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Distinguere non vuol dire discriminare

L'editoriale del direttore de L'Azione don Giampiero Moret

Distinguere non vuol dire discriminare

Tanti bei libri di favole consegnati alle scuole materne e ai nidi infantili. È una iniziativa del Comune di Venezia che ha speso per questo più di diecimila euro. Lodevole iniziativa, solo che si tratta di favole un po’ speciali. Per esempio il volume intitolato “Il libro delle famiglie” splendidamente illustrato, racconta ai bambini di 3-4 anni la famiglia formata da papà e mamma, ma anche dal solo papà o dalla sola mamma, ma anche di due mamme o di due papà.

I libri contengono tante storie di animali, come piacciono ai bambini, ma nel libro “E con Tongo siamo in tre” si narra la storia di due pinguini maschi che insieme covano un uovo e “Più ricche di un re” la storia delle due mamme felici con la loro bambina. Si tratta dell’iniziativa di Camilla Seibezzi, delegata del sindaco Orsoni per la Tutela dei diritti civili che ha preso in contropiede il sindaco, che ha reagito qualificando l’iniziativa come “propaganda” e non come aiuto alla buona crescita dei bambini. È critica anche l’assessore alle Politiche educative, Tiziana Agostini, per la quale questioni così delicate devono essere prese coinvolgendo i genitori. La delegata Seibezzi aveva già suscitato una forte polemica qualche mese fa per aver deciso di cancellare nei moduli comunali i termini madre e padre sostituendoli con genitore 1 e genitore 2. Ora sta provocando ulteriori polemiche con questa iniziativa. intento dichiarato è di abituare i bambini fin dai primi anni al rispetto delle diversità.

Ma prendere simili iniziative scavalcando tutti e imponendo una certa visione delle cose, non fa altro che provocare reazioni in senso contrario altrettanto forsennate e irrazionali. Il rispetto della diversità parte da quello delle idee che si rispettano ragionando con pacatezza e non con furore polemico. Il fatto della diversità delle relazioni affettive è sotto gli occhi di tutti, ma chiediamoci: dobbiamo dare a tutte lo stesso valore e gli stessi diritti? Si vive bene insieme quando si pongono delle regole e delle distinzioni che assegnino a ciascuno ciò che gli spetta. Siamo sicuri che famiglia è un termine così ampio che va bene per qualsiasi unione? Il grande argomento che sempre si porta in questi casi è che estendere ad altri i diritti non si tolgono a chi li possiede. Concedere agli omosessuali il matrimonio con tutti i diritti compresa la possibilità di avere o di adottare figli, non toglie niente alle famiglie eterosessuali. Ma è proprio così? La funzione del diritto è di stabilire non solo ciò che spetta, ma anche ciò che non spetta ai componenti di una società.

La famiglia eterosessuale ha delle tutele, dei sostegni speciali da parte della società solamente perché necessaria alla vita e alla sopravvivenza della società. Estendere queste tutele a quelle realtà che non hanno questa funzione sociale si configura come una forzatura dannosa. Per queste è sufficiente, a livello civile, il riconoscimento che permetta di essere godute senza penalizzazioni. a vera educazione non consiste nell’ignorare le diversità che comunque esistono nella vita umana, ma nel far capire l’uguale dignità di ogni persona che sussiste sempre al di là di ogni diversità.

Cancellare forzatamente certe differenze è, in fondo, l’altra faccia, ugualmente violenta e odiosa, della discriminazione. Distinguere non equivale a discriminare in maniera ingiusta. Riguardo alle relazioni affettive esiste un dato distintivo ineliminabile, incontrovertibile, “naturale” per cui solo dall’unione di un uomo e una donna nasce una nuova vita, qualunque sia il modo con cui avviene l’unione. Anche quando si fa germogliare la vita in una provetta c’è inevitabilmente di mezzo un uomo e una donna. Dare rilevanza a questo fatto non è discriminare, ma considerare importante per chi nasce il fatto di avere un padre e una madre e di poterli conoscere. È un diritto da garantire per quanto è possibile.

C’è giustamente nella nostra società una sensibilità nuova nei confronti dei diritti dei bambini che alle volte arriva perfino a forme esagerate, ma nello stesso tempo si passa sopra con facilità a diritti ben più importanti di quello, per esempio, di non essere ritratti dai mezzi di comunicazione. Crescere in una famiglia con un padre e una madre, dopo tutto quello che la psicologia e la psicanalisi ha scoperto al riguardo, non sembra assolutamente una cosa secondaria.

I tempi cambiano e con essi molte forme di relazione tra persone e molte istituzioni adottate per vivere bene insieme, ma non tutto è così labile e cangiante. Esistono alcuni paletti che indicano il giusto sviluppo del vivere insieme. Uno di questi resta la relazione d’amore, tendenzialmente stabile, tra un uomo e una donna per far fiorire e far crescere nuova vita umana.

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