Editoriale
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DUE SINODI (ANZI TRE)

L'editoriale del direttore don Alessio Magoga

DUE SINODI (ANZI TRE)

Se c’è una parola che sentiremo con insistenza nei prossimi mesi sarà certamente “sinodo”, che sostanzialmente significa “camminare insieme”. Il sinodo sarà, innanzi tutto, quello dei vescovi di tutto il mondo, già annunciato a tempo debito da papa Francesco e che avrà per tema niente meno che la dimensione sinodale della Chiesa. Questo il titolo che è già stato assegnato: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Sul sinodo dei vescovi, papa Francesco è intervenuto recentemente e ne ha illustrato, attraverso un apposito documento, la metodologia. Non sarà più un evento, come i precedenti, che si limita ad un momento assembleare dei pastori insieme con il Papa, ma un vero e proprio “processo” che prevede la consultazione di tutto il popolo di Dio, prima in tutte le diocesi (fase diocesana) e poi nei continenti, attraverso il coinvolgimento delle conferenze episcopali (fase continentale). Si tratterà pertanto di un itinerario sinodale “diffuso”, che coinvolgerà tutti i Paesi del mondo e tutte le Chiese particolari e che durerà dall’ottobre 2021 (apertura del sinodo) sino all’ottobre 2023, quando si terrà la vera e propria riunione dei vescovi con il Papa in Vaticano (conclusione del sinodo).

Il percorso del sinodo dei vescovi di tutta la Chiesa è destinato a intrecciarsi con un altro evento, o meglio, con un altro “processo sinodale”, vale a dire il cammino sinodale della Chiesa italiana che è stato promosso esplicitamente da papa Francesco e sembra essere ormai ai nastri di partenza. Se n’è parlato all’Assemblea generale dei vescovi italiani, tenutasi a Roma nei giorni scorsi. Intervenuto al momento di apertura dell’assise, papa Francesco si è rivolto ai pastori d’Italia, invitandoli a tornare al discorso da lui tenuto al convegno di Firenze nel 2015 e ribadendo che non bisogna perderne la memoria. Ha inoltre indicato i due movimenti che, secondo lui, devono contraddistinguere il prossimo sinodo della Chiesa italiana. Innanzi tutto, un movimento dall’alto verso il basso: il sinodo della Chiesa italiana dovrà svolgersi «sotto la luce di questo incontro di Firenze. Questo è un patrimonio vostro che deve illuminare questo momento. Dall’alto in basso: Firenze». E poi un movimento in senso opposto: dal basso verso l’alto, cioè partendo dal popolo di Dio, coinvolgendo persino la più piccola parrocchia e la più piccola istituzione diocesana.

A questi due importanti cammini sinodali che riguardano le Chiesa universale e la Chiesa italiana, vanno poi aggiunti – in terzo luogo – i sinodi o assemblee sinodali di alcune diocesi italiane, che sono già in atto o stanno per cominciare: come nel caso della diocesi di Padova e di Concordia- Pordenone, solo per citare due casi a noi vicini. Mons. Franco Giulio Brambilla, vice presidente uscente della Cei, ha assicurato che questi diversi percorsi sinodali vanno visti come complementari e potranno, quindi, svolgersi proficuamente insieme.

Ogni percorso sinodale – della Chiesa universale, della Chiesa italiana, di una singola diocesi – necessita di tempi lunghi, perché è un cammino che coinvolge una pluralità di soggetti. E, come si sa, camminare insieme è sempre più complesso che camminare da soli, anche se permette di solito di andare più lontano. Fondamentale, anche in questo caso, risulta la raccomandazione che papa Francesco ha fatto ormai in più occasioni ed anche nella recente visita all’Osservatore Romano e a Radio Vaticana: «Quanti ascoltano la Radio e quanti leggono l’Osservatore? Perché il nostro lavoro è per arrivare alla gente… A quanti arriva il messaggio di Gesù tramite l’Osservatore?». Credo che questa domanda si possa rivolgere anche ai sinodi (e non solo): devono arrivare alla gente, trasformare la realtà della comunità cristiana, toccare i cuori dei fedeli… Altrimenti – per usare ancora le parole di papa Francesco – è solo “funzionalismo”, cioè mettere in piedi un dispendioso insieme di strutture fine a sé stesso, che non produce frutto. Sapremo essere all’altezza di questa sfida?

Alessio Magoga

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