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Come stanno i giovani oggi? (E come sta la Chiesa?)

L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga

Come stanno i giovani oggi? (E come sta la Chiesa?)

Come stanno i giovani oggi? A questa domanda ha cercato di rispondere don Michele Falabretti, direttore del servizio nazionale per la pastorale giovanile, dialogando recentemente con i direttori dei settimanali cattolici italiani. Si è soffermato, anzitutto, sulla pandemia e sulle conseguenze che ha lasciato sui giovani: «Se è vero che la pandemia ha accelerato processi che erano già in atto, ora ci troviamo a fare i conti con gli effetti di questa accelerazione». E nel mondo giovanile questa accelerazione è davvero avvenuta. Quello che si nota – agli occhi di Falabretti – è un “senso di svuotamento”: i giovani hanno dovuto affrontare una fase della vita quasi interrompendo due o tre anni strategici della loro esistenza. Basti pensare a come hanno vissuto, tramite didattica a distanza, gli esami di terza media e quelli di maturità, gli open day… Molti giovani hanno la sensazione di avere fatto delle scelte sbagliate, perché non hanno potuto scegliere in modo adeguato: «I giovani hanno il bisogno di raggiungere un tempo perduto che non torna più. È quasi un ossimoro: dovrebbero guardare al futuro e invece guardano indietro». Tutto questo ha avuto – e sta avendo – dei risvolti disastrosi sulla salute: l’aumento dei suicidi tra adolescenti è un tragico dato di fatto.

«In questa situazione – ha continuato don Michele – ho la sensazione che la Chiesa faccia fatica a presentarsi con un volto affidabile: diamo continuamente delle picconate enormi alla nostra credibilità». Il riferimento, neanche tanto velato, è al “chiacchiericcio” di cui parla spesso Papa Francesco e al modo disinvolto con cui chi ha responsabilità o visibilità nella Chiesa fa esternazioni inopportune o cavalca la scena mediatica per far parlare di sé, anziché cercare il bene comune: «I giovani non sono affatto stupidi... Come Chiesa dobbiamo essere seri nel modo di comunicare, ma ancora di più nel modo di fare. Dobbiamo prendere contatto con ciò che siamo».

Falabretti ha espresso riserve anche nei confronti dei media cattolici che non esitano ad esaltare la notizia o il personaggio che in un certo momento sembra “funzionare”, di fatto rischiando di rovinare tutto. Il riferimento è ad alcuni “youtuber” di successo – anche grazie ai media – sempre al centro della scena, a scapito di chi invece fa un lavoro più discreto e silenzioso a beneficio dei giovani. «Ciò nonostante – ha continuato ancora don Michele – rimane impressionante il fatto che siano ancora molti gli adolescenti che si affidano alle nostre proposte (...) perché dove c’è qualcuno che lavora seriamente, succede qualcosa». E qui Falabretti ha fatto riferimento all’incontro di Papa Francesco con gli adolescenti italiani del 18 aprile scorso, quando 80 mila ragazzi – un numero che davvero nessuno si attendeva – si sono radunati in Piazza San Pietro, esprimendo quello che è il bisogno di sempre del mondo giovanile: stare insieme, fare comunità. «È un po’ come con la pizza che è fatta di cose semplici: così anche i nostri giovani hanno dei bisogni fondamentali, oggi come un tempo, perché l’umanità alla fine è sempre la stessa».

E gli adulti? «La delusione che abbiamo noi – ha commentato Falabretti – rischiamo di trasmetterla ai giovani. Se è vero che manca l’idealità nei giovani oggi, è altrettanto vero che manca vitalità e manca slancio in noi adulti». Una lettura ruvida e senza sconti, quindi, quella che don Michele dà della situazione del mondo giovanile: un’analisi realistica e provocante che deve interpellare sia gli adulti sia la Chiesa di oggi. 

Alessio Magoga

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