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Come Maria: custodire e meditare

L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga

Come Maria: custodire e meditare

Non so come faccia papa Francesco, ma bisogna riconoscere che ha delle intuizioni spirituali (oltre che pastorali) davvero belle ed efficaci, che fanno trasparire la sapienza ed il cuore di un vero pastore. Lo ha dovuto ammettere persino Antonio Socci, noto giornalista di formazione cattolica, che per anni al magistero di Bergoglio non ha lesinato critiche (“anche troppo dure – come Socci stesso scrive – e talora con poca carità”). Ebbene, proprio lui lo scorso dicembre, in concomitanza con l’anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Bergoglio, ha scritto un editoriale dal titolo eloquente: “Ecco chi è davvero e perché ora lo difendo”. Riferendosi ai detrattori di papa Francesco (al cui novero anch’egli apparteneva), dice: “Non hanno capito che al papa non interessa avere tifosi, ma cristiani con il cuore ardente, che escano dalle sacrestie e portino a tutti l'abbraccio di quel Salvatore che ha pietà di loro”. Già, proprio così. In realtà sarebbe bastato ascoltare con semplicità i suoi discorsi o leggere la sua enciclica programmatica (l’Evangelii Gaudium) per persuadersene fin da subito. Non era difficile per un giornalista arguto come Socci. In ogni caso, meglio tardi che mai.

Per l’ennesima volta, hanno potuto percepire distintamente la sapienza e il cuore di papa Francesco quanti hanno ascoltato i suoi discorsi di fine ed inizio anno che si sono concentrati sulla figura di Maria. Ai vespri del solenne “Te Deum” del 31 dicembre, Bergoglio ha ricordato che il cuore di Maria “è colmo di stupore, ma senza ombra di romanticismi, di sdolcinatezze, di spiritualismi (...) Lo stupore cristiano non trae origine da effetti speciali, da mondi fantastici, ma dal mistero della realtà: non c’è nulla di più meraviglioso e stupefacente della realtà! Un fiore, una zolla di terra, una storia di vita, un incontro… Il volto rugoso di un vecchio e il viso appena sbocciato di un bimbo. Una mamma che tiene in braccio il suo bambino e lo allatta. Il mistero traspare lì”. Come a dire che la vera spiritualità (ma anche la vera devozione a Maria) prende origine dal contatto con la realtà e da uno sguardo pieno di stupore nei confronti di essa, che poi è lo sguardo dei bambini, dei poeti e più semplicemente di tutte le persone che sanno guardare al mondo con gli occhi del cuore.

Altrettanto bella ed efficace è stata l’omelia del primo giorno dell’anno, incentrata ancora sulla figura di Maria, che supera lo scandalo della mangiatoia “custodendo e meditando”: “Nel suo cuore, nella sua preghiera – ha detto papa Francesco – compie questa operazione straordinaria: lega le cose belle e quelle brutte; non le tiene separate, ma le unisce. E per questo Maria è la Madre della cattolicità. Possiamo, forzando il linguaggio, dire che per questo Maria è cattolica, perché unisce, non separa. E così afferra il senso pieno, la prospettiva di Dio”. Custodire e meditare è per il Pontefice l’atteggiamento caratteristico di tante madri, capaci di abbracciare le situazioni dei figli, con uno sguardo concreto, “che non si fa prendere dallo sconforto, che non si paralizza davanti ai problemi, ma li colloca in un orizzonte più ampio”. In realtà, questo custodire e meditare - questo distinguere per unire - è proprio il senso del termine “cattolico” che dice sia l’unità dalla moltitudine sia la diversità nell’unione. Forse è proprio questo il compito assegnato ai cattolici in questo tempo caratterizzato fin da troppe tensioni particolariste che perdono di vista l’orizzonte complessivo e lo sguardo dell’insieme. E fa bene il Papa a ricordarcelo, con la sapienza e il cuore di un vero pastore.

Alessio Magoga

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