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LA “SORPRENDENTE” POLITICA ITALIANA

L'editoriale del direttore don Alessio Magoga.

LA “SORPRENDENTE” POLITICA ITALIANA

L'estate che sta per chiudersi è stata un susseguirsi di colpi di scena. Tutto è iniziato con la decisione di Salvini di “staccare la spina” al patto giallo-verde, cui ha fatto seguito la crisi di governo. Poi – nuovo colpo di scena, anche se non per tutti – l’alleanza giallorossa. Quindi il voto di fiducia alle Camere, senza troppe ambasce, e l’avvio del Conte-bis, con un sorprendente sostegno da parte dell’Unione europea. Sembrava potesse bastare... e, invece, ecco un nuovo colpo di scena. Mi riferisco allo “strappo” di Renzi, che esce dal Partito democratico e forma un nuovo gruppo politico, garantendo – dice lui – il sostegno all’attuale governo. Verrebbe da commentare l’operazione con uno “Stai sereno, Conte”, ma forse sarebbe troppo cinico. Insomma, nella politica italiana non c’è da annoiarsi! Lasciando da parte l’ironia, una prima considerazione che sorge spontanea è che il bene di una nazione si fa anche dando stabilità ad una compagine di governo. I continui cambi di rotta comportano sempre un ricominciare tutto (o quasi) daccapo che non giova al sistema Paese e mette a disagio i partner internazionali (a cominciare da quelli europei). Per quanto riguarda la stabilità politica, è impressionante il confronto tra Italia e Germania: dal 1989 ad oggi, in Germania si sono succeduti tre primi ministri (Kohl, Schroeder e Merkel), in Italia addirittura sedici (e sarebbe troppo lungo nominarli tutti). In secondo luogo, il governo giallo- rosso, nonostante i proclami rassicuranti di Conte e dei suoi alleati, non è nato in un contesto “ideale” che consenta di progettare adeguatamente lunghi percorsi.

Ciò che ha coagulato il PD, i 5 Stelle e “Liberi e Uguali” (e ora anche “Italia viva” di Renzi), forze disomogenee e in lotta l’una con l’altra sino a prima della formazione del governo, è stato prevalentemente il timore di nuove elezioni che avrebbero consegnato la vittoria alla destra capitanata da Salvini (e dalla Meloni). Ora si vedrà la reale capacità di tenuta del governo, quando verranno al pettine – e accadrà presto – temi particolarmente spinosi: le questioni di bioetica (basti pensare al “suicidio assistito”, per il quale la CEI invoca una legge il più presto possibile), la scelta delle politiche sulla famiglia, la gestione dei flussi migratori, la finanziaria e tutti i temi che caratterizzano più tipicamente l’identità dei singoli schieramenti politici... Tuttavia – visti i continui colpi di scena – si potrebbe assistere anche ad un governo che sorprendentemente arrivi ad eleggere il prossimo Presidente della Repubblica, la cui elezione è prevista per il gennaio del 2022, e magari riesca anche a portare a termine l’intera legislatura, che scadrebbe naturalmente nel 2023. Al di là dei proclami di rito e dei discorsi programmatici ispirati alle migliori intenzioni, la qualità del governo si misurerà sulla base di quello che sarà in grado di realizzare. Se dai frutti si riconosce la bontà di una pianta, non si dovrà attendere molto per capire la vera forza del Conte-bis e la sua reale volontà (e capacità) di lavorare per il bene dell’Italia. Nel frattempo la Lega è in pieno fermento. Lo si è visto a Pontida, dove circa 50 mila sostenitori (80 mila secondo gli organizzatori) si sono ritrovati attorno al loro “Capitano”: l’evento non deve essere sottovalutato dalle forze di maggioranza. A parte le intemperanze della folla contro Gad Lerner e la chiamata in causa, in una modalità del tutto discutibile, del dramma di Bibbiano, nel linguaggio salviniano si sono colti dei mutamenti di accento: niente rosari e vangeli, una maggiore cautela, un lessico più accurato, degli ammiccamenti all’amico Di Maio… Indizi di una maggiore attenzione all’elettorato moderato al fine di raccoglierne il consenso. L’effettiva forza della Lega si verificherà a breve alle prossime Regionali, dato che il primo appuntamento sarà il 27 ottobre in Umbria. I sondaggi comunque danno Salvini di nuovo in crescita. A Pontida erano presenti ovviamente molti veneti (tra questi anche molti trevigiani), venuti a dar man forte a Salvini, certo, ma anche per sostenere Zaia. Il breve intervento del Governatore del Veneto – coraggioso in alcuni passaggi, come quando ha chiesto, senza alcuna ironia, di ringraziare i giornalisti ed ha nominato Napolitano come insospettabile sponsor dell’autonomia – è stato applauditissimo. Il discorso di Zaia si è differenziato dal “Salvini pensiero” per una maggiore sobrietà e concretezza (Zaia è impegnato attivamente nell’amministrazione pubblica almeno da 20 anni, a differenza di Salvini) e segnala delle distinzioni e una dinamicità interna alla Lega. Ci sono tutti gli ingredienti per immaginare che l’autunno che si prefigura all’orizzonte sarà politicamente molto caldo. L’auspicio è che – al di là dei sorprendenti colpi di scena che animano il dibattito pubblico – la politica ritrovi il suo vero obiettivo e la sua vera passione, vale a dire la ricerca del bene dell’intero Paese: il bene di tutti.

Alessio Magoga

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