TREVISO: medici di base, sindacati dei pensionati in allarme
Necessario cambiare le regole e investire nel sistema pubblico
Redazione Online
18/01/2022

Anche le articolazioni territoriali dei Sindacati dei pensionati di CGIL, CISL e UIL trevigiani registrano il sempre più crescente disagio di comunità e assistiti in relazione alla cronica e ormai drammaticamente strutturale carenza di medici di medicina generale praticamente in tutta la provincia, nonché grande preoccupazione per il prossimo futuro che vedrà il pensionamento di altri professionisti e così l’accorpamento di bacini di utenti con un ulteriore arretramento del servizio di presidio sanitario.

La denuncia arriva per bocca dei segretari generali delle Organizzazioni Sindacali dei pensionati Vigilio Biscaro (SPI CGIL), Franco Marcuzzo (FNP CISL) e Beniamino Gorza (UILP UIL): “una bomba a orologeria. Il forte disagio che vivono quotidianamente i trevigiani è palpabile e innegabile ed è giunto con forza anche a noi da diverse parti della Marca. La carenza di medici di medicina generale e il mancato cambio generazionale dei professionisti sono problemi che, come sindacati, abbiamo a più riprese evidenziato a tutti i livelli e in tutte le sedi. Una situazione che negli ultimi due anni si è ulteriormente aggravata nella contingenza dell’emergenza sanitaria pandemica portando i nodi al pettine e alla luce falle e responsabilità nella programmazione e pianificazione organizzativa sanitaria sul territorio. Si è, infatti, registrato un nettissimo peggioramento dei servizi e un allentamento del presidio Salute a discapito di comunità e cittadini, in particolare a farne le spese proprio la popolazione anziana, la più fragile”.

“Già nel corso della contrattazione sociale lo scorso anno sono emersi chiaramente i primi segnali di allarme di amministratori, sindaci e assessori, che riferivano situazioni complicate proprio dettate dalla carenza dei medici di base e dalla discontinuità del servizio – spiegano Biscaro, Marcuzzo e Gorza –. Oggi ci troviamo ad affrontare una situazione peggiore e drammaticamente in caduta libera, visti anche quelli che saranno i pensionamenti previsti nei prossimi mesi”.

“In una società, come quella trevigiana, sempre più anziana, il bisogno di cura è un nodo cruciale e imprescindibile al quale dare risposta – sottolineano i vertici dei sindacati dei pensionati –. Invece di investire su questo delicato fronte e rendere la sanità realmente di prossimità la tendenza è stata ed è ancora quella di retrocedere, allontanando di fatto gli assistiti da prevenzione e cure. Un allontanamento che deriva dalle difficoltà di contattare i medici, con i loro collaboratori in queste settimane completamente nel caos, nel raggiungere le sedi ambulatoriali, in numero sempre più inferiore, nel gestire le nuove forme di digitalizzazione per prenotazioni e referti”.

“L’aver alzato da 1.500 a 1.800 il numero di assistiti per medico è una scelta grave che accresce tali problematiche – puntualizzano SPI, FNP e UILP trevigiane –, senza perdere un minuto è improrogabile agire per ridefinire il sistema salute del territorio, con nuove regole e investendo risorse sulla medicina di gruppo, tanto annunciata e praticamente non realizzata, con responsabilità e pragmatismo, guardando all’assunzione diretta - e alle dirette dipendenze dell’ULSS - dei professionisti, in collaborazione con le figure dell’infermiere di famiglia e con un regime orario settimanale pieno, puntando alla capillarità del presidio e al rafforzamento dei servizi pubblici e non al ridimensionamento in favore del privato”.

Concludono i tre segretari generali “è una battaglia di buon senso e di civiltà, in gioco la tenuta di un sistema per la salute di tutti”.

(fonte: comunicato stampa)