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SERRAVALLE: "Santa Augusta ci esorta a mettere il vangelo di Gesù al primo posto"

L'omelia del vescovo Corrado nella solennità di Santa Augusta

SERRAVALLE: "Santa Augusta ci esorta a mettere il vangelo di Gesù al primo posto"

Nella messa celebrata ieri, 22 agosto, in duomo a Serravalle, alle 11, il vescovo Corrado Pizziolo ha tenuto una intensa omelia sulla centralità della fede e sulla figura di Santa Augusta che esorta anche noi oggi a saper scegliere: scegliere il Signore e il suo vangelo. Ne riportiamo i principali passaggi.

Le parole del Vangelo sono insolitamente molto dure. Da Gesù vorremmo sentire sempre e solo parole di consolazione e di accoglienza. Eppure, in diverse circostanze egli è duro e le sue parole ci imbarazzano: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa».

La vicenda di S. Augusta è un’esemplificazione di queste parole di Gesù. La sua scelta di aderire alla fede cristiana provocò una separazione proprio nella sua famiglia: più precisamente tra lei e il padre che non accettava assolutamente che sua figlia aderisse alla fede che lui combatteva. Augusta fece la sua scelta. E la fece propria a partire dalle parole del Vangelo: «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me».

Augusta fece la scelta di Gesù: mise Gesù e il suo vangelo al primo posto; a costo di entrare in conflitto con il padre; a costo di perdere la sua vita. Fece questa scelta perché aveva dato pienamente fiducia alla promessa di Gesù: «Chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà». 

Di fronte a questa figura di giovane donna credente e coraggiosa, i nostri padri di Serravalle rimasero molto impressionati. Come impressionati si rimane sempre di fronte alla figura del “martire”, cioè di un uomo o una donna che testimoniano con il sangue la loro fede e la loro speranza. Nel caso di Augusta l’impressione si fa più forte, dal momento che questa martire era appunto una giovane donna: poco più che una ragazza. E la scelsero come patrona, cioè come figura a cui attingere esempio e protezione. 

Quale messaggio costituisce per noi questo fatto? Il fatto cioè che la nostra città abbia scelto come patrona - insieme ad un vescovo, San Tiziano - anche una martire? Ci ricorda che la fede che noi professiamo, la fede cristiana, deve necessariamente fare i conti con una scelta: la scelta di mettere Gesù e il suo vangelo al primo posto. E questo non solo con le parole o con le buone intenzioni, ma nelle decisioni pratiche della vita quotidiana. E fare questo può provocare anche delle tensioni, dei conflitti, dal momento che tradurre in pratica i comandamenti del Signore può comportare delle scelte scomode. 

Scomode, anzitutto, per noi stessi, personalmente, perché il primo combattimento che dobbiamo affrontare per vivere il vangelo è quello con noi stessi, con i nostri impulsi, con le nostre abitudini, con le nostre paure. Ascoltare Gesù e seguirlo costa fatica. Porta ad uscire da noi stessi. Può darci l’impressione che non ci guadagniamo niente, anzi che perdiamo la nostra vita. Per questo sono, spesso, scomode le scelte “a causa di Gesù e del suo Vangelo”. 

Ma sono scomode anche nella vita sociale e culturale: perché non sono condivise da tutti e a volte sembrano mettere in pericolo un certo modo di pensare diffuso in larga parte della nostra cultura. Pensiamo ad esempio alle scelte riguardanti l’inizio e la fine della vita, la famiglia, la giustizia sociale… Sono scelte estremamente attuali in questi mesi, nelle quali si avverte immediatamente la distanza tra la mentalità di fede, che mette Gesù e il suo Vangelo al primo posto, e la mentalità di una cultura come quella in cui viviamo, che - al centro di tutto - ha messo il benessere. 

Ma per stare alla liturgia, pensiamo all’indicazione che ci viene dalla prima lettura, riferendosi a quanto faceva S. Augusta: «Spezza il tuo pane con l'affamato, introduci in casa i miseri, senza tetto, vesti uno chi è nudo, senza distogliere gli occhi dalla tua gente. Togli di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio». È un’indicazione che magari tutti condividiamo a parole, ma la cui traduzione pratica comporta fatica e magari crea tensione e conflitto tra le persone. Ora, occorre certamente non essere ingenui e semplicisti, pensando che basti impegnarsi un po’ per togliere tutte le ingiustizie e far trionfare il bene. Viviamo in una società complessa, che occorre conoscere e rispettare nella sua complessità. Quindi anche la traduzione concreta di quelle indicazioni della Parola di Dio andrà pensata con attenzione e senza ingenuità.

E tuttavia, l’indicazione non può essere elusa dicendo, magari: «Sono solo belle parole! Di fatto non è possibile realizzarle». No. Non possiamo dire questo. Dobbiamo piuttosto affrontare la generosità e la fatica richieste dalla traduzione concreta di queste indicazioni, sia nelle scelte pratiche della nostra vita personale, sia in quelle della vita sociale. Solo così saremo degni della nostra patrona S. Augusta e potremo contare sulla sua intercessione e protezione, che invochiamo con grande fiducia.

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