CONEGLIANO: l’attivo gruppo dei salesiani cooperatori
Collaborano con il Collegio Immacolata
La celebrazione di San Giovanni Bosco ricorsa martedì 31 gennaio dà l’opportunità di ricordare una delle associazioni che lui stesso ha fondato nel 1876: i salesiani cooperatori, ramo laico della famiglia salesiana. Chi frequenta il Collegio Immacolata di Conegliano o conosce le sue attività, probabilmente ha avuto modo di incontrare i cooperatori della sezione locale di questa associazione, che opera a livello globale con circa 30 mila persone dislocate in 102 nazioni. I membri dell’associazione, riconosciuta dalla Chiesa, sono legati da una promessa, simbolo di una vocazione che si conferma dopo un percorso di formazione dalla durata variabile: mediamente un paio d’anni.
La formazione consiste in una serie di incontri ed esperienze nei centri locali e provinciali fino ad arrivare a fare una promessa pubblica davanti al rappresentante salesiano e al coordinatore dei cooperatori. «Non sono voti - spiega Sonia Marcon, cooperatrice coneglianese - ma è un vero e proprio impegno che nasce da una chiamata». Molti di loro provengono già da un’esperienza di condivisione dei valori salesiani, alcuni perché hanno frequentato le scuole all’Immacolata o hanno frequentato il Movimento Giovanile Salesiano.
Il “carisma” salesiano è la parola chiave dell’associazione e un po’ di chiunque sposi questi ideali, che consistono nell’attenzione ai giovani, in particolare a quelli poveri e in difficoltà secondo gli insegnamenti di Don Bosco, all’educazione, alla prevenzione, ai ceti popolari, ovviamente nel contesto fondamentale della spiritualità cristiana calata nella sua quotidianità, vissuta con ottimismo e gioia. «Ci sono tre grandi filoni di formazione - chiarisce Sonia - umana (personale), cristiana e salesiana. Nel percorso formativo ogni incontro verte su uno di questi ambiti. L’impegno dura tutta la vita, ma la promessa viene rinnovata ogni anno».
A Conegliano i cooperatori sono una trentina e si tengono in collegamento attraverso una chat. Non tutti riescono a partecipare a ogni iniziativa, soprattutto chi è anziano come la signora Ancilla, storica collaboratrice del progetto “Giocare in Corsia” della Lilt, che ha 80 anni ed è considerata cooperatrice veterana e “mascotte”, ma ci tiene a essere sempre presente almeno “moralmente”. La vocazione è vissuta in maniera molto personale e si inserisce nel contesto familiare e professionale di ognuno in maniera diversa.
Al Collegio i cooperatori supportano le suore aiutandole nell’organizzazione delle attività, nell’accoglienza, nell’animazione e in ogni progetto condiviso. Altrettanto importante è la spiritualità che si esprime con la preghiera e l’esperienza per esempio dell’adorazione. Tra i loro segni di riconoscimento c’è il fazzolettone bianco con linee blu e gialle simile, ma non uguale, a quello degli scout.
I cooperatori sono spesso attivi anche nelle loro parrocchie. Per chi si vuole accostare all’associazione, sposando il carisma di Don Bosco, esiste un percorso conoscitivo ben preciso «anche perché - ricorda Sonia - è una vocazione quella del carisma e non è detto che alla fine tutti arrivino alla promessa».
Chiara Dall’Armellina
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