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VITTORIO VENETO: mons. Pizziolo ha ricordato il vescovo Cunial

A 40 anni dalla morte, nella Casa di Spiritualità "San Martino"

VITTORIO VENETO: mons. Pizziolo ha ricordato il vescovo Cunial

Mercoledì 10 agosto, nella chiesa della casa di spiritualità San Martino a Vittorio Veneto, il vescovo Corrado Pizziolo ha celebrato la messa nel 40° anniversario della morte di mons. Antonio Cunial (nella foto). Nell’occasione, mons. Pizziolo ha utilizzato il pastorale di Cunial, che gli fu donato dal capitolo della cattedrale di Treviso quando fu nominato vescovo di Lucera, con un’immagine di san Pietro, patrono di quella diocesi. I resti mortali del vescovo Cunial riposano nella tomba episcopale che si trova nella cappella di San Martino in Castello vescovile. Ecco alcuni passaggi dell’omelia di mons. Pizziolo. 

«Era il 10 agosto del 1982, quando monsignor Cunial morì a Lourdes, all’età di 66 anni. Ad appena 23 anni fu ordinato prete, nel 1939. Nel 1963, a 47 anni, venne eletto vescovo di Lucera, dove rimase fino al 1970, quando venne nominato vescovo di Vittorio Veneto, succedendo a monsignor Albino Luciani. Rimase quindi nostro vescovo per dodici anni, dal 1970 al 1982. Per usare un’immagine che ci viene offerta dalla prima lettura, possiamo dire che mons. Cunial “ha seminato con larghezza” (...) l’ha fatto nelle varie fasi della sua vita: sia quando è stato prete a Treviso insegnante di morale e di diritto, Vicario Generale e impegnato in molte altre attività diocesane; sia da vescovo, a Lucera per sette anni e poi qui a Vittorio Veneto per altri dodici.

Monsignor Cunial è stato vescovo in un momento assai delicato del periodo post-conciliare. Un tempo caratterizzato da una grande partecipazione alla vita e alla pratica religiosa, ma percorso dai fremiti e dalle tensioni che si erano prodotte nella società e nella cultura in seguito a quel momento di trapasso culturale e sociale che è conosciuto con il nome del “Sessantotto” e che avevano inevitabilmente fatto sentire i loro riflessi anche nella Chiesa.

Non è stato il Concilio a causare il “Sessantotto”, e tuttavia il “Sessantotto” (...) ha certamente influenzato il modo di recepire e di attuare le indicazioni del Concilio. Fu certamente un periodo molto interessante e per tanti aspetti fecondo, ma, contemporaneamente si registrarono delle fatiche e delle tensioni che mettevano pesantemente in discussione il ruolo dell’autorità. Di conseguenza anche quella del vescovo.

Mi ha colpito - in un volume che raccoglie pensieri e testi di monsignor Cunial - questa testimonianza scritta del suo segretario (don Francesco Taffarel, ndr): Una sera, dopo un incontro difficile e dialettico, prima di ritirarsi in camera e dopo aver pregato nella cappellina, disse: per crucem ad lucem. Dopo il Venerdì Santo viene la Pasqua di risurrezione… il seminatore sparge la semente piangendo, ma poi altri raccoglierà nella gioia. Il vescovo deve precedere nell’amore”. Mi sembrano parole che dicono la convinzione di fede e di mons. Cunial il quale continuò a “seminare con larghezza”, anche quando i frutti di questa semina non sembravano così promettenti.

E ha continuato a farlo anche nel momento della malattia alla vista che cominciò a colpirlo in età ancora assai precoce. Il fatto della sua presenza Lourdes nel 1982, al momento della sua morte, sta a testimoniare che non si ritirò in disparte, ma continuò il suo ministero anche nel momento non solo della difficoltà ecclesiale e pastorale, ma anche nel momento della prova fisica.

“Chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà”. Anche se, magari, chi ha raccolto è stato chi è venuto dopo di lui (...) possiamo certamente affermare che nel popolo di Dio, la figura di monsignor Cunial ha lasciato un segno molto prezioso e fecondo».

(foto - Casa di Spiritualità "San Martino")

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