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I NOSTRI ALPINI SONO ALTRI

L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga

I NOSTRI ALPINI SONO ALTRI

L’aria è cambiata. Il mondo è cambiato. Gli echi – o almeno alcuni – della recente adunata nazionale alpina lo confermano. Ci riferiamo in particolare alle proteste suscitate da una “serie di segnalazioni raccolte da alcuni social network relative a molestie che sarebbero state rivolte ad alcune decine di ragazze”, di cui parla il comunicato dell’Ana, l’Associazione nazionale Alpini, rilasciato all’indomani della conclusione dell’adunata che si è tenuta dal 5 all’8 maggio a Rimini-San Marino. Tali segnalazioni dovranno essere in qualche modo appurate, per verificarne l’oggettività: per questo l’Ana si attende che le persone che si sono sentite offese sporgano denuncia.

Sino a qualche tempo fa, le adunate alpine suscitavano semplicemente simpatia, solidarietà, gioia... Da qualche anno a questa parte, invece, lasciano dietro di sé anche qualche strascico – più o meno significativo – di polemiche. Probabilmente anche nelle precedenti edizioni sarà accaduto qualche eccesso, oggettivamente difficile da prevenire o da controllare, visti i numeri imponenti delle presenze in questo genere di manifestazioni In tutte le realtà associative, anche le migliori, purtroppo c’è sempre qualcuno che non riga dritto. Non suoni questo come una giustificazione, quanto piuttosto come una semplice questione di calcolo delle probabilità.

Oggi però gli episodi come quelli che sono stati segnalati, se corrispondono al vero, giustamente non possono essere in alcun modo tollerati. Che sia “cat-calling”, vale a dire una molestia prevalentemente verbale che avviene in luogo pubblico, o un altro genere di molestia, si tratta comunque di atteggiamenti riprovevoli che vanno in ogni modo scoraggiati e impediti.

È cambiato il mondo, la sensibilità, la cultura... Forse non tutta ma certamente una parte della società è profondamente mutata. E bisogna tenerne conto. Dovranno tenerne conto in futuro anche gli Alpini. Per questo, tornando al comunicato stampa, l’Ana ha giustamente detto che “prende ovviamente le distanze, stigmatizzandoli, dai comportamenti incivili segnalati, che certo non appartengono a tradizioni e valori che da sempre custodisce e porta avanti”. Nei prossimi appuntamenti, però, dovrà attuare maggiori forme di controllo volte ad impedire anche la pur minima “défaillance”. Impresa ardua – ribadiamo – ma non impossibile agli Alpini, che si sono sempre distinti per sapere fronteggiare anche sfide ritenute “impossibili”.

Detto questo, però, bisogna anche fare attenzione alle generalizzazioni che talvolta sono agitate strumentalmente per denigrare e demolire “a prescindere”. Quelli che conosciamo noi – nei nostri comuni, nelle nostre parrocchie – sono gli Alpini sempre pronti a dare una mano quando serve, quando c’è una necessità, quando c’è bisogno di aiuto... Come afferma in chiusura il comunicato dell’Ana: “Gli alpini in congedo sono quelli che hanno scritto e continuano a scrivere pagine intense di sacrificio, amore e solidarietà, come testimoniano ad esempio i 5,4 milioni di ore di lavoro volontario prestate in un anno durante l’emergenza Covid, e che si impegnano a trasmettere i loro valori ai giovani...”. A questi Alpini, che contribuiscono in modo importante alla crescita culturale della nostra società, è affidato il compito di dimostrare con la propria testimonianza – anche nelle future adunate – i valori che da sempre li contraddistinguono, tra i quali il rispetto e la solidarietà per l'altro, uomo o donna che sia.

Alessio Magoga

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