Domenica 9 novembre - Dedicazione della Basilica Lateranense
anno A Ez 47, 1-2. 8-9. 12; Sal 46; 1Cor 3, 9-11. 16-17; Gv 2, 13-22
Un fiume rallegra la città di Dio
Mi è capitato una sola volta di ascoltare la corretta relazione tra persone e oggetti devozionali in un santuario. Accadde a Cascia una decina d’anni fa al momento della benedizione finale. Un fratone solenne presidente dell’Eucaristia spiegò: “Ora vi do la benedizione del Signore, destinata soprattutto alle persone, e da voi passa agli oggetti, santini, medaglie, ricordi, alimenti ecc. per usarli secondo la volontà di Dio”. Ritornato in sacristia, l’ho ringraziato per la chiarezza, aggiungendo: “Ma così forse va contro i suoi interessi”. Il religioso sorridendo mi rispose: “Noi cerchiamo fedeli, non clienti”. Lo stesso criterio possiamo applicarlo ai nostri edifici, paramenti e opere d’arte. Sono le persone riunite che danno valore al tempio che perciò è chiamato Chiesa, che significa assemblea. Per il popolo ebreo il Tempio e la Legge erano valori sacri e costitutivi perché rappresentavano la presenza di Dio, lo spazio sacro e la consacrazione del tempo scandito dall’osservanza della Legge. La storia della salvezza è il cammino della progressiva interiorizzazione dell’Alleanza tra Dio e il suo popolo. Isaia, Geremia, Ezechiele e altri profeti hanno annunciato questa maturazione: Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo e vi farò vivere secondo le mie leggi (Ez 36, 26-27). Antropocentrismo che riceverà l’assoluta realizzazione nell’Incarnazione del Figlio: Tempio di Dio e Legge viva per tutti. Il passaggio alla Nuova ed Eterna Alleanza avviene in Maria di Nazaret, la fedele figlia di Sion, che ha concepito la Parola prima nel cuore e poi nel corpo, divenendo Tempio dell’Altissimo e continuando a custodirlo meditando nel suo cuore (Luca 2, 19.51). Maria è il prototipo di ogni cristiano e della Chiesa per generare il Cristo nei rapporti umani ispirati dall’Amore. Così pregava la beata Elisabetta della Trinità, oggi festeggiata: O Signore, fa’ di me un prolungamento della tua Incarnazione! Molte chiese, monumenti e opere d’arte, concepite e create con spirito di fede, sono aperte anche a turisti e curiosi, a volte seriamente impegnati a coglierne il valore, ma spesso superficiali e indifferenti o addirittura vittime delle agenzie propagandistiche. Se ci danno fastidio le bancarelle o altri trucchetti che sfruttano la religione per interessi economici e volessimo imitare il nostro Maestro, dovremmo indignarci e purificare materialmente e spiritualmente le nostre strutture, con il rischio di essere giudicati rei di morte (Luca 19, 47) e condannati dalla gerarchia. Nel discorso sui segni dei tempi (13.11.1960) S. Giovanni XXIII concludeva: La Chiesa non è un museo di archeologia. In bocca a papa Giovanni quest’affermazione ha tutto il sapore di un’esistenza realizzata creativamente e il valore di un dogma, anticipando lo stile del Vaticano II.