Battesimo di penitenza
Le omelie di don Mario Albertini (1925-2013).
Redazione Online
07/01/2015

Se è vero, come è vero, che Dio ama tutte le creature umane, cosa comporta in più e di diverso l’essere stati battezzati? Cerco di rispondere indirettamente invitandovi a guardare al battesimo di Gesù. 1. Intanto: pochi giorni fa: Gesù bambino, adorato dai Magi. Oggi: Gesù adulto, che riceve il battesimo di Giovanni. Non pochi giorni, ma trent’anni tra i due episodi. Che cosa sappiamo di quei trent’anni? Non abbiamo notizie, e tuttavia sappiamo l’essenziale. In tutta la sua vita Gesù è il nostro Salvatore. E se durante gli ultimi tre anni lo ha dimostrato con la predicazione, con le guarigioni, con la passione e morte e risurrezione, quei trent’anni li ha dedicati alla preghiera, allo studio della scrittura sacra, e al lavoro di falegname, accettando anche lui nella sua famiglia le gioie e le sofferenze che fanno parte di ogni esistenza. In altre parole, ha voluto condividere la condizione ordinaria della maggioranza di noi. La sua non è stata, nel suo svolgersi, un’esistenza eccezionale. 2. Inoltre la sua condivisione della vita ordinaria è diventata anche solidarietà con la nostra situazione di peccatori: il battesimo che Gesù ha ricevuto era un battesimo di penitenza, e lui non ne aveva bisogno, come riconosce lo stesso Giovanni, ma ha voluto riceverlo per questa solidarietà, prendendo su di sé il peso del peccato. Questa solidarietà con noi peccatori è alla base della sua opera di salvezza. 3. L’evangelista continua così il racconto: Uscendo dall’acqua Gesù vide squarciarsi i cieli (è forte questo verbo: i cieli che si squarciano come avviene per una saetta) e lo Spirito scendere su di lui nel simbolo della colomba, e sentì una voce: Tu sei il Figlio mio, l’amato... Possiamo definire tutto questo come l’investitura ufficiale che Gesù riceve dal Padre che sta nei cieli, così che subito dopo comincerà ad annunciare la buona notizia che il Regno di Dio è vicino, cioè che l’amore di Dio, amore che è da sempre, sta per essere conosciuto dagli uomini perché lui, Gesù, lo rivela e lo comunica e ci aiuta a ricambiarlo. Anche questo ci rinvia a pensare al nostro battesimo: Gesù è il Figlio amato, noi per il battesimo siamo diventati suoi fratelli e figli di Dio. E qui allora è giusto pensare con gratitudine a Dio, alla Chiesa e ai nostri genitori per il nostro battesimo, che ci ha donato la vita della grazia, per i meriti di Gesù. Ecco allora cosa c’è di diverso e di più: l’amore di Dio è per tutti, ma raggiunge noi in Cristo, in quella grande famiglia che è la Chiesa la quale vive in Cristo e per Cristo. Il Padre guarda al figlio Gesù e vede anche noi. Ecco, ripeto, cosa c’è di più e di diverso: la nostra unione a Gesù. Noi abbiamo bisogno di credere all’amore di Dio; possiamo crederci perché con il battesimo Gesù ce ne dà la certezza e la ricchezza.