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Spazio ai giovani, per un’economia più umana

L'editoriale di don Andrea Forest, delegato vescovile per la pastorale sociale e del lavoro

Parole chiave: lavoro (11), festa (11), giovani (30), economia (8), ambiente (10), futuro (3), sostenibilità (4)
Spazio ai giovani, per un’economia più umana

“Perché l’economia di Vangelo non rimanga solamente un sogno”: sono queste le parole augurali del Messaggio dei vescovi italiani per la festa del lavoro del prossimo 1° maggio in cui viene messo a fuoco il tema: “Giovani e lavoro per nutrire la speranza”. Il sogno da tradurre in realtà resta quello di costruire un modello nuovo di società, di lavoro, di economia, che profumi davvero di Vangelo, ossia che sia capace di attenzione alla persona nell’orizzonte del bene comune. In questo proprio i giovani, che sono l’anima oggi di realtà come Economy of Francesco, cooperative sociali, fondazioni di comunità (e senza andare troppo lontano, molti li ritroviamo anche nel nostro territorio), possono essere il perno di una trasformazione sociale che sappia aprire scenari di speranza per il futuro. Una speranza, come si ricorda nel Messaggio, che a partire da un’economia più capace di integrare i principi etici, assuma caratteristiche molto concrete: fatta cioè di azioni capaci di portare ad un superamento della miseria in tutte le sue forme, riduzione delle diseguaglianze senza lasciare indietro nessuno, cura del creato, attenzione alla famiglia e alla vita.

Tutto ciò è possibile, quindi, a una condizione: ridare spazio ai giovani e alle loro intuizioni. Il che sembra oggi la maggiore difficoltà in una società pesantemente segnata dal calo demografico, che non lascia presagire trend di ripresa. Una società insomma sempre più vecchia, in cui sempre più alta è l’età media di chi lavora, con una grandissima percentuale di disoccupazione tra i giovani: secondo gli ultimi dati Istat relativi allo scorso anno, i cosiddetti “NEET” (giovani che non studiano e non lavorano) rappresentano oltre il 25% della popolazione fra i 15 e i 35 anni; e sono quelli maggiormente esposti alle reti della criminalità, della droga, dell’alcolismo, del lavoro nero e sfruttato. Non stupisce che una tale situazione si accompagni ad un altro dato fornito da Eurostat, che rileva come gli stipendi dei ragazzi che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro siano all’ultimo posto in Europa per consistenza: di sicuro non incoraggianti in ordine a una vita autonoma e dignitosa. Dare spazio ai giovani vuol dire anzitutto prendere sul serio questi dati, orientando a livello politico decise azioni di supporto nei loro confronti.

Si fa strada però un altro dato rilevato dalle statistiche: per i giovani il lavoro è sempre meno una dimensione totalizzante. Esso non è più il centro della loro vita, mentre invece diventano importanti altri aspetti – più relazionali e sociali – con i quali bilanciare il tempo del lavoro. È vero, come hanno rilevato gli imprenditori durante gli appuntamenti diocesani del cammino sinodale, che oggi i giovani sono più fragili di un tempo manifestando, ad esempio, una minore disponibilità al sacrificio e all’adattamento a schematismi rigidi su cui ancora il lavoro è strutturato (fa pensare il dato di numerose dimissioni volontarie da contratti a tempo indeterminato), ma d’altro canto è importante lo stimolo che essi ci stanno offrendo: quello di ripensare i tempi del lavoro cogliendo priorità diverse, afferenti ad ambiti extra lavorativi. Occorre insomma imparare a “liberare” il tempo del lavoro, per dare spazio ad altri elementi altrettanto importanti della vita sociale e familiare in cui prevale la dimensione della gratuità. Ecco, ripartiamo da qui, da quanto i giovani ci chiedono! Prezioso è perciò quanto verrà proposto all’IPSIA di Brugnera il prossimo 4 maggio in una mattinata di confronto tra mondo del lavoro e studenti, dal titolo: “L’orario di lavoro nell’era digitale”. Sarà già un esercizio di ascolto dei giovani. Perché il sogno di un’economia più evangelica e di una società più umana potrà realizzarsi solo con loro e, anzi, grazie a loro. 

Don Andrea Forest

Delegato vescovile per la pastorale sociale e del lavoro

Spazio ai giovani, per un’economia più umana
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