Editoriale
stampa

LA LETTERA DI PAPA FRANCESCO AL POPOLO DI DIO

L'editoriale del direttore don Alessio Magoga.

LA LETTERA DI PAPA FRANCESCO AL POPOLO DI DIO

"Se un membro soffre, tutte le membra soffrono”. Con queste parole tratte dalla prima lettera di san Paolo alla comunità di Corinto (1 Cor 12, 26) inizia la lettera di papa Francesco indirizzata a tutto il popolo di Dio, del 20 agosto scorso, pochi giorni prima di partire per l’incontro mondiale delle famiglie in Irlanda. Una lettera circostanziata, in previsione del viaggio irlandese, ma stimolata anche – come fa capire lo stesso Pontefice – da un recente rapporto, “in cui si descrive l’esperienza di mille persone che sono state vittime di abusi sessuali, di potere e di coscienza per mano dei sacerdoti, in un arco di circa settant’anni”. Il riferimento – neanche tanto velato – è al rapporto della Procura della Pennsylvania (Stati Uniti) sugli abusi perpetrati in sei diocesi della Chiesa cattolica, reso pubblico a metà agosto. La lettera di papa Francesco richiama alla memoria un’altra lettera – altrettanto “sofferta” –: quella di papa Benedetto XVI, datata il 19 marzo del 2010 e indirizzata alla Chiesa d’Irlanda, travolta allora da una serie di scandali, che emergevano per la prima volta e in maniera incalzante. Si può parlare senza dubbio di una continuità tra i due Pontefici che hanno affrontato la questione in modo serio, applicando il principio della “tolleranza zero”, con il chiaro obiettivo di far emergere la verità. E gli effetti positivi sembra che ci siano, dal momento che gli episodi – almeno quelli del rapporto Pennsylvania – riguardano per lo più il passato (e nella maggior parte dei casi ormai non sono più perseguibili dalla giustizia).

 Come a dire che oggi, dopo otto anni di sforzi e di ricerca della verità, sembra che le cose stiano andando diversamente. Ciò nonostante, tutto questo non è ancora sufficiente. Per questo il Papa ha scritto la lettera e per questo – anche nel viaggio in Irlanda – ci sono stati momenti di ascolto e di dialogo con le vittime e gesti di verità, volti a chiedere perdono per quanto accaduto. Queste ferite, purtroppo, “non spariscono mai” e “il dolore di queste vittime – sono sempre parole del Pontefice – è un lamento che sale al cielo”. Tale grido non può essere taciuto ed esige una scelta di campo: “Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale – riconosce dolorosamente il Papa –, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo, riconoscendo la dimensione e la gravità del danno... Abbiamo trascurato e abbandonato i piccoli”. La seconda parte della lettera è un accorato appello al coinvolgimento di tutta la comunità cristiana, affinché questi episodi non abbiano più ad accadere. Come a dire che non bastano il controllo e la vigilanza delle figure o delle strutture istituzionali (vescovi o tribunali...). È necessario il coinvolgimento di tutti i cristiani, di tutta la Chiesa, di tutto il popolo di Dio, perché si scriva insieme una storia nuova. Sorprendono i reiterati e insistenti appelli del Papa al digiuno e alla preghiera – aspetti taciuti dai mass media che hanno ripreso la lettera –, che riecheggiano le parole di Gesù nel vangelo di Matteo (Mt 17, 21): “Invito tutto il santo Popolo fedele di Dio all’esercizio penitenziale della preghiera e del digiuno”. Senza la preghiera e il digiuno di tutta la Chiesa, non è possibile conversione alcuna, né alcun cambiamento efficace, neppure in questo delicato e doloroso ambito che concerne gli abusi sui minori. E poi colpisce la dura accusa, diretta e senza ambiguità, contro il “clericalismo”: quell’atteggiamento – tutto chiesastico – che “genera una scissione nel corpo ecclesiale, che fomenta e aiuta a perpetuare molti dei mali che oggi denunciamo. Dire no all’abuso significa dire con forza no a qualsiasi forma di clericalismo”. Il Papa cioè chiede ai cristiani – preti e laici – di sentirsi parte viva di uno stesso e medesimo Popolo di Dio, non delle élite o dei gruppi privilegiati. Se, da un lato, bisogna riconoscere che il fenomeno della pedofilia non riguarda solo il clero cattolico, dall’altro si deve ammettere che questo non è un buon motivo per relativizzare o ridimensionare il problema. Fa bene papa Francesco a ribadirlo e a chiedere con forza il coinvolgimento di tutta la comunità cristiana per una maggiore tutela dei piccoli e degli indifesi.

Don Alessio Magoga

LA LETTERA DI PAPA FRANCESCO AL POPOLO DI DIO
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento