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UN SALUTARE BAGNO NELLA REALTÀ

L'editoriale del direttore don Alessio Magoga

UN SALUTARE BAGNO NELLA REALTÀ

“Vieni e vedi”: comunicare incontrando le persone dove e come sono. È questo il titolo del messaggio di papa Francesco per la 55ª giornata delle comunicazioni sociali 2021, pubblicato il 23 gennaio scorso, nella vigilia della memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti (e patrono anche del nostro Seminario diocesano). La citazione biblica si riferisce alle parole che l’apostolo Filippo rivolge a Natanaele, dopo che gli ha annunciato di aver incontrato il messia: dinanzi all’incredulità di Natanaele (“Può forse venire qualcosa di buono da Nazareth?”), Filippo risponde con l’invito a “venire e vedere”. Non c’è altro modo per convincersi della verità di un’affermazione, se non “andare a vedere” e rendersi conto di persona. Per papa Francesco i due apostoli sono un modello per ogni giornalista, chiamato – così afferma nel Messaggio – a “uscire dalla comoda presunzione del ‘già saputo’ e mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle raccogliere le suggestioni della realtà, che sempre ci sorprenderà in qualche suo aspetto”. Vengono in mente le parole dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium dove Bergoglio afferma che “la realtà è superiore all’idea” (EG, n. 233). Per papa Francesco chi si occupa di informazione – bellissima espressione che si trova ancora nel Messaggio – deve “consumare la suole delle scarpe”, cioè deve andare sul campo e fare esperienza della realtà delle cose, per poterla narrare in modo “limpido e onesto”. Qual è la ragione di questo appello, così forte, che il Papa rivolge ai giornalisti?

Lo spiega lui stesso: “Voci attente lamentano un rischio di appiattimento in ‘giornali fotocopia’ o in notiziari tv e radio e siti web sostanzialmente uguali, dove il genere dell’inchiesta e del reportage perdono spazio e qualità a vantaggio di un’informazione preconfezionata, di palazzo”. E ancora, denuncia il Pontefice: “La crisi dell’editoria rischia di portare a un’informazione costruita nelle redazioni, davanti ai computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza incontrare le persone...”. Purtroppo i timori di papa Francesco sono assolutamente fondati. Vi è chi fa giornalismo semplicemente ripubblicando “comunicati stampa” che vengono inviati agli organi di informazione da chi è dotato di un ufficio stampa. Pur riconoscendo l’utilità di tali comunicati, che sono solo una “voce” della realtà, un direttore di un settimanale diocesano (“La Guida” di Cuneo) ebbe a dire che anche in questi casi è necessario comunque personalizzare l’articolo, non limitarsi ad un pigro “copia e incolla”, ma verificare sempre l’attendibilità della fonte e dei contenuti... Non basta la posta elettronica, non bastano i social, né i siti internet per fare del buon giornalismo. Bisogna andare ad “incontrare le persone” per verificare com’è la realtà delle cose e per dare voce anche a chi non ha voce. I mezzi di informazioni che hanno un forte legame con il territorio (penso ai nostri settimanali diocesani, ma ovviamente non solo a loro) sono avvantaggiati: la realtà delle cose è “a portata di mano” e talvolta viene a bussare alla porta delle nostre redazioni per far presenti problemi e istanze, per chiedere ragione di questo o quell’articolo...

Devo riconoscere, in sintonia con le parole di papa Francesco, che le mie esperienze giornalistiche più belle sono state proprio quelle in cui “ho consumato le suole delle scarpe” per interviste o reportage di eventi “dal vivo”. Essere sul posto, vedere le persone e incontrarle “in diretta”, offre opportunità, spunti e conoscenze che nessun comunicato stampa, per quanto ben fatto, può dare. Le interviste permettono di fare scoperte straordinarie in merito ai temi trattati, certo, ma anche a riguardo delle persone: capita di incontrare esperti e professionisti, uomini e donne impegnati in politica, volontari delle associazioni, membri delle nostre comunità cristiane che è un dono conoscere, per le loro competenze e per la passione che mettono nel loro lavoro o nel loro servizio. Ben vengano, allora, le parole pungenti e provocanti di papa Francesco che chiedono ai giornalisti (e anche alla Chiesa) di “uscire”, di “consumare le suole delle scarpe”, di vincere pigrizia e opportunismo, per “venire e vedere” e fare un salutare bagno nella realtà.

Alessio Magoga

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