
I reati contro l’ambiente superano la soglia dei 35mila all’anno: una media di 97,2 al giorno, 4 ogni ora. A lanciare l’allarme è l’ultimo rapporto “Ecomafia” di Legambiente, che documenta un incremento del 15,6% rispetto al 2022, insieme a un’impennata delle denunce (+30,6%), degli arresti (+43%) e dei sequestri (+19%).
Ma dietro a questi numeri si cela una realtà più complessa e meno raccontata: quella delle piccole e medie imprese, spesso più vittime che colpevoli, strette nella morsa di una normativa ambientale ipertrofica e in continua evoluzione. Dal 2006 ad oggi, il quadro normativo ambientale italiano ha subito ben 135 modifiche, tra leggi, regolamenti e interpretazioni. Un contesto in cui anche l’imprenditore più scrupoloso rischia di inciampare. Da qui l’iniziativa di Confartigianato Imprese Veneto, che ha organizzato un corso di formazione dedicato alla consapevolezza nel diritto penale dell’ambiente e alla responsabilità individuale all’interno delle organizzazioni imprenditoriali.
“L’ecomafia è una piaga vera, ma non è l’unico volto del problema – spiega Angelo Merlin, avvocato specializzato in diritto penale dell’ambiente - sempre più frequentemente le imprese si ritrovano nel mirino per errori formali o per la difficoltà a seguire normative complesse e in continua mutazione. Teniamo conto che in tema di ambiente molta importanza ha il peso della giurisprudenza, le sentenze negli anni hanno avuto più valore delle norme, e non sempre le risposte sono univoche. La formazione diventa quindi uno strumento di prevenzione, prima ancora che un obbligo”.
Il paradosso è evidente – sottolinea Roberto Boschetto, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto - perché il nostro paese registra una tassazione ambientale pari al 3,0% del PIL – ben 0,8 punti sopra la media UE del 2,2% – si genera un paradosso. Il maggior carico fiscale ambientale, in valore assoluto, tocca quota 13.390 milioni di euro, ovvero 260 euro per abitante. In questo scenario, il Veneto è la seconda regione per pressione fiscale ambientale (1.263 milioni di euro), preceduta solo dalla Lombardia (2.415 milioni). È una contraddizione evidente: le nostre imprese pagano di più ma spesso sono proprio quelle che, grazie a soluzioni energy saving e a produzioni sostenibili, generano meno impatto ambientale - aggiunge Boschetto - servono regole chiare, proporzionate e comprensibili, ma soprattutto serve formazione. Un altro paradosso normativo riguarda la responsabilità in caso di reato. L’ente, ovvero la società, ha una sua “autonoma” responsabilità e quindi non può beneficiare della disciplina estintiva delle contravvenzioni ambientali. Questo è un aspetto che andrebbe rivisto”.