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Papa Francesco tra le famiglie, di fronte alla grande famiglia umana

L'editoriale del direttore don Giampero Moret.

Papa Francesco tra le famiglie, di fronte alla grande famiglia umana

Papa Francesco ha passato la scorsa settimana al di là dell’oceano, nel suo mondo, l’America. Il motivo principale del viaggio era l’incontro mondiale delle famiglie a Filadelfia. Sappiamo quanto a Francesco stia a cuore la famiglia; ne ha parlato continuamente durante il viaggio. Ma la sua attenzione si è rivolta anche alla grande famiglia, la famiglia umana, con altrettanta passione. Lo ha fatto in maniera particolare nel discorso tenuto di fronte all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che è la casa della grande famiglia umana. La circostanza era del tutto particolare: si celebrava il 70º della fondazione dell’Organizzazione e si teneva il vertice mondiale sullo sviluppo. Siamo in genere molto distratti nei confronti di questi eventi mondiali, presi come siamo dai nostri problemi casalinghi, ma è in quelli che si tenta di dare una svolta al mondo che incide poi anche sulle sorti del nostro Paese. Quest’anno si è concluso il programma dell’Onu “Obiettivi di sviluppo del millennio”, iniziato nel 2000. È successo qualcosa in questi 15 anni? Sì, qualche risultato è stato ottenuto, con grande fatica. Per esempio, è stata dimezzata la percentuale di coloro che nel mondo vivono nella povertà assoluta. Ma resta moltissimo da fare, per questo al vertice è stata presentata un’altra tappa di 15 anni con l’“Agenda 2030” che contiene gli “Obiettivi di sviluppo sostenibile” da raggiungere entro il 2030. 

 

I pochi risultati ottenuti ci fanno capire quanto sia difficile l’impresa e quanto siano superficiali i discorsi che si vanno facendo riguardo agli immigrati: i tanti soldi – si dice – spesi per l’accoglienza è meglio mandarli nei paesi poveri e così la gente se ne sta a casa propria e non viene a disturbarci. Tutte parole dette a vanvera senza rendersi conto di che cosa comporti superare le enormi differenze tra noi e i paesi poveri e, soprattutto, senza sapere che è impossibile creare un benessere minimo per tutti gli uomini e le donne del pianeta, senza rinunciare al nostro benessere sprecone a cui tanto teniamo. apa Francesco era ben consapevole dell’importanza del momento e ha fatto un discorso applauditissimo. Non ha offerto formule tecniche per risolvere i tremendi problemi che gravano sull’umanità, ma ha indicato i punti fondamentali perché i programmi di sviluppo non siano solo “un nominalismo declamatorio” o “un esercizio burocratico di redigere lunghe enumerazioni di buoni propositi”. Il perno del suo discorso è contenuto in questa frase: «L’abuso e la distruzione dell’ambiente sono associati, allo stesso tempo, ad un inarrestabile processo di esclusione». Il binomio “abuso dell’ambiente ed esclusione sociale” è il concetto che sta alla base dell’enciclica “Laudato si’” e costituisce il nodo centrale dei problemi dell’umanità. L’uno è causa dell’altro. Distruggere l’ambiente vuol dire privare miliardi di persone delle cose fondamentali della vita a favore un gruppo sempre più ristretto di privilegiati (tra i quali siamo anche noi). Bisogna salvare l’ambiente e realizzare la giustizia, ha detto Francesco. Ci sono tre beni materiali che ogni uomo e donna che vive sulla faccia della terra ha diritto di avere: “abitazione propria, lavoro dignitoso e debitamente remunerato, alimentazione adeguata e acqua potabile”. Ma c’è anche un bene spirituale da assicurare per uno sviluppo integrale, la “libertà di spirito, che comprende la libertà religiosa, il diritto all’educazione e tutti gli altri diritti civili”. Insomma la “difesa dell’ambiente e la lotta contro l’esclusione esigono il riconoscimento di una legge morale iscritta nella stessa natura umana, che comprende la distinzione naturale tra uomo e donna e il rispetto assoluto della vita in tutte le sue fasi e dimensioni”. Veramente qui c’è tutto. La base fondamentale da cui partire per un serio cambiamento del mondo. a c’è un ostacolo grandissimo su questa via di sviluppo: la guerra che è “la negazione – ha detto il Papa – di tutti i diritti e una drammatica aggressione all’ambiente”. Proviene da male profondo insito nel cuore dell’uomo, l’incapacità di amare gli altri come fratelli. Il conflitto sembra ineliminabile dai rapporti umani, ma bisogna far di tutto M per risolverlo con il dialogo e il negoziato e non con le armi. Perciò bisogna fermare “la proliferazione delle armi specialmente quelle di distruzione di massa”. Infine papa Francesco, in più passaggi del suo discorso, ha suggerito un atteggiamento a lui molto caro: tutti i gravi problemi dell’umanità – distruzione dell’ambiente, povertà, guerra – si possono risolvere più facilmente se dietro ad essi vediamo “persone, nostri fratelli e sorelle, uomini e donne, giovani e anziani, bambini e bambine che piangono soffrono e muoiono. Esseri umani che diventano materiali di scarto, mentre non si fa altro che enumerare problemi, strategie e discussioni”. È la potenza dei volti. Il primato delle persone sulle idee, che è un altro punto fisso sul quale papa Francesco insiste continuamente.

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