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LA COMMISSIONE D’INCHIESTA SUL COVID

L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga

LA COMMISSIONE D’INCHIESTA SUL COVID

Lo scorso 14 febbraio (San Valentino!) è stata approvata l’istituzione di una “Commissione d’inchiesta bicamerale” sulla gestione della pandemia da Coronavirus durante il secondo governo Conte. Come si ricorderà, il Conte 2, il cosiddetto governo “giallo-rosso”, fu in carica dal settembre ‘19 al febbraio ‘21, nella fase iniziale e più drammatica dell’emergenza Covid.

Le “Commissione parlamentari d’inchiesta” sono previste dall’articolo 82 della Costituzione. Esse possono “disporre inchieste su materie di pubblico interesse” e procedono “alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria”. Attualmente, oltre a quella recentemente approvata, ve ne sono altre nove in attività. L’iter che ha portato all’approvazione della Commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia è stato piuttosto travagliato. Il disegno di legge, che istituisce la Commissione e che è stato ora votato dalla Camera, era stato approvato a novembre dal Senato che aveva apportato delle modifiche al testo, approvato in prima lettura dalla Camera già nel luglio 2023. Nell’estate dello stesso anno, si era fatta udire anche la voce del Presidente Sergio Mattarella che, in occasione del “discorso del Ventaglio”, aveva raccomandato di non sovrapporre le iniziative del Parlamento ai giudizi della Magistratura, nel rispetto del dettato costituzionale e della separazione ed indipendenza dei diversi poteri istituzionali. Pur non citandola espressamente, era difficile non leggere nelle sue parole un chiaro riferimento alla Commissione Covid ed al suo più opportuno funzionamento.

In ogni caso, lo scorso 14 febbraio hanno votato a favore della Commissione 132 deputati (tutto il Centrodestra, insieme a “Italia Viva” di Renzi che l’ha fortemente voluta); i contrari sono stati 86 (i restanti partiti di opposizione, tra i quali, oltre a M5S e PD, anche “Azione” di Calenda). La Commissione, che sarà composta da quindici senatori e quindici deputati, dovrà valutare – tra le altre cose – l’efficacia e la prontezza delle misure adottate dal governo Conte 2; dovrà fare chiarezza sul mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale; dovrà indagare su eventuali abusi, sprechi, irregolarità o illeciti sulle procedure di acquisto e la gestione delle risorse destinate al contenimento e alla cura del Covid; valuterà le misure di contenimento adottate dal governo, compreso il rispetto dei diritti umani e delle libertà costituzionalmente garantite nella loro applicazione...

L’istituzione della Commissione sulla gestione del Covid, almeno da un punto di vista formale, dovrebbe essere salutata come un fatto positivo, perché dovrebbe aiutare l’intero Paese a fare chiarezza su un momento difficile e doloroso della nostra storia recente: se ne potrebbero trarre insegnamenti utili per affrontare situazioni simili che – Dio non voglia! – potranno accadere ancora in futuro. Un’operazione verità quanto mai preziosa, anche se non indolore, che potrebbe giovare all’intera nazione.

Tuttavia, non si possono tacere alcune perplessità sui toni e sui contenuti con i quali è stata presentata dall’attuale maggioranza, come pure sul modo in cui lo spazio di indagine è stato circoscritto. Come mai, infatti, è oggetto di indagine solo il Conte 2 e non anche il governo Draghi, che, per quanto riguarda il contrasto al Covid, ha proseguito nella medesima direzione? E perché solo il governo centrale e non anche l’operato delle Regioni, che sono state soggetti attivi nella gestione dell’emergenza? Difficile non scorgere, in tutto questo, il chiaro obiettivo di mettere sotto i riflettori della Commissione non la gestione dell’intero periodo della pandemia ma l’operato di due persone in particolare: Conte, allora Primo ministro, e Speranza, allora ministro della Sanità, due esponenti di spicco delle principali forze di opposizione. Confidiamo nell’eterogenesi dei fini e che, lungo il cammino, si cerchi innanzi tutto la verità, a beneficio di tutti.

Alessio Magoga

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