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Il card. Capovilla: Francesco, come Papa Giovanni, vuole cardinali santi

Intervista al neo cardinale Loris Capovilla.

Il card. Capovilla: Francesco, come Papa Giovanni, vuole cardinali santi

I nuovi cardinali entrano nella Chiesa di Roma non in una Corte. E’ uno dei passaggi più forti dell’omelia di Papa Francesco nella Messa di ieri in San Pietro per i 19 nuovi porporati. Dal Pontefice anche un forte richiamo alla santità. Per una riflessione su queste parole del Papa, Alessandro Gisotti ha intervistato il neo cardinale Loris Capovilla, 98 anni, già segretario particolare di Giovanni XXIII:

R. – Vi saluto come prete romano e sono contento perché questo “nuovo” prete romano richiama la mia vocazione e quello che Papa Giovanni XXIII diceva non solo a me, ma a tutti i preti del mondo: “Il prete è quel giovane uomo che, chiamato dal vescovo, sale sulla predella dell’altare per l’imposizione delle mani apostoliche”. Sull’altare ci sono due oggetti tra i quali si colloca il nuovo prete: la divina rivelazione - ovvero il messale - e il calice, che riassume il nostro rapporto con Dio, il culto. Questa è stata la prima impressione. La mia seconda impressione sull’omelia del Santo Padre è che ci fa entrare nel clima della santità, infatti quest’anno sarà segnato – il 27 aprile – dall’inscrizione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II nell’albo dei Santi.

D. – Papa Francesco, in un passaggio della sua omelia, ha detto proprio: “Essere santi non è un lusso; è necessario per la salvezza del mondo. E’ questo che il Signore chiede a noi”…

R. – Ho pensato al capitolo quinto della Lumen Gentium, che si intitola: “Universale vocazione alla santità”. Non il prete, o il cardinale, o il vescovo, o il monaco ma tutti i cristiani – anzi tutti gli uomini e le donne che portano in fronte il “lume” di Dio – tutti siamo chiamati alla carità, alla bontà, al servizio, all’umiltà, al sacrificio. Questo è quello che deve splendere particolarmente nel mondo. Non per niente, Papa Benedetto XVI – a cui va tutta la nostra riverenza – ha detto che la stella polare del XXI secolo deve essere il Concilio Ecumenico Vaticano II, Gaudium et Spes. Quindi, non la speranza di un accomodamento qualsiasi, ma la speranza di una comunità che cammina verso le ancora lontane frontiere della civiltà dell’amore. I discorsi di questi giorni, anzi di tutti i giorni, di Papa Francesco mi hanno ispirato questo.

D. – “Il cardinale – ha detto Papa Francesco ieri – entra nella Chiesa di Roma”, “non entra in una corte”. Anche questo è un passaggio molto forte del Papa: “Evitare abitudini e comportamenti di corte”...

R. – Io ho pensato a quello che Papa Giovanni mi ha insegnato. Mi diceva: “Ricordati Loris del presente – il mondo che tu vivi adesso – parla con pacatezza, con umiltà e con fiducia, non disperarti mai. Del passato, quando è possibile, parlane bene e ringrazia coloro che prima di te – uomini, donne, non solo sacerdoti e laici ma tutti insieme – per quello che hanno fatto e hanno compiuto, con i limiti che sono propri del tempo, dell’educazione e delle situazioni che variano. Dell’avvenire non fare pronostici, non spetta a te, non appartiene a te”. Inoltre, ho sentito così forti le ultime parole di Papa Giovanni, come testamento alla sua Chiesa cattolica, che ha amato immensamente: diceva che per fare il cristiano bisogna pensare in grande, guardare alto e lontano. Questo è il mio auspicio, è il sospiro del mio cuore. Io ho fatto molto poco nella mia vita, sento tutta la mia piccolezza. So di essere un piccolo uomo, però accanto a Gesù anch’io divento qualche cosa. Nel nome di Gesù posso cacciare il peccato, il male, il demonio. Nel nome di Gesù posso anch’io entrare nella casa del malato e dire “alzati e cammina”. Nel nome di Gesù posso anch’io bere, o aver bevuto, veleni o vivere in un ambiente scristianizzato e non venire ucciso, non venire inquinato perché sono disintossicato dalla preghiera, dalla vita sana, cristiana, generosa. Questo è il messaggio di Gesù. Gesù mi ha detto che nel suo nome, con il suo aiuto – io che sono un piccolo uomo di pochissima cultura, istruzione, esperienza – io, posso parlare tutte le lingue riassunte nella lingua dell’amore.

Fonte: news.va
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