Editoriale
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“IL MATRIMONIO È TRA UN UOMO E UNA DONNA”

L'editoriale del direttore don Alessio Magoga

“IL MATRIMONIO È TRA UN UOMO E UNA DONNA”

Il film-documentario “Francesco”, recentemente proiettato alla 15ª Festa del cinema di Roma e insignito, il 22 ottobre scorso, del Premio Kinéo nei giardini vaticani, ha suscitato un vivace dibattito a livello mondiale. Il documentario su papa Bergoglio, realizzato dal regista russo Evgeny Afineevsky, fa ampio uso di materiale di repertorio con l’aggiunta di alcuni inediti. Se non altro per provare a fare un po’ di luce sulla vicenda, vale la pena a qualche settimana di distanza tornare sulla questione per delinearne i termini. Ciò che ha destato stupore, come è noto, sono state essenzialmente alcune affermazioni pronunciate da papa Francesco all’interno di un’intervista in spagnolo rilasciata alla vaticanista messicana Valentina Alazraki e già pubblicata (anche se non integralmente) nel maggio del 2019.

Nell’intervista il Pontefice si esprime sulla questione dell’omosessualità: «Le persone omosessuali – si sente dire in spagnolo da papa Francesco nel documentario – hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge di convivenza civile. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo». Un’analisi accurata dell’intervista originale dimostra che si tratta effettivamente di affermazioni pronunciate dal Papa ma non di seguito, come il documentario fa pensare, bensì in momenti diversi e quindi anche in contesti differenti e in risposta a domande diverse.

L’operazione effettuata dal regista russo, omosessuale e attivista dei diritti Lgbt, appare da questo punto di vista per lo meno poco chiara, se non addirittura strumentalizzante. Sembra perlomeno un po’ strano (una svista?) che in Vaticano, su questo punto, nessuno di quanti si occupano di comunicazione abbia accennato la benché minima obiezione e conseguentemente il documentario sia stato accolto con evidente favore anche dagli ambienti curiali. Com’era abbastanza prevedibile, invece, le espressioni del Pontefice, opportunamente assemblate grazie a questa oculata operazione di “taglia e cuci” del regista, hanno fatto il giro del mondo, quasi si trattasse di un riconoscimento a tutti gli effetti del “matrimonio omosessuale” da parte di papa Francesco.

Dopo una decina di giorni di assoluto silenzio, è apparsa una nota esplicativa “per comprendere alcune espressioni del Papa nel documentario Francesco”. La nota è a firma del Segretario di Stato, il card. Pietro Parolin, ed è stata inviata a tutti i Nunzi apostolici (gli ambasciatori della Santa Sede) e tramite loro a tutti i vescovi del mondo. Lo scopo della nota è ribadire che sul tema della famiglia e del matrimonio “la dottrina della Chiesa non cambia”: esistono una sola famiglia e un solo matrimonio, quelli eterosessuali. La nota fa riferimento all’Amoris Laetitia e ad altri pronunciamenti pubblici di papa Francesco. Da un lato, si afferma che «ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza». Dall’altro, si tiene a precisare che per il Pontefice «è un’incongruenza parlare di matrimonio omosessuale», anche se le persone omosessuali hanno il diritto di avere una certa copertura legale.

La nota cita anche un passo di un’intervista del 2014, in cui il Papa allude al fatto che per gli Stati possa essere opportuno accordare un riconoscimento civile per le coppie omosessuali: «Il matrimonio è tra un uomo e una donna. Gli Stati laici vogliono giustificare le unioni civili per regolare diverse situazioni di convivenza, mossi dalla richiesta di regolamentare gli aspetti economici tra le persone, come ad esempio la garanzia dell’assistenza sanitaria. Si tratta di patti di coesistenza di diversa natura, di cui non saprei dare un elenco delle diverse forme. Occorre vedere i vari casi e valutarli nella loro varietà». «È quindi evidente – conclude la nota – che papa Francesco ha fatto riferimento a certe disposizioni statali, non certo alla dottrina della Chiesa, riaffermata più volte negli anni». La nota esplicativa, un po’ tardiva per la verità, non dirada le nebbie causate dal documentario, che – lo ripetiamo – andava supervisionato con maggiore oculatezza da chi ne aveva competenza. Essa ha comunque il merito di precisare agli occhi dei fedeli quale sia il pensiero di papa Francesco (e della Chiesa) e porta un ulteriore contributo su una questione – quella del rispetto delle persone omosessuali – oggi avvertita come sempre più urgente dall’opinione pubblica, dentro e fuori la Chiesa.

Alessio Magoga

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