Oggi Domenica
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Dal peccato all’amore

La riflessione sulla Parola di Dio domenicale.

Dal peccato all’amore

Domenica 11 marzo - IV di Quaresima - Laetare - anno B - quarta settimana del Salterio - colore liturgico viola o rosaceo 2Cr 36, 14-16. 19-23; Sal 136; Ef 2, 4-10; Gv 3, 14-21 Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia

Gesù, discutendo con un distinto professore di Gerusalemme, di nome Nicodemo, si rifà ad un’antica storia che parla di un serpente di bronzo innalzato da Mosè nel deserto per sottrarre alla morte gli israeliti: “Chiunque, dopo essere stato morso dai serpenti, guarderà questo serpente, resterà in vita”. Dio fa sempre così: salva usando proprio ciò che ha causato rovina. “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo”. Gesù annuncia che il proprio destino sarà la croce, la quale però diventa il suo trono, dal momento che il Cristo regnerà dalla croce. E dalla croce Gesù ci comunica la vita eterna. Quando però noi diciamo “vita eterna” rischiamo di pensare solo all’altro mondo, all’esistenza nell’aldilà. Invece Gesù quando parla di “vita eterna” G non pensa solo all’aldilà ma anche all’al di qua. Vita eterna è: piena realizzazione delle proprie potenzialità proprio perché siamo in comunione con Lui. Per capirci si potrebbe sostituire la parola “vita eterna” con: “vita piena-vita bella, realizzata, completa e soddisfacente”. Questo può ottenerlo chiunque crede in Gesù: solo chi si fida di Lui e si affida a Lui, può rinascere e quindi salire con Lui. Al mondo, cioè all’umanità oggetto del grande amore divino, è offerta la possibilità di salvarsi, ma diventa effettiva ed efficace quando una persona l’accoglie con la disponibilità a lasciarci rigenerare. Gesù, come luce – dice il vangelo –, è entrato nella nostra vita e la sua presenza ci fa vedere lo sporco che c’è in noi. Di fronte a Lui ci accorgiamo di essere imperfetti e pieni di difetti. Un’apparenza di religiosità ci dà l’impressione di essere santi, mentre quella luce che penetra in profondità nelle recondite stanze del nostro cuore fa emergere una realtà radicata di peccato. Rifiutare Gesù significa preferire il buio e continuare ad illudersi di essere buoni: lasciarlo entrare come luce al contrario fa prendere coscienza della nostra corruzione. È possibile salvarsi da soli? Gesù non chiede uno sforzo umano, annuncia bensì un dono divino! Il giudizio avviene ora e dipende dalla tua disponibilità. La luce è entrata nella tua vita, ma se tu ami le tue abitudini e il tuo schema mentale, il tuo carattere e i tuoi vizi, riconosci che quella luce ti dà fastidio e chiudi di nuovo la finestra, preferendo il buio. “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito… non per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui”. Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio, ma perché crediamo che Dio ama noi. Non devo fare altro, o meglio, devo lasciarmi fare, non mettere dighe fra me e il torrente impetuoso dell’amore di Dio! A Dio non interessa istruire processi contro di noi, non gli interessa giudicare, condannare, assolvere. Perché la vita del credente non è pensata a misura di un tribunale, ma a misura di fioritura e di abbracci. Il Maestro di Nazareth ci parla di un Dio follemente innamorato dell’uomo, di un Padre che dona quanto ha di più prezioso per farci passare dal buio del nostro peccato alla luce del suo amore. Nel nostro cammino quaresimale, se saremo morsi dai serpenti velenosi della disperazione, della sfiducia, della delusione, alziamo gli occhi al Dio crocefisso e risorto e scopriremo che noi valiamo la sua vita, che siamo preziosi ai suoi occhi e sentiremo ripeterci la misura smisurata del suo amore.

Don Piergiorgio Sanson

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