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Velocità, ma senza sforzare il motore

L'editoriale del direttore de L'Azione don Giampiero Moret

Velocità, ma senza sforzare il motore

Mai dire mai. Soprattutto in politica. E così anche Grillo alla fine è andato alla porta di Renzi, ha bussato e con buone maniere ha chiesto: «È permesso? Posso fare due parole per vedere se...?». Lui che aveva giurato che mai sarebbe sceso a patti con qualcuno degli odiati partiti; lui che avrebbe aperto il parlamento come una scatoletta di tonno e avrebbe mandato a casa tutti, alla fine ha dovuto abbassare la cresta.

Il successo di Renzi e la botta in testa lo hanno convinto a cambiare strada. Ha chiesto a Renzi un incontro per discutere sulla nuova legge elettorale e trovare un accordo. Il premier ha accettato, ma con molte riserve e cautele: vuole essere sicuro delle vere intenzioni di Grillo. Ha messo la condizione che tutto avvenga sotto lo sguardo delle telecamere, in modo che un eventuale accordo non si trasformi in un’arma di ricatto, come sta avvenendo con l’accordo con Berlusconi. enzi ha fatto bene a non chiudere subito la porta in faccia, non solo perché le riforme in genere, e in particolare la legge elettorale, è bene che vengano fatte con il più ampio consenso possibile, ma anche perché la sua posizione è alquanto anomala.

Egli ha con sé la maggioranza del partito, ora ha anche un eccezionale consenso da parte del Paese, ma in parlamento, eletto quando la situazione politica era molto diversa, ha una maggioranza piuttosto precaria, quindi è obbligato a trovare alleanze per poter realizzare l’ambizioso programma di riforme. Ben venga quindi anche questa inaspettata apertura del Movimento 5 Stelle.

Renzi ha ricevuto un grandissimo consenso nelle elezioni europee, tuttavia non mancano le critiche nei suoi confronti, soprattutto per i suoi atteggiamenti troppo autoritari. Qualcuno lo ha chiamato “ducetto”, altri “pifferaio magico”, uno che sa incantare la gente con le sue parole, ma che può diventare pericoloso. Tratta dove è in posizione debole, ma dove è in posizione di forza agisce senza tanti riguardi delle persone e delle regole della democrazia. Ad esempio nei confronti della minoranza del suo partito. L’esclusione del senatore Mineo dalla Commissione Affari costituzionali, perché aveva espresso posizioni diverse dalle sue sulla riforma del senato, è stata una cosa che ha creato una pericolosa spaccatura nel partito. Anche il modo sprezzante con cui tratta il sindacato sembra fuori posto.

Ci voleva un Renzi deciso, convincente e rapido per sbloccare la situazione del Paese. Sono decenni che si parla di riforme e non si arriva a capo a niente per meschini interessi, sgambetti reciproci, illusione di voler accontentare tutti. Ci voleva uno che dicesse: questa è la proposta, chi ci sta, ci sta e gli altri se ne vadano. Anche l’Europa è stanca di vedere continui rinvii delle riforme, richieste per poter concedere agevolazioni e fiducia. Ma una volta sbloccato l’impaccio e messa in moto la macchina, bisogna saperla condurre con prudenza. È pericoloso voler forzare il motore della macchina democratica perché potrebbe bruciarsi. Renzi vorrebbe trasformare il suo governo in un bolide rombante da Formula 1, invece la democrazia è una macchina per sua natura lenta. Ma è robusta. Se si sa guidarla bene si possono percorrere lunghe distanze e superare molti ostacoli. Meglio la vecchia macchina della democrazia che un bolide che ci porta a schiantarci. Renzi deve quindi essere molto attento e guardarsi da quel facilissimo peccato di lasciarsi prendere dal successo e dal potere imboccando scorciatoie pericolose.

Entrando nel merito, non si vede la ragione perché non debba ascoltare con più attenzione proposte diverse sulla riforma del senato, una materia così delicata che tocca i meccanismi fondamentali della rappresentanza politica. Come anche riguardo alla riforma del lavoro o alla recente riforma della pubblica amministrazione: perché non riflettere con più attenzione su certe insistenze del sindacato? Perché alienarsi con eccessiva autosufficienza le organizzazioni sociali? Io ascolto tutti e poi decido, dice Renzi. Forse la politica è un pochino più complicata e richiede anche di accogliere proposte diverse, non per cadere nel marasma degli emendamenti e delle concessioni, ma per procedere più uniti e per migliorare le proposte. Se il tanto vituperato Grillo ha accettato alla fine di parlare, anche Renzi parli, non solo con chi porta voti in parlamento, ma anche con chi rappresenta istanze del Paese.

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