Editoriale
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QUARESIMA DI STIMOLO E SPERANZA

Il messaggio del vescovo Corrado Pizziolo per la Quaresima

QUARESIMA DI STIMOLO E SPERANZA

“Ricordati, uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai”. Era la formula, unica, che accompagnava l’imposizione delle ceneri fino a qualche decina di anni fa. Dalla riforma post-conciliare non è più l’unica e tuttavia oggi, a quasi un anno esatto dalla presenza tra noi del Covid-19, essa ha riconquistato una dolorosa (e realistica) attualità. «Ricordati che sei polvere». Non si tratta di autolesionismo come qualcuno in passato pensava. Si tratta invece di una sapienza incontrovertibile, al di là delle illusioni più o meno consapevoli, che portano tanti di noi a dimenticarci della nostra realtà creaturale, contemporaneamente meravigliosa e fragile, piena di desideri infiniti e tuttavia mortale.

L’esperienza della vulnerabilità, fatta durante quest’anno, ha indubbiamente costretto a mettere in discussione parecchie convinzioni diffuse nella nostra cultura occidentale. Convinzioni che rispondevano più ad una “volontà di potenza” che non all’effettiva realtà umana. E tuttavia, se quella frase rimanesse l’unica che accompagna l’imposizione liturgica delle Ceneri, non andremo molto più lontani rispetto a una sapienza umana, realistica e vera certamente, ma fondamentalmente senza speranza. Sarebbe una sapienza umana che si limita unicamente a riconoscere (anche alla luce della pandemia che ha tagliato le gambe a tante presunzioni illusorie) che l’uomo è un essere mortale. Una cosa ovvia, se non fosse che, malauguratamente, ce ne dimentichiamo troppo spesso.

Ecco perché è stato davvero bello che la riforma liturgica abbia aggiunto un’altra possibile frase: “Convèrtiti e credi al vangelo!”. Che è come se la liturgia ci dicesse: “Hai preso coscienza che sei fatto di terra e che terra tornerai ad essere. Non rimanere però schiacciato da questa presa di coscienza. Non imboccare la strada dello scetticismo e dello scoraggiamento rassegnato e senza speranza. Convèrtiti!”. Convèrtiti a che cosa? A Gesù e al suo vangelo. Conoscendo meglio di chiunque altro la fragilità umana e la sua vulnerabilità (dal momento che è all’origine stessa dell’uomo), Gesù si è fatto lui stesso uomo per aprirci la via alla vita, cioè al Padre: “Convèrtiti e credi a questo “vangelo”, cioè a questa buona notizia. Credi ad esso non solo con le parole, ma con la vita, rinnovando la fiducia e la speranza nel tuo Creatore e Padre e superando la tentazione di rinchiuderti in te stesso”.

Sei polvere e polvere tornerai ad essere, ma le relazioni che avrai vissuto nella tua esistenza e che costituiscono la realtà più profonda della tua identità - il tuo “io” più vero, fatto di relazioni con Dio, relazioni con gli altri, relazioni con il creato - non andranno perdute. Dio le riscatterà dalla morte ricostituendo in pienezza e definitivamente la tua vita. Soprattutto se saranno relazioni buone: di accoglienza, di dono di te stesso, di generosità e di fedeltà, di perdono. In una parola: relazioni di amore. Credi a questo vangelo e la tua vita sarà salvata. Sarà salvata anche la rete di relazioni che tu, insieme ad altri, avrete saputo mettere in atto, in linea con il vangelo al quale avrete creduto. E questo si rifletterà nella Chiesa e nella stessa società umana che saranno sempre più in sintonia con quel Regno di Dio che Gesù è venuto ad annunciare e ad inaugurare. Anche quest’anno dunque, cari fratelli e sorelle, la Quaresima giunge a noi come una parola di incoraggiamento, di stimolo e di speranza. Accogliamola specialmente impegnandoci in gesti di incontro e di comunione con Dio e con i fratelli. Faremo l’esperienza di ritrovarci, alla fine della Quaresima, a celebrare con gioia e festa interiore la Pasqua di risurrezione: quella di Gesù e quella nostra.

+ Corrado, vescovo

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