Oggi Domenica
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Gesù è il veniente

La riflessione sulla Parola domenicale.

Gesù è il veniente

Domenica 27 novembre - I di Avvento - anno A - prima settimana del Salterio - colore liturgico viola Is 2, 1-5; Sal 121; Rm 13, 11-14; Mt 24, 37-44

Eccoci, si riparte. La madre Chiesa ci invita a percorrere un nuovo anno per scoprire il mistero di Dio e per lasciarsi scovare da suo Figlio che ancora viene a cercare ciascuno di noi. Riguardo all’Avvento vorrei subito chiarire un possibile equivoco in cui si potrebbe cadere. Questo tempo dell’anno, con tutto il suo fascino e la sua bellezza, non è un “teatrino” in cui si fa finta che Gesù non sia ancora venuto e ci si mette ad aspettare tutti preoccupati che finalmente nasca il Salvatore. Gesù è già venuto! Lui è già in mezzo a noi e l’Avvento ci ricorda che Lui è il sempre veniente. Questo è l’annuncio: Gesù non si è ancora stancato di noi, di me, di te. Viene in mezzo a noi e si impasta nella nostra storia come lievito di bellezza. E “Se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro…”. Mi ha sempre inquietato l’immagine del Signore che viene come un ladro nella notte. Cerco di capire, perché Dio non è un ladro della vita! Mi sembra una bestemmia! Per prima cosa il Vangelo non parla della mia morte, magari improvvisa, perché il ladro non viene per prendere la vita, ma Gesù parla di un incontro improvviso, di un ritrovarsi faccia a faccia inatteso, dell’irrompere di Dio nella casa. Il Signore è un ladro ben strano: non ruba niente, dona tutto, viene con le mani piene. Ma prima devo fare il vuoto delle cose inutili, di cose che non saziano, altrimenti ciò che ti porta non ci sta. Ed è così che ti cambia la vita, che mette a soqquadro la tua casa, che la rende ricca: di volti, di orizzonti, di forza. Ecco allora che affiora alle tue labbra la preghiera: “Vieni Signore prendi quello che è prezioso per te, questo povero cuore, e poi ridonamelo armato di luce”. I toni minacciosi che ascoltiamo in questa prima domenica di Avvento non ci devono spaventare, ci devono però scuotere per le conseguenze delle scelte che facciamo. Gesù ci vuol mettere in guardia dal grave pericolo che vengono perse le opportunità di salvezza che il Signore offre. La negligenza, la mancanza di attenzione ai segni dei tempi, l’insensibilità spirituale conducono alla catastrofe. Chi idolatra le realtà di questo mondo e si lascia assorbire da esse, come se fossero degli assoluti, va certamente incontro ad un drammatico risveglio. Mangiare, bere, sposarsi, divertirsi, sono realtà buone, ma non sono l’assoluto, devono essere vissute tenendo presente il loro fine ultimo. Chi non le armonizza con il Regno di Dio vedrà la propria vita travolta dalle acque impietose del suo giudizio. È questo l’errore commesso dai contemporanei di Noè. Gesù però non sta minacciando castighi, sta richiamando i valori veri su cui puntare la propria esistenza. Gesù, all’inizio dell’Avvento, ci sveglia con un squillo di tromba; “vegliate”. Cioè “prendete in mano la vostra vita”! Chiediamo al Signore di suscitare in noi questa fervente attesa della sua venuta. Cerchiamo di non gettare sempre la colpa sugli altri. La riuscita della nostra vita non dipende dal governo, né dalla televisione. E il male più grande non sono le tasse. C’è qualcosa di ben più significativo dei risultati settimanali delle partite di calcio. È in gioco la nostra riuscita o il nostro fallimento. E non si tratta di un periodo breve ma dell’eternità. Il Signore Gesù ci promette una felicità eterna, una pienezza inimmaginabile, ma nello stesso tempo ci chiede di fidarci di Lui, di puntare tutto sul suo Vangelo.
Don Piergiorgio Sanson

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