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Il mondo non è cominciato con noi

L'editoriale del direttore de L'Azione don Alessio Magoga.

Il mondo non è cominciato con noi

“O noi, eredi della civiltà occidentale, riusciremo dentro a qualche decennio a proporre come tuttora validi i valori intimi della cultura classica… o quella cultura si ridurrà ad un fossile: non più governata da pastori di molte anime, ma solo sorvegliata da pii necrofori nelle biblioteche e nei musei”. Così nella prefazione di un manuale di filologia scriveva, nel 1973, Giuseppe Billanovich, l’illustre docente padovano noto soprattutto per i suoi studi sul Petrarca. L’espressione, quando l’ho letta per la prima volta, mi colpì molto perché pensai che valeva certamente per il mondo classico ma conservava intatta la sua efficacia anche per l’eredità spirituale del cristianesimo. Anch’esso, infatti, se non trova la via per mostrare ai giovani – e a quanti approdano in Europa – che ha una sua bellezza e una sua anima, rischia di trasformarsi in un puro oggetto di studio e le chiese, con le loro straordinarie opere artistiche, in un muto cimelio del tempo che fu.

Anni fa partecipai ad un convegno sul monachesimo medievale a Colonia e ricordo l’interesse degli studiosi presenti per gli scritti di un autore del XII secolo. Tuttavia, era un interesse in qualche modo freddo e distaccato, che analizzava le opere di questo scrittore in una prospettiva puramente scientifica, senza alcuna passione o coinvolgimento interiore: senza nessuna empatia, si direbbe oggi. Si percepiva, infatti, la distanza o l’incapacità a sintonizzarsi con quelle che erano state le motivazioni di fondo della vita di quel monaco: la sua profonda fede in Gesù Cristo e il suo amore per la Chiesa e per la Parola di Dio.

Nelle relazioni di questi studiosi non si coglievano l’anima delle opere e il senso della passione per la Scrittura di questo monaco.

A molti di noi sarà capitato di visitare un museo o una chiesa di una certa importanza e di essere accompagnati da una guida turistica. Talvolta, si incappa in alcune guide che conoscono tutti i particolari storico- artistici di un quadro o di una scultura, ma sorvolano o non sanno cogliere (e far cogliere) il valore umano e spirituale dell’opera. Non lo fanno apposta: non ne sono semplicemente in grado, come se mancasse in loro una sensibilità che nessuno li ha aiutati ad acquisire: la capacità di sentire la bellezza dello slancio spirituale che ha animato l’artista quando ha forgiato quell’opera d’arte. Quello che manca spesso è un alfabeto interiore che consenta di decifrare adeguatamente il patrimonio umano e spirituale del mondo greco e latino e dello stesso cristianesimo.

Questo senso spirituale, al giorno d’oggi, si è affievolito per tanti motivi. Tra questi anche quelli indicati da un nostro lettore, al quale, in buona parte, si deve questo editoriale. Egli sostiene che oggi non “mancano i valori”, anzi sono ben chiari, ma sono quelli dell’apparenza o della ricerca del successo economico. Certo, non è tutto qui il panorama del mondo attuale e lo sappiamo bene! Ma alcuni esempi – come quello citato dal lettore – lasciano davvero molto perplessi e fanno preoccupare della crescente distanza tra la ricchezza umana e spirituale del passato e la povertà asfittica del presente. La responsabilità di tutto questo non può essere solo dei giovani ma soprattutto degli adulti che per primi hanno preso le distanze dalle proprie radici e si sono lasciati ingannare dagli idoli della società dell’opulenza (che poi tra l’altro è andata in crisi).

Che fare dunque? Bisogna tornare alle sorgenti. Bisogna tornare agli autori classici, al latino, al greco, alla poesia, alla musica, alla filosofia… come occasioni per affinare l’anima. E bisogna tornare al Vangelo e alle vite dei santi per imparare su quali valori fondare la vita. Poco importa se non sono immediatamente spendibili sul mercato, perché bisogna dire una buona volta che non tutte le cose necessarie per vivere si possono comprare e sono disponibili sul mercato! Non dimenticherò mai le parole di un mio insegnante di lettere, che leggeva e commentava Dante infervorandosi e che ci raccomandava la lettura di Seneca. Ci vuole un po’ di umiltà per riconoscere che il mondo non è cominciato con noi. Ci vuole anche un po’ di curiosità per andare a scoprire cosa hanno pensato, amato e creduto quelli che ci hanno preceduto. Spesso si fanno scoperte meravigliose che in un tempo di fame nutrono davvero l’anima.

Alessio Magoga

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