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SERRAVALLE: successo della mostra su terra e salute presso il chiostro di san Giovanni

Intitolata “Dalla cura della terra alla salute del corpo e dell’anima”, si è chiusa il 21 agosto. Intervista a don Gigetto De Bortoli

SERRAVALLE: successo della mostra su terra e salute presso il chiostro di san Giovanni

Oltre ogni aspettativa di pubblico, presenza meditativa e forte attenzione alla mostra “Dalla cura della terra alla Salute del Corpo e dell’anima”, ideata da centro Studi Claviere di Vittorio Veneto e chiusa il 21 agosto nel sorprendente contenitore del chiostro dell’ex convento, già dei Conventuali Francescani e poi dei Carmelitani, diventato “luogo dello spirito e dell’arte”. Tanto più che il contenuto della mostra viene dal Medioevo. Che ci sta a fare la salute medievale con i tempi super tecnologici attuali? Lo chiediamo a don Gigetto De Bortoli, rettore della chiesa di S. Giovanni, attigua al chiostro, che ha ospitato la mostra dedicata all’arabo cristiano Ibn Butlan (XI sec.), selezione di trenta miniature illustranti il Tacuinum Sanitatis composto nella seconda metà del secolo XIII, nella traduzione latina dell’opera araba.

Quale la cosa più notata o rilevata dalla gente in visita?

La semplicità, unita alla chiarezza e all’assenza di ogni formalità.

Poi la grande durata di apertura.

Certo, dalle 7 alle 19 e oltre, ininterrotta, ogni giorno per oltre un mese.

Cosa colpiva all’entrata?

Stupore per le porte del chiostro spalancate, con la domanda: posso entrare e vedere? Un poco strana la richiesta di permesso, perché si vedeva il chiostro abitato.

In che senso, abitato?

Nel senso che c’è la presenza normale di chi ci abita e lavora. Sedie a sedere, chi fa i servizi normali, chi entra ed esce dalle porte laterali del chiostro. Dinamiche diverse rispetto a una mostra che ha ritmi e procedure. Insomma, un chiostro di famiglia e vita, dedicata alla vita, non come un ente di cultura, amministrazione o mostra museale.

E poi la gratuità.

Totale. Fruizione libera di un bene splendido, come scritto spesso nelle note sul blocco bianco vicino all’entrata-uscita. Con la sorpresa che l’invito a lasciare un soldo per le spese organizzative abbia però ottenuto risposta zero. Tempi difficili, vero! Ma tutto è dovuto gratis, anche se meraviglioso?

Che messaggio può darci questa mostra?

L’urgenza di mettere a disposizione di giovani e famiglie spazi aperti, forniti di valore intrinseco, a prescindere da quello che vi si fa o si espone. Sul chiostro di San Giovanni si possono fare attività di libera creatività, con semplicità di allestimento e fruizione.

E in merito al suo tema e ai contenuti? Se tutti hanno annotato la bellezza del contenitore, il chiostro di San Giovanni, come si spiega la grande attenzione ai contenuti delle miniature ingrandite, oltre che alla bellezza. Come se lo spiega?

No “contenitore”, errato. Appunto. Il chiostro non è una muratura, che ospita mostre, come si dice in gergo. È un corpo vivo, risultato consanguineo e contemporaneo allo stupefacente contenuto della mostra. Stesse radici e tratti architettonici riscontrabili sulle immagini esposte. Terra e corpo, salute e spirito, arti visive e sonore si sono ritrovate nella stessa pelle, per un sacco di notizie in campo sanitario, sociale e spirituale, della stessa epoca ed età. Però sono di attualità incredibile, anzi… rappresentano con grande potenza visiva proprio il concetto di integrazione, complessità e valorizzazione, come sostiene papa Francesco nelle sue encicliche.

Ed è sorprendente che ciò derivi dai secoli bui del Medioevo.

Chi si riferisce al Medioevo come “secoli bui” mi fa venire il sangue agli occhi. Rodney Stark, texano, massimo sociologo delle religioni, non cattolico, chiamato da molte università del mondo, morto l’altro giorno a 88 anni, riteneva la frase “secoli bui” un insulto personale. Inaccettabile da ogni punto di vista. Infatti, fu un periodo di oltre mille anni, talmente luminoso da creare la civiltà e cultura europea, guarda caso salvaguardando sempre il ruolo massimo della ragione. Il pregiudizio è nato dai saccenti illuministi francesi, pur deisti, ricercatori bravi, però sempre smaccati auto-referenziali, anticlericali, anti-ecclesiali, antitutto per farsi valere.

L’epoca moderna però ha rilanciato scienza e medicina, garantendo lo sviluppo impressionante attuale.

Già. L’epoca moderna però si apre con un grande errore, attribuito a Cartesio fondatore della cosiddetta scienza, basata sulla ragione, la geometria e i numeri. L’errore di Cartesio (omonimo scritto da Damasio, 1994, ndr), oggi riconosciuto da tutti coloro che studiano le neuroscienze, è di aver messo da parte le emozioni, l’intuizione, l’apprendimento sociale, uccidendo l’approccio olistico in tutti i campi, a partire dalla salute. Perfino oggi la cura sanitaria specialistica, settoriale e supertecnica resta impoverita dal non proporsi come relazione olistica del medico con il suo malato. La tecnica medica è necessaria, ma non tiene conto e non salva la salute globale del malato.

Un esempio, per favore, da prendere tra i quadri esposti.

La porta del mio ufficio, nel chiostro, si apre tra le immagini Canfora e Canto Sacro. Il Tacuinum dice di questa essenza medicamentosa: “La sua natura è fredda e secca, la ‘migliore’ è quella chiara, e ‘utile’ per arrestare il flusso del sangue dalle narici, sfiammare gli occhi e contenere le febbri acute; è ‘nociva’ perché provoca insonnia... Il ‘danno si rimuove’ con viole e ninfee. Genera diletto. ‘Adatta’ ai temperamenti caldi, ai giovani, in estate e nelle regioni meridionali”. Questo ‘bugiardino’ contiene la bellezza di venti informazioni, oltre agli aspetti curativi indica gli effetti prodotti, tenendo conto di località, età, temperatore territoriali e perfino aspetti caratteriali. Più olistico di così non si può. La canfora ed essenze simili non sono sparite dalla circolazione. Ogni immagine esposta ha poi una spiegazione attuale. E forma un interesse del tutto particolare ai nutrizionisti e manipolatori di essenze oggi, che vi trovano non solo tradizioni ma indicazioni da sviluppare. Prima di qualsiasi teoria moderna sulla scienza, la prima scienza è l’osservazione delle cose e il lor situarsi nel contesto. Solo l’osservazione umile e concreta riesce a cogliere la realtà che è infinitamente complessa.

(foto: pagina Fb Abs Group)

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