e criteri che valgano per tutta l’Italia, al fine di evitare sperequazioni, situazioni di concorrenza sleale, in una logica di tutela generalizzata dei clienti e degli operatori».

«Nel Veneto», ha proseguito l’assessore, «prevediamo di contribuire alla definizione del protocollo acquisendo innanzitutto le proposte provenienti dai nostri territori, attraverso il lavoro delle aziende sanitarie e la consultazione delle associazioni di categoria, per poi portarlo al tavolo nazionale. Per l’assoluta tipicità dei rifugi alpini, dovranno essere individuati dei parametri che stabiliscano un regolamento quasi “sartoriale” anche per garantire che la loro attività sia economicamente gestibile».

Altro problema segnalato nella videoconferenza è quello della manutenzione dei sentieri di montagna, che in Veneto, ha ricordato il presidente regionale del Cai, costituiscono una rete complessiva di 8 mila chilometri. Per consentire al più presto l’effettuazione di sopralluoghi e dei conseguenti interventi di sistemazione in vista della fine del lockdown, sulla scorta di quanto già avvenuto per la manutenzione delle spiagge, la Regione, ha assicurato Caner, chiederà ai prefetti di Belluno, Treviso, Vicenza e Verona di concedere delle autorizzazioni specifiche alle persone incaricate allo svolgimento di questa indispensabile attività.

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