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L'omelia del vescovo Corrado nel rito di Consacrazione Ordo Virginum

La celebrazione di Federica Forner e Federica Pase ha avuto luogo domenica scorsa in Cattedrale.

L'omelia del vescovo Corrado nel rito di Consacrazione Ordo Virginum

C'è una legge non scritta, e tuttavia realissima, nella spiritualità cristiana che mi ha sempre profondamente colpito: ciò che è richiesto a tutti, è domandato in modo tutto particolare ad alcuni per rappresentarne la necessità e l'attuazione in favore di tutti.

Ed è una legge che trova una sua peculiare attuazione proprio nella celebrazione consacratoria che stiamo vivendo. Tutti i battezzati sono, infatti,  consacrati, chiamati a vivere un rapporto di amore totale verso Dio, amato con tutto il cuore, le forze, la mente. E un rapporto di amore verso il prossimo: come se stessi. E tuttavia ci sono alcuni cristiani/e (pochi purtroppo, oggi) che vengono chiamati normalmente "i consacrati/ le consacrate".

Vuol dire che gli altri battezzati non lo sono o sono esonerati dal vivere come tali?

Assolutamente no. Vuol dire che la chiamata particolare (= la vocazione) rivolta a questi "pochi" è quella di rappresentare davanti a tutti gli altri fratelli e sorelle cristiani un richiamo e un segno concreto di come si debba attuare questa vocazione che è di tutti.

Proprio nei giorni scorsi una delle due nuove consacrate mi diceva: «Mi ha stupito incontrare diverse persone che mi dicevano "grazie"».

Grazie di che cosa? Grazie di esserci, come consacrata. Grazie della tua presenza di consacrata nella chiesa. Grazie di ricordarci, di rappresentarci, al vivo, questo valore.

Ed è un un'intuizione profonda: "Io, consacrato dal battesimo, ho bisogno che ci siano delle persone che, concretamente e in modo particolarmente radicale, vivano ciò che anch'io sono chiamato ad essere e a vivere. Guardando a loro mi è possibile rendermi conto di ciò che costituisce anche per me un aspetto irrinunciabile del mio essere discepolo di Gesù... e cioè la chiamata battesimale a vivere il primato assoluto di Dio e l'amore al prossimo ("Ama il Signore Dio tuo...).

Dicevo nell'omelia alla Messa del crisma riferendomi aiconsacrati/e:

«Si tratta di battezzati/e, quindi consacrati dal sacramento fondamentale, la cui vocazione particolare è di indicare con la loro vita la necessità di un rapporto totalizzante con il Signore Gesù, così da condividerne la dedizione assoluta al Padre e ai fratelli.

Assoluta” nel senso letterale del termine: ab-soluta, cioè sciolta, slegata da tutto ciò che potrebbe costituire un condizionamento e un ostacolo a conformarsi alla dedizione totale (= libera cioè da ogni ostacolo) che Gesù ha vissuto nei confronti del Padre e dei fratelli.

I voti (…) intendono esprimere e favorire proprio questa ab-solutezza (questo assenza di ostacoli) della dedizione che va vissuta verso il Signore per vivere come suoi consacrati.

Ed è proprio questa assolutezza evangelica dell'amore verso Dio e verso i fratelli, questa totalità che comprende corpo, anima, sentimenti, uso del tempo, dei beni, degli affetti… è proprio questo che tutti gli altri battezzati (noi ministri ordinati e anche voi i laici) dobbiamo imparare dai consacrati: in quella complementarietà e reciprocità di vocazioni che caratterizzano la vita spirituale cristiana.

 

Nel rito, precisamente, nella preghiera consacratoria leggeremo queste parole:

A te solo diano gloria nella santità del corpo e nella purezza dello spirito. Con amore ti temano, per amore ti servano.Sii tu per loro la gioia, l'onore e l'unico volere. In te, Signore, possiedano tutto poiché hanno scelto te solo al di sopra di tutto.

Certo non è facile per tutti cogliere questa scelta come una scelta di valore. Per alcuni che dicono "grazie!" ci saranno sempre altri che diranno: "Ma non avevi nulla di meglio da fare?"

Certamente questo è possibile, anzi è reale e concreto. E tuttavia non è strano, a pensarci. Nella seconda lettura San Giovanni ci dice queste parole: È questa la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il figlio di Dio?

Cos’è questo mondo che sfida i credenti e che deve e può essere vinto?

E’ ciò che in tutto il Nuovo Testamento viene chiamato l'incredulità... E che poi diventa, come atteggiamento pratico, quella cultura dell'indifferenza e dello scarto che Papa Francesco non si stanca di denunciare e che è diretta conseguenza dell'incredulità. Un mondo senza Dio, diventa anche un mondo senza l'uomo, un mondo disumano.

Ebbene, l'incredulità che è il significato di quello che Giovanni nel suo Vangelo e nei suoi scritti chiama “il mondo” da vincere, è l'atteggiamento di cui vediamo un esempio clamoroso nel Vangelo: Io non credo se non vedo. Tommaso è il simbolo di questo atteggiamento che può essere fatto coincidere con quel mondo che può essere vinto solo dalla fede:

Non essere incredulo ma credente! (= Non dire solo se vedo, credo. No: tu potrai vedere solo se crederai. La fede dona all'uomo degli occhi che possono vedere ciò che gli occhi fisici non riescono a vedere. La fede permette di vedere.

Oh sì, dirà qualcuno, ti fa vedere ciò che tu credi di vedere.

Certo è possibile, è realmente possibile. E tuttavia la fede di cui parla Gesù (Non essere incredulo ma credente) non è la creduloneria che a volte viene spacciata per fede e non è neanche il fanatismo.

Ce lo ricorda chiaramente Giovanni dicendoci che quel Gesù Cristo credendo nel quale si vince il mondo è colui che è venuto con acqua e sangue, non con l'acqua soltanto ma con l'acqua e con il sangue.

Cosa vuol dire Giovanni? Vuol dire che il segno decisivo che Gesù ci dà per poter credere in lui e riportare vittoria sul mondo dell'incredulità, è la vita e la morte di Gesù. Il segno più grande e più convincente è l'amore con cui Gesù ha dato il suo sangue per noi sulla croce.

Non ci sono molti altri argomenti. Se non ci fosse questo segno che continua ad inquietare il cuore di ogni uomo e di ogni donna che abbia il coraggio di guardare ad esso, tutto il resto può essere facilmente interpretato come fantasia dei discepoli o dei credenti o interpretazioni devoti.

La croce o, meglio, il crocifisso, rimane segno innalzato sulla storia per i credenti, ma anche per i non credenti. Fissando il nostro sguardo su di lui, come abbiamo fatto in queste ultime settimane e nella Pasqua, noi abbiamo quel segno grazie al quale è possibile credere che Gesù è il figlio di Dio (come ha fatto il centurione sotto la croce) e affidarsi a lui.

Se ci pensiamo è ciò che queste nostre due sorelle stanno facendo: senza sminuire il valore e l'onore delle nozze, santificate all'inizio del mondo dalla benedizione del creatore, esse sono chiamate a realizzare un vincolo sponsale con Cristo così profondo e autentico da essere immagine e segno di ciò che ogni matrimonio cristiano è chiamato ad essere e a realizzare: "così le chiami a realizzare, aldilà dell'unione coniugale, il vincolo sponsale con Cristo di cui le nozze sono immagine e segno".

Carissime sorelle la scelta che voi state compiendo è quindi anzitutto una scelta di fede: fede come amore riconoscente a Gesù riconosciuto come il figlio di Dio (mio Signore e mio Dio) riconosciuto e accolto come il vivente, il risorto, il signore di tutta la vostra vita.

Ma accanto a questo atto di fede voi, consacrando la vostra vita Gesù compite insieme anche un atto di speranza e di carità.

Speranza in quanto quel Gesù che avete scelto al di sopra di tutto è colui nel quale riponete tutte le vostre attese: egli è la meta incontrando la quale troverà piena realizzazione tutta la vostra esistenza e desideri più belli che avete nel cuore.

E nello stesso tempo voi desiderate e vi impegnate con tutto il cuore a farsi che la vostra vita diventi un'offerta e un dono di amore, un segno concreto della carità e dell'amore con cui Gesù, quel Gesù che avete scelto al di sopra di tutto, ha concretamente realizzato.

Ecco il senso della domanda che tra poco vi farò:

“Volete seguire Cristo come propone il Vangelo perché la vostra vita sia una particolare testimonianza di carità e segno visibile del regno futuro?”.

Care sorelle, concludo rinnovando – anche da parte mia – il grazie per la vostra scelta e promettendo che tuttit pregheremo per voi con tanta fede perché il Signore sostenga il vostro proposito e vi aiuti ad essere nella nostra chiesa un segno per tutti di quella fede, di quella speranza, di quella carità di cui abbiamo così tanto bisogno, ma di cui ha bisogno ancor di più il mondo in cui noi viviamo.

+ Corrado Pizziolo

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