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Lettera di don Egidio Menon dal Ciad

Il sacerdote, in Ciad da qualche giorno, fa il punto della situazione in cui versa il paese.

Lettera di don Egidio Menon dal Ciad

Carissimi:

                sono in Ciad da tre giorni appena, ma desidero “fare un salto” fino al di là del Mediterraneo per tranquillizzare qualcuno e per inviare a tutti qualche aggiornamento sulla situazione in cui mi trovo da venerdì 31 luglio.

                C’era chi si preoccupava con la mia partenza, in questi giorni in cui la situazione della regione attorno al lago Ciad non è delle più tranquille. Sono partito confidando in Colui che sempre ci tiene tutti per mano, e garantisco che la Sua è veramente una Mano di Papà: non ho avuto nessun problema, e già da ieri sono a Sarh, per il momento ospite del vescovado, ed in attesa di passare in seminario (a circa 6 Km. dalla città) tra qualche giorno. Aiutatemi a ringraziare il Padre, e continuiamo a “lasciarci portare” dalla Sua Mano di Amore.

                Sulla situazione che ho intravisto in queste poche ore ciadiane, vi posso dire schematicamente tre cose:

-         Ho visto ovunque tanta paura. La si notava subito nell’ambiente: scendendo dall’aereo mi pareva di arrivare in un paese in guerra, tanti erano i soldati schierati, i cavalletti che isolavano, o i sensi obbligati che ti facevano percorrere. Nel viaggio da N’Djamena a Sarh (poco più di 700 Km.) 25 posti di blocco, con relativi controlli dei documenti e del contenuto dei bagagli a mano, hanno messo a dura prova la nostra pazienza. Eppure… nessuno protestava: si leggeva la paura sul volto delle persone.

-         Ho notato tanta preoccupazione con la vita di ogni giorno, perchè la povertà sta aumentando. Aspettando la partenza della corriera per Sarh, un impiegato dello stato mi raccontava: - Sono tre mesi che non ricevo lo stipendio; ci hanno promesso metà del primo mese per il 6 agosto, ma non ci credo tanto. Ora il Ciad ha il petrolio, ma quando non c’era il petrolio si viveva meglio!

-         Sono arrivato a Sarh ieri notte, sabato 1 agosto, sotto una pioggia torrenziale. E la gente cantava e danzava per strada… Il collega che è venuto a prendermi alla corriera mi ha spiegato: - E’ la prima vera pioggia, e quasi tutti i contadini che hanno seminato in giugno hanno ormai perso tutto. La pioggia di stasera riaccende almeno qualche speranza…

Carissimi, facciamo crescere assieme la speranza: preghiamo perché la pace faccia tornare il sorriso sul volto di fratelli e sorelle ciadiani; preghiamo perché la giusta condivisione dei beni del Ciad offra vita serena a tutti i suoi figli; preghiamo perché la pioggia, sia pure in ritardo, allontani lo spettro di un anno di fame.

Grazie per la vostra presenza missionaria, e andiamo avanti con fiduciosa serenità: Lui ci tiene sempre per mano, poiché non smette mai di essere “Padre nostro”!  In Lui, un fraterno abbraccio.

Don Egidio Menon

Sarh (Ciad),  2 agosto 2015

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