Editoriale
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IL CREATO? CONTEMPLIAMOLO!

L'editoriale di questa settimana de L'Azione

IL CREATO? CONTEMPLIAMOLO!

Durante il mese di settembre dedicato alla salvaguardia del creato abbiamo sentito tante grida di allarme per questa nostra cara madre terra. Papa Francesco ha dato il suo contributo incentrando i suoi interventi all’udienza del mercoledì sul tema “Guarire il mondo”. Proprio questo è il problema: bisogna trovare la medicina efficace per guarire il mondo dalla malattia mortale che noi stessi gli abbiamo inflitto. Che cosa propone? La contemplazione: “Il migliore antidoto contro questo uso improprio della nostra casa comune è la contemplazione” (Catechesi di mercoledì 16 settembre). Si resta sorpresi. Ci aspettavamo l’invito ad una maggiore azione di cura. Ma se è convinzione comune che la malattia mortale è provocata da un eccesso di intervento dell’uomo sull’ambiente, la proposta non sembra poi così strana. Il fatto è che guardiamo al mondo solamente sotto l’aspetto dell’utilità. Il mondo è senza dubbio anche per noi. Siamo parte della natura e viviamo di essa. Ma a differenza degli altri viventi, noi non ci limitiamo a cogliere ciò che essa ci offre. Abbiamo la straordinaria capacità di scoprire i suoi segreti e quindi di intervenire e di sollecitarla in tanti modi perché ci dia di più. Nei tempi passati, il nostro intervento non alterava più di tanto i suoi equilibri. Ora invece diventa micidiale perché il fenomenale sviluppo della tecnica unito alla frenesia del produrre, alimentata a sua volta dalla brama di avere e di consumare senza freno, ha sconvolto profondamente gli equilibri naturali. Inoltre il nostro operare ossessivo ha impresso alla vita un ritmo forsennato che sta divorando il tempo. Non abbiamo più tempo. Corre troppo veloce. Non riusciamo a soddisfare tutti i nostri crescenti bisogni. E in questo nostro accecamento non ci siamo accorti del disastro che stavamo provocando. Finalmente ci stiamo svegliando e siamo impegnati a mettere in atto tutta una serie di misure per porvi rimedio. Ma perché siano misure efficaci bisogna che arrivino al punto da cui si è scatenata la furia.

Dobbiamo ripensare al nostro modo di essere nel mondo guardandolo non solo sotto il profilo della sua utilità. La contemplazione è lo sguardo diverso che ci fa indugiare sulle cose per svelarne dimensioni nuove. Il mondo è bello e scoprirne la bellezza ci arricchisce in maniera diversa. La bellezza non si agguanta muovendosi con velocità da un luogo all’altro. La montagna è bella, ma non è la corsa in macchina intruppati per ore nel traffico per poi metterci davanti ad un tavolino per consumare che ci fa cogliere la sua bellezza. Ci si nutre di bellezza lasciandosi rapire da essa nell’incanto della contemplazione. È questa la medicina di base che risana il mondo. Scrive papa Francesco nella Laudato si’: “Quando non si impara a fermarsi ad ammirare e apprezzare il bello, non è strano che ogni cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli” (n. 215). C’è un’insidia nella contemplazione della bellezza: bisogna evitare di immobilizzarsi nell’incanto, facendo della natura qualcosa di sacro e di intoccabile. La contemplazione della bellezza secondo la fede cristiana è solo un primo passo che apre la via verso la bellezza di Dio. Non è la bellezza che riluce nel mondo che salva il mondo, ma è Dio, il suo creatore, che può salvarlo. Il riconoscimento di Dio come termine ultimo del dinamismo contemplativo crea il giusto equilibrio tra la contemplazione della bellezza del mondo e l’operare in esso. L’uomo deve lavorare nel mondo per il suo sostentamento, ma il suo lavoro non deve diventare una rapina. La contemplazione del mondo indirizza il lavoro dell’uomo per averne una utilità e nello stesso tempo per averne cura. Unisce utilità e gratuità. Le nostre comunità cristiane hanno un compito importante al quale finora si è data poca attenzione: coltivare la pratica della contemplazione del mondo che porta a Dio per riportare poi l’equilibrio del nostro vivere nel mondo.

Gianpietro Moret 

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