Editoriale
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Due lettere: quali scegliere?

L'editoriale del direttore de L'Azione don Alessio Magoga.

Due lettere: quali scegliere?

"Abbiamo constatato un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione in merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa”. È questo l’incipit della lettera che quattro cardinali hanno inviato a papa Francesco nel settembre scorso e che successivamente hanno deciso di rendere pubblica. In questa lettera sono espressi cinque “dubbi”, cioè cinque interrogativi rivolti al Pontefice, relativi all’esortazione apostolica sulla famiglia “Amoris laetitia”, che a detta dei quattro porporati si presta a “interpretazioni contrastanti”. Vi è poi una seconda lettera, quella di papa Francesco, a conclusione del Giubileo: “Misericordia et misera”.
A quanto si è potuto leggere nei media, dal giorno della sua presentazione anch’essa ha suscitato una ridda di interpretazioni. Curiosi i titoli dei giornali apparsi in questi giorni! Eppure basterebbe leggere bene… O semplicemente avere un po’ di calma e di umiltà e non arrivare subito a conclusioni affrettate. Dentro e fuori la Chiesa, alcuni sembrano divulgare letture riduttive e catastrofiche (ma noi ci chiediamo quanto siano evangeliche!). Come i precedenti documenti di papa Francesco, anche questa lettera – molto semplice e chiara – richiede di essere letta con attenzione e con animo aperto. Quello che il Papa chiede alla Chiesa, all’indomani della chiusura del Giubileo, è dare continuità a quanto di buono è stato realizzato nel corso di quest’anno. E innanzi tutto – aspetto che quasi nessuno ha sottolineato adeguatamente – parte dalla liturgia. Il primo luogo indicato per dire come la Chiesa debba continuare a dispensare la misericordia di Dio è la liturgia: la Parola di Dio, l’omelia, i sacramenti, l’eucaristia, la riconciliazione, la lectio divina… nel solco della tradizione più consolidata. Poi ci sono sì delle novità, che sono però prolungamento di alcune intuizioni già attuate durante l’anno giubilare. E precisamente: l’individuazione di una domenica da dedicare interamente alla Parola di Dio, il permanere del ruolo dei “missionari della misericordia”, l’accorato appello ai confessori perché si preparino adeguatamente ad accogliere i penitenti… Il Papa ha concesso a tutti i preti l’estensione senza limiti temporali della facoltà di assolvere dal peccato di aborto: su questo aspetto si è letto di tutto in questi giorni, come se il Pontefice intendesse relativizzarne la gravità, mentre in più occasioni egli ribadisce con tutte le sue forze che “l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente”. Inoltre il Pontefice ha esteso la concessione di ricevere l’assoluzione sacramentale dai sacerdoti legati al movimento lefevriano, con i quali lo stesso papa Benedetto aveva cercato – senza troppa fortuna – forme di dialogo e di comunione ancorché parziale… E poi l’insistenza sulla necessità delle opere di misericordia spirituale e corporale, che ci hanno accompagnato per tutto l’anno e attraverso le quali il cristianesimo diviene capace di trasformare la realtà e di mostrare la sua efficacia sociale. L’obiettivo del Vangelo non è forse trasformare la realtà e dunque la società in cui i cristiani vivono? Non è forse questo lo scopo dell’evangelizzazione? “Evangelizzare – diceva Paolo VI – è portare la Buona Novella in tutti gli strati dell’umanità; è, col suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l’umanità”. La ricaduta sociale è insita nel Vangelo stesso, pena il suo tradimento. L’indizione di una giornata mondiale per i poveri – questo sì un fatto nuovo, ma non del tutto perché hanno indetto delle giornate mondiali anche i precedenti pontefici – è una conseguenza di questa attenzione, davvero evangelica, al mondo in cui viviamo, segnato da profondi squilibri economici. E allora più che dubbi o domande da rivolgere al Pontefice, per vagliarne l’ortodossia, dovremmo interrogarci se quello che ci viene proposto è troppo impegnativo e ci va davvero di farlo. Dobbiamo chiederci a quale delle due lettere prestare maggior credito. A quella di chi dubita e resiste? O a quella di chi punta sulla misericordia e sulla speranza, sulla grazia e sulla gioia?
Alessio Magoga

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