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PREDICARE E' UN'ARTE

L'editoriale del direttore don Alessio Magoga

PREDICARE E' UN'ARTE

“Un’omelia, di solito, non deve andare oltre i dieci minuti”. Sono alcune parole del discorso – di notevole spessore – che papa Francesco nella mattinata del 13 settembre, nella cattedrale di San Martino a Bratislava, ha rivolto ai vescovi, sacerdoti, religiosi, seminaristi e catechisti della Slovacchia. Gli organi di informazioni hanno rilanciato subito questa semplice citazione, suscitando numerose e variegate reazioni sui social, perché, in effetti, l’omelia è un tema “sensibile” sotto diversi punti di vista, sul quale credenti e non credenti indugiano volentieri (e dicono la loro!).

Bisogna, innanzi tutto, riconoscere che quella della “predica” per papa Francesco è davvero una questione molto seria. Lo testimonia, certo, il discorso pronunciato durante il suo viaggio apostolico in Slovacchia, ove Bergoglio dedica, parlando della “creatività, ampio spazio proprio all’omelia. Ma anche nella Evangelii Gaudium, la sua esortazione apostolica “programmatica”, citata anche in Slovacchia, papa Francesco aveva dato grande rilievo alla tematica: quasi un intero capitolo – il terzo – si diffonde sull’omelia e sulla predicazione!

Come mai tanta attenzione all’omelia? “Perché – ha detto papa Francesco a Bratislava – è uno dei problemi di questo tempo”. Il Papa fa riferimento alla lunghezza di certe omelie interminabili (40-50 minuti!). Ma non solo o non esclusivamente: c’è anche il fatto che in molti casi esse risultano insignificanti e non lasciano traccia di sé nell’uditorio: o perché troppo difficili o perché distanti dalla vita della gente o per qualche altro motivo…

La domanda, pertanto, nasce spontanea: e noi, come siamo messi con le nostre omelie domenicali? È davvero un problema così grande? La situazione delle nostre prediche versa in una condizione così drammatica come papa Francesco sembra denunciare? A volte mi verrebbe da dire di no. Mi capita di sentire dei predicatori apprezzati e talvolta ho dei “ritorni” positivi. Ma forse il mio è un punto di vista un po’ compromesso: sentendomi chiamato direttamente in causa, posso non essere completamente obiettivo e propendere per una valutazione indulgente!

Resta assolutamente vero, però, che quella dell’omelia è una opportunità preziosa che può essere colta oppure sprecata. A volte, quando l’omelia è preparata adeguatamente oppure c’è “feeling” - vale a dire conoscenza reciproca e familiarità tra chi presiede la celebrazione e la comunità - si percepisce che le parole vanno a segno, dal silenzio e dall’attenzione che si crea. Purtroppo - dobbiamo riconoscerlo - non è sempre così. Durante la visita ad alcuni amici, non molto tempo fa, una persona mi disse, con una certa foga: “Le prediche dovrebbe dirci qualcosa di significativo per l’oggi, per il mio modo di vivere adesso!”. E qui citava alcuni episodi di qualche predicatore che in passato riusciva in questo intento. “Il più delle volte – continuava poi con un certo rammarico – mi capita che a fine messa mi chiedo che cosa mi sia rimasto dell’omelia e devo concludere che non mi è rimasto nulla!”. Forse l’affermazione è un po’ esagerata. O forse no. In ogni caso la provocazione è quanto mai vera: l’omelia deve parlare alla vita, deve attualizzare la Parola di Dio, portandola all’oggi. Non può essere una spiegazione biblica o una “semilezione” di teologia o di storia: deve arrivare all’oggi. Il fatto è che non è sempre facile: perché a volte la conoscenza reciproca tra predicatore e comunità non è così approfondita; perché attualizzare può portare a forzare il testo biblico e a fargli dire cose che in realtà non dice; perché non si trova il tempo adeguato per riflettere sul rapporto tra Bibbia e attualità… Per fare una buona predica, allora, non basta solo restare dentro i dieci minuti: ci vuole anche dell’altro. Predicare, oltre che un servizio, è un’arte e come tutte le arti richiede impegno e dedizione. E voi cosa ne pensate? Che suggerimenti (costruttivi) dareste per delle prediche efficaci? Li leggerò volentieri.

Alessio Magoga

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