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IL DOLORE DIVENTI OPPORTUNITÀ DI PURIFICAZIONE

L'editoriale del direttore don Alessio Magoga.

IL DOLORE DIVENTI OPPORTUNITÀ DI PURIFICAZIONE

Ormai da quasi due decenni la Chiesa cattolica è sulla graticola, inchiodata da una serie di episodi che vedono alcuni ministri accusati di abusi nei confronti di minori. Tali accuse sono ricadute anche sui vertici della Chiesa, soprattutto sui vescovi, che – secondo alcuni – “sapevano, ma non hanno fatto abbastanza” oppure hanno minimizzato e si sono limitati a spostare di sede i presunti responsabili, senza accertare i fatti, senza coinvolgere la giustizia ecclesiastica e quella civile. La situazione ha assunto toni sempre più drammatici, in una sorta di crescendo. Emblematico è stato il caso della diocesi di Boston, dei primi anni del 2000, reso celebre dal film “Spotlight” che ha ottenuto vari riconoscimenti (anche due Oscar nel 2016). Un momento di particolare recrudescenza è stato il 2010, l’anno dedicato al ministero sacerdotale, quando lo stesso papa Benedetto, in concomitanza con l’emersione di numerosi casi in Irlanda, scrisse una dolorosissima lettera ai cattolici di quel Paese. In tutti questi anni nelle varie Chiese nazionali (dagli Stati Uniti, all’Australia, al Cile, passando per l’Irlanda e poi anche in altri Paesi, come l’Italia e la Francia) sono venute a galla altre vicende che hanno visto i minori nella parte delle vittime e quanti avrebbero dovuto custodirli in quella dei colpevoli. Per affrontare l’orribile scandalo che aveva scosso – e continua a scuotere – le coscienze dei credenti, già san Giovanni Paolo II e il card. Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, avevano avviato una riforma per rendere più adeguati gli strumenti giuridici della Chiesa e improntarli ad una maggiore efficacia e trasparenza. In seguito, papa Benedetto XVI e papa Francesco sono intervenuti più volte, in modo molto fermo e con prese di posizione molto nette, per combattere gli abusi all’interno della Chiesa. E non si è trattato semplicemente di esortazioni di carattere morale, ma di indicazioni precise sul merito della questione. Una testimonianza di questo percorso è il recente incontro sulla “Protezione dei minori nella Chiesa”, svoltosi in Vaticano dal 21 al 24 febbraio: l’ultima di una serie di tappe che la Chiesa cattolica ha messo in atto per fare chiarezza e smascherare le responsabilità, ma anche per dare ascolto e accompagnare le vittime.

L’incontro in Vaticano, una cosa “unica” nella storia della Chiesa, si è concluso con un importante discorso di papa Francesco, che va riascoltato con molta attenzione da tutti, pastori e fedeli laici. Il punto di partenza è la consapevolezza che quello degli abusi sui minori è un fenomeno purtroppo diffuso e pervasivo: lo ribadiscono le statistiche mondiali, che vedono il contesto familiare come quello in cui più spesso accade questo genere di episodi. Ma – afferma il Papa – “teatro di violenze non è solo l’ambiente domestico, ma anche quello del quartiere, della scuola, dello sport e purtroppo anche quello ecclesiale”. Il Papa fa riferimento anche al web e al turismo sessuale e giunge a concludere: “Siamo dinanzi a un problema universale e trasversale che purtroppo si riscontra quasi ovunque. Dobbiamo essere chiari: l’universalità di tale piaga, mentre conferma la sua gravità nelle nostre società, non diminuisce la sua mostruosità all’interno della Chiesa”. Usa parole durissime per condannare gli abusi compiuti dai ministri della Chiesa: “Il consacrato scelto da Dio per guidare le anime alla salvezza, si lascia soggiogare dalla propria fragilità umana o dalla propria malattia, diventando così uno strumento di satana”. L’abuso nei confronti dei minori trova una sua prima spiegazione nella ricerca del potere, ma la motivazione più profonda è quella che viene da una lettura credente, che in ogni forma di peccato vede la libertà dell’uomo colpevolmente inchinarsi al male: “Oggi siamo di fronte ad una manifestazione del male, sfacciata, aggressiva, distruttiva. Dietro a questo, c’è lo spirito del male… c’è satana”. La reazione indignata della gente, secondo il Pontefice, è espressione dell’indignazione di Dio: “Nella rabbia giustificata della gente, la Chiesa vede il riflesso dell’ira di Dio, tradito e schiaffeggiato da questi disonesti consacrati… L’eco del grido silenzioso dei piccoli… farà tremare i cuori anestetizzati dall’ipocrisia e dal potere”. Questo grido di dolore – ed è quanto si è fatto all’incontro in Vaticano e in numerosi altri incontri sempre preceduti da un momento di ascolto – va accolto, dando la parola per prime alle vittime: “Noi abbiamo il dovere di ascoltare attentamente questo soffocato grido silenzioso”. Nella seconda parte del discorso, papa Francesco chiede alla Chiesa di evitare sia il giustizialismo (mettere alla gogna i presunti colpevoli prima che sia dimostrata la loro colpevolezza) sia l’autodifesa (difendere l’istituzione ecclesiastica e i suoi ministri a tutti i costi). E individua delle misure pratiche per contrastare gli abusi e proteggere i minori. Si tratta di otto punti su cui la Chiesa sarà chiamata a concentrarsi prossimamente “nel suo itinerario legislativo”: la tutela dei bambini, la serietà impeccabile, una vera purificazione, la formazione, rafforzare e verificare le linee guida delle Conferenze episcopali, accompagnare le vittime, il mondo digitale, il turismo sessuale. In chiusura il Papa afferma che è necessario “trasformare questo male in un’opportunità di purificazione”. Purificazione nella Chiesa, certo, assolutamente necessaria. Ci auguriamo che tutto questo dolore possa diventare un’opportunità di purificazione anche per l’intera società, a livello mondiale, ove la piaga della pedofilia è purtroppo ampiamente diffusa. L’altro ieri, mi ha telefonato una persona: ha voluto esprimere solidarietà nei confronti di tutti i preti che si sono comportati e continuano a comportarsi in modo onesto e coerente. In questi giorni credo sia bene ricordarsi anche di loro. Ed è quello che ribadisce anche il Papa in un importante passaggio: “Permettetemi adesso un sentito ringraziamento a tutti i sacerdoti e ai consacrati che servono il Signore fedelmente e totalmente e che si sentono disonorati e screditati dai comportamenti vergognosi di alcuni”. Tra gli arrabbiati – e tra le vittime – ci sono anche loro.

Alessio Magoga

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