UN UOMO DI SPERANZA PER TUTTI
L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga
La bandiera dell’Unione Europea, posta sulla bara, è stata un segno eloquentissimo di una vita vissuta in un certo tipo di orizzonte e spesa per un certo di significati e di valori. Mi riferisco ai funerali di Stato di David Sassoli, celebrati venerdì della settimana scorsa nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma. Tante le parole buone e i tributi di stima, molto belli e forti, dedicati ad una figura che in tanti – forse troppi – scoprono, in tutta la sua lucentezza, solo nel momento della morte. “Adesso assistiamo a questa cosa immensa – ha detto con visibile commozione alla fine delle esequie la moglie, Alessandra Vittorini –: file di persone che vogliono salutarti, i fiori e i biglietti che abbiamo trovato attaccati al portone di casa”.
Davvero il saluto al presidente del Parlamento Europeo ha assunto le dimensioni di un’onda immensa di commozione e di gratitudine nei confronti di una persona che ha vissuto con serietà, mitezza e professionalità prima il suo lavoro come giornalista, poi il suo impegno politico in Italia ed a Bruxelles. Pur militando in un partito – il Pd – ed avendo idee chiare su questioni scottanti, come le migrazioni, ha ricevuto in modo sorprendentemente unanime un accorato tributo di stima anche dagli esponenti degli altri schieramenti politici. I suoi “avversari” (che probabilmente Sassoli non avrebbe mai definito così) gli hanno riconosciuto una reale capacità di dialogo: quella di chi sa rispettare la posizione degli altri – anche quella più lontana – perché animato dalla certezza che, senza rinunciare alle proprie convinzioni, c’è sempre qualcosa da imparare dagli altri, anche da chi la pensa in modo (molto) diverso.
Il card. Zuppi, arcivescovo di Bologna e amico personale di David, che ha presieduto la celebrazione funebre, ha letto il saluto che Sassoli, già malato, aveva diffuso pochi giorni prima di Natale. Vala la pena rileggerlo per intero, quale suo testamento spirituale: «In questo anno abbiamo ascoltato il silenzio del pianeta e abbiamo avuto paura ma abbiamo reagito e abbiamo costruito una nuova solidarietà, perché nessuno è al sicuro da solo. Abbiamo visto nuovi muri: i nostri confini in alcuni casi sono diventati confini tra morale e immorale, tra umanità e disumanità. Muri eretti contro persone che chiedono riparo dal freddo, dalla fame, dalla guerra, dalla povertà. Abbiamo finalmente realizzato dopo anni di crudele rigorismo che la disuguaglianza non è più né tollerabile né accettabile, che vivere nella precarietà non è umano, che la povertà è una realtà che non va nascosta, ma che deve essere combattuta e sconfitta. Il dovere delle istituzioni europee: proteggere i più deboli e non chiedere altri sacrifici aggiungendo dolore al dolore. Il periodo del Natale è il periodo della nascita della speranza e la speranza siamo noi quando non chiudiamo gli occhi davanti a chi ha bisogno, quando non alziamo muri ai nostri confini, quando combattiamo contro tutte le ingiustizie. Auguri a noi, auguri alla nostra speranza». «Grazie – ha commentato Zuppi –, uomo di speranza per tutti».
La testimonianza di Sassoli, in modo molto chiaro, fa capire cosa voglia dire “essere cattolici impegnati in politica”: al di là dei tanti dibattiti sull’argomento, il suo modo di essere ha mostrato in cosa consista lo stile di un cattolico che decide di fare politica. C’è da augurarsi che la sua eredità sia raccolta, innanzi tutto, in Europa dalla maltese Roberta Metsola, che succede a Sassoli quale Presidente del Parlamento Europeo e per il quale all’indomani della morte aveva speso parole di grande affetto: “L’Europa perde un leader, noi un amico”. C’è da augurarsi, infine, che si tenga conto dello “stile” di Sassoli anche nella scelta del nuovo Presidente della Repubblica italiana, che di figure di questo profilo ha urgente bisogno.
Alessio Magoga
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