Oggi Domenica
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Peccato o peccati?

Oggi Domenica: la riflessione sulla Parola di Dio domenicale.

Peccato o peccati?

Domenica 19 gennaio - II del tempo ordinario - anno A
Is 49, 3. 5-6; Sal 39; 1Cor 1, 1-3; Gv 1, 29-34
Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà
Seconda settimana del Salterio
Persone di tutte le età e anche ragazzi del catechismo spesso mi chiedono: "È giusto dire che Gesù è venuto a togliere il peccato oppure i peccati del mondo?". Di solito me la cavo con poche parole, secondo le esigenze di ciascuno. Ma qualcuno insiste, e allora… L'espressione al singolare "il peccato" indica la situazione di incredulità del mondo intero, che si manifesta come una potenza ostile a Dio e al suo Regno. Perciò il peccato fondamentale e per eccellenza è il rifiuto di riconoscere Cristo come inviato di Dio per rivelare all'umanità il progetto della salvezza. Di questa negatività parlano in modo più esplicito il Vangelo e la prima lettera di Giovanni, usando il simbolismo della luce: "Nel Verbo era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta" (Gv 1, 4-5). Cristo si incarna in questo mondo tenebroso e lo affronta radicalmente. Il sintomo di tanta ostilità è il rifiuto volontario della luce, e i peccatori si oppongono alla luce perché le loro opere non vengano smascherate (Gv 3, 20). Cristo, luce del mondo, intraprende una lotta senza quartiere contro "il potere delle tenebre" (Luca 22, 52). Contrapponendo il binomio vita-luce a morte-tenebre, così canta la liturgia pasquale: Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfa.
Gli atti peccaminosi dei singoli individui: i peccati, sono le conseguenze dell'influsso negativo del sistema di peccato del mondo e dell'uso errato della libertà. Gesù chiarisce: Chiunque commette il peccato è schiavo del peccat o (Gv 8, 34). Chi, invece, accoglie Cristo compie le opere della luce e diventa figlio della luce.
Considerando i valori supremi in gioco possiamo capire con quanto spirito di novità e di responsabilità Giovanni Battista abbia presentato Gesù alle folle. Cominciò: Ecco, parola chiave che esprime la risposta umana all'intervento di Dio nella storia. In greco "ecco" vuol dire anche: guarda! È l'assenso di Maria all'annuncio dell'angelo (Luca 1, 38); è quanto ripetiamo oggi nel versetto del salmo 40, ripreso nella lettera agli Ebrei (10, 5-9), come risposta del Servo di Dio, che si fa Agnello per immolarsi e riscattare il peccato del mondo. Continuando la presentazione di Gesù, il Battista professa la superiorità e la preesistenza del Cristo, il Verbo di Dio.
La missione del Battista era compiuta! Appena prima della prigionia, quando la lotta contro il male pareva sopraffarlo, ha la forza e l'umiltà di offrirci l'ultima sublime testimonianza: Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire (Gv 3, 29-30). È il suo testamento, che diventa per tutti programma di vita: ridurre le nostre tenebre e aumentare in noi la luce di Cristo.

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