Oggi Domenica
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Ascoltatelo!

La riflessione sulla Parola di Dio domenicale.

Ascoltatelo!

Domenica 25 febbraio - II di Quaresima - anno B - seconda settimana del Salterio - colore liturgico viola Gen 22, 1-2. 9. 10-13. 15-18; Sal 115; Rm 8, 31-34; Mc 9, 2-10 Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi

Dal deserto delle tentazioni la liturgia ci fa fare un balzo impegnativo fino al Tabor, il monte della trasfigurazione. Un balzo importante, perché ci fa pregustare la meta verso la quale siamo incamminati. Gesù nel salire il monte prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, ben consapevole della fragilità e delle debolezze che li abitano. Sono uomini piccoli e fragili, dei peccatori… proprio come noi. Gesù è conscio del fatto che l’esperienza di luce a cui parteciperanno non trasformerà in modo immediato e automatico il loro cuore. Posando lo sguardo su di loro, tuttavia, egli già vede in essi la roccia su cui stabilirà la sua Chiesa (Pietro), il discepolo dell’amore (Giovanni), il testimone fedele pronto a versare il suo sangue (Giacomo). Mentre salgono in silenzio, il D loro smarrimento cresce nel cuore. La parola di Gesù sul suo futuro di passione, di morte e risurrezione è rimasta davvero indigesta… Non capiscono, ma si fidano del Maestro. Non capiscono, ma sanno che devono stare sulle tracce di Gesù. Mentre salgono al Tabor, i pensieri sono in subbuglio, confusione, smarrimento, buio. Il respiro corto della salita batte il ritmo dei mille pensieri che si scontrano nel cuore e nella testa. E all’improvviso a squarciare il buio che i discepoli si portano dentro, ecco una luce. Un bagliore di bellezza. Gli occhi sono sgranati e il cuore batte a mille. Pietro, Giacomo e Giovanni ricevono il dono di poter assistere a un anticipo della gloria della risurrezione. Gesù svela l’altra faccia del suo mistero: non solo la croce, ma anche la gloria. Gesù apre i loro occhi per riconoscere la sua bellezza, per svelare la sua identità. “E si trasfigurò davanti a loro. E le sue vesti divennero splendenti, bianchissime”. Anche la materia è travolta dalla luce. Pietro ne è sedotto, e prende la parola: “che bello essere qui, Rabbì! Facciamo tre capanne”. Ma dicendo questo Pietro vuol fermare la storia, vuole interrompere il cammino che porta inevitabilmente a Gerusalemme. Il portavoce dei discepoli non comprende che la trasfigurazione non è il punto di arrivo, ma un punto di passaggio per poter tornare alla storia con una prospettiva nuova, con una speranza nuova. Bisogna però scendere a valle: Dio si ama camminando nella fatica, lavorando nel quotidiano, soffrendo e morendo, se necessario. Ecco infatti le parole conclusive della trasfigurazione: “Questi è il Figlio mio, l’Amato: ascoltatelo!”. Cioè, “fatevi condurre da Lui: seguitelo fino al Calvario. Abbiate fede: il terzo giorno risusciterà. Dio infatti vince, come vince l’amore: soffrendo!”. E queste parole mettono energia, donano ali alla nostra speranza: il buio, l’oscuro, il male, le violenze non vinceranno, non è questo il destino dell’uomo! Il discepolo è colui che ascolta Gesù anche quando la luce della trasfigurazione sarà spenta e le tenebre avvolgeranno il Calvario. È un invito a lasciare che Gesù, la sua morte e resurrezione, diventino il centro dell’affettività e dell’esperienza del discepolo. Il Figlio non è un mistero da conservare, ma una persona da seguire. I tre si ritrovano soli con Gesù. L’evangelista Marco conclude ricordandoci che Gesù, Messia e Figlio di Dio, è l’unica Parola fatta carne, l’unica rivelazione del volto del Padre. Tutto termina nel silenzio, creando uno spazio aperto per ogni generazione, spazio dove rinnovare la nostra decisione a seguire Gesù sulla via della croce.

Don Piergiorgio Sanson

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