L'arte di educare
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L'arte di educare. Educhiamoci al web

La rubrica di Matteo Pasqual

L'arte di educare. Educhiamoci al web

Il mondo del web, dei social, della comunità virtuale ci ha sorpreso come un ladro in casa e ci trova ancora impreparati ad una battaglia ad armi pari, anche perché è da tempo che l’educazione è una questione improba. Già perché di educazione o per meglio dire, buona educazione si tratta. Cambia il mondo e il suo linguaggio, cambia la tecnologia e la sua possibilità, avanza il progresso e le sue regole ma rimaniamo uomini e per ciò per fortuna ancora educabili.

Questo è il vulnus di tutta la questione; in fin dei conti le tecnologie dovrebbero solo essere dei mezzi per facilitarci la vita, per avvicinare le distanze, per accrescere la nostra conoscenza, per permetterci di percorrere nuove strade ma solo al patto che siamo noi a governare le scelte e non diventare noi le scelte della tecnologia. Ma chi educa più? O meglio a chi spetterebbe il compito di educare? Oggi le responsabilità si rimpallano dalle famiglie ferite dall’egoismo alle istituzioni trincerate dalla burocrazia, si danno colpa al futuro sempre più incerto e al passato troppo lontano per rispolverare qualche buon rimedio, si mettono alla gogna i politici e gli eterni adolescenti e per ciascuno si distribuiscono ricette, diritti e colpe. E alla fine i ragazzi, i nostri giovani si trovano a dover costruire un mondo schiacciati dalle macerie morali che gli stiamo consegnando.

Ecco allora che la forza e il fascino dell’impalpabile web diventa il guru per eccellenza perché da qualche parte hanno bisogno di trovare qualcuno che sia attento alle loro questioni, che sappia comprenderli e li valorizzi come nessun altro. Già, ma non c’è veramente nessun altro? Io non posso arrendermi, noi non possiamo arrenderci, anzi dico di più non dobbiamo arrenderci. È un dovere morale, adulto, estremamente serio riprendere il dominio dell’educazione e riportala al centro della nostra vita perché è essa stessa vita.

Allora dobbiamo ricordarci che per navigare nell’infinito mare internauta dobbiamo dare e darci strumenti precisi una bussola che ha tre punti cardinali: quello Penale, quello Civile, quello Morale. Dobbiamo ricordarci che spesso le azioni che compiono i giovani attraverso il web ricadono in procedimenti sanzionati e noi adulti dobbiamo saperlo, la legge non ammette ignoranza; è nostra la responsabilità.

Dovremmo fare un patto chiaro quando consegniamo il primo cellulare ai nostri ragazzi: il telefono e mio e te lo presto, devo sapere sempre la tua password, sii educato, il cellulare non viene a scuola con te… siamo noi adulti che fissiamo le regole e queste sono rispettate nella misura in cui le rispettiamo noi per primi.  

Ed infine il più bello e delicato di tutti questi aspetti: quello Morale. Ricollochiamo al centro della vita dei nostri ragazzi il Pudore che è un bene estremamente raro ma che ridà dignità alla persona, la fa emergere dalla fremente quotidianità, ridona pace e conforto perché ci permette di tornare a pensare al bene che siamo sempre e comunque, come un dono per sé stessi e per gli altri. Elimina la mercificazione al quale il nostro tempo sembra condannarci e rende liberi di compiere scelte coraggiose perché ciascuno possa essere il cambiamento per cui è venuto al mondo.

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