Un momento di preghiera per i morti e per i vivi dell'attentato di Parigi ha aperto sabato 14 novembre a Vittorio Veneto l'inaugurazione della “Casa di prima accoglienza Don Vittorino Favero” per persone in difficoltà, realizzata dalla Caritas diocesana di Vittorio Veneto in via Malanotti a Vittorio Veneto, a fianco del seminario vescovile.
Assieme ai 110 presenti, il vescovo di Vittorio mons. Corrado Pizziolo ha scandito un Padre Nostro e un Eterno Riposo, pregando “per trovare vie di pace e di convivenza”.
“Una struttura come Casa Don Vittorino Favero – ha sottolineato il vescovo - esprime una Chiesa con volto di accoglienza e tenerezza che contrasta con una logica di violenza, e si manifesta nella carità”.
Una carità che è già concreta: Casa Don Vittorino Favero è già abitata. Da qualche giorno infatti ha aperto le sue porte ad una mamma con due bambini. Un ingresso in anticipo sui tempi previsti, ma le risposte alla carità e alle emergenze non possono attendere. La casa potrà accogliere fino a sei persone: ci sono tre camere doppie, ciascuna con bagno, oltre agli spazi comuni.
“Questa – ha spiegato il direttore della Caritas diocesana don Roberto Camilotti - è una casa di prima accoglienza, in cui chi entra potrà fermarsi al massimo 60 giorni. In questo periodo, Caritas e persona accolta cercheranno cercheranno di costruire un progetto per aiutare a ripartire, ad andare oltre l'emergenza”. Fondamentale sarà anche il ruolo dei volontari che si renderanno disponibili.
Questa Casa non si dedica all'accoglienza di profughi: per loro Caritas impegna altre strutture e risorse.
La struttura è stata realizzata anche grazie ai fondi dell'otto per mille, arrivati tramite Caritas Italiana.
In alcuni spazi della Casa abitano anche Eleonora Segat e Sara Giacomin, due ventenni che hanno scelto di fare un anno di volontariato in Caritas con l'Anno di Volontariato Sociale.
“Dedichiamo la casa a don Vittorino Favero per un debito che Caritas e diocesi hanno verso di lui, che ha fatto decollare la Caritas e la ha dato uno stile” ha ricordato don Camilotti all'inaugurazione, cui ha partecipato anche il 95enne fratello di don Vittorino, che fu parroco di Meschio e fondatore della Casa Mater Dei, oltre che direttore della Caritas diocesana. A ricordare don Favero una grande foto all'ingresso della casa, che lo ritrae in sella all'amata bicicletta, affiancata da una sua poesia.
Per l'inaugurazione Caritas ha invitato il cardinale Beniamino Stella, originario di Pieve di Soligo, per una riflessione su “Il prete e l'esercizio della carità”.
“Il futuro della Chiesa – ha scandito il cardinale - è la carità, ci dice Papa Francesco. E chi vive sentimenti di povertà, di abbandono, è fortemente sensibile a questa chiesa che accoglie. Partecipando al Sinodo ho messo l'accento sulla necessità che i sacerdoti prendano la guida di questa ondata cui il Papa ci sospinge, diretta all'accoglienza, all'ascolto, al soccorso”.
Non limitandosi solo ai tanti che vengono a chiedere direttamente aiuto.
“Voi operatori Caritas, in particolare, -ha detto il cardinale - dovete aprire gli occhi verso la povertà nascosta, quella delle persone che hanno un bisogno materiale e spirituale ma non osano venire alla chiesa. Tocca a voi scoprire e avvicinare queste miserie solitudini e portarle davanti ai vostri parroci”.
“La Chiesa – ha aggiunto - non può risolvere i drammi di questa congiuntura sociale, ma è importante che offra dei segni di accoglienza, di bontà e di povertà nascosta. Nell'ambito della carità dobbiamo diventare più visibili e più generosi”.