
Domenica 25 maggio, alle 16, in cattedrale a Vittorio Veneto verrà celebrata la messa con ordinazione episcopale di mons. Riccardo Battocchio, nuovo vescovo di Vittorio Veneto.
Nell'Azione di domenica 25 vi sono tre pagine dedicate all'evento, anche con un intervista esclusiva a mons. Battocchio.
Qui pubblichiamo l'intervista che mons. Riccardo Battocchio ha rilasciato, subito dopo la nomina a fine dicembre, ai settimanali diocesani L’Azione di Vittorio Veneto e La Difesa del Popolo di Padova, sua diocesi di origine.
Mons. Battocchio, come nasce la sua vocazione?
«Sono nato a Fellette di Romano d’Ezzelino (parrocchia padovana in provincia di Vicenza, ndr), un contesto in cui era normale che qualcuno ogni tanto partisse per il seminario o la vita religiosa. Avevo uno zio scalabriniano, amici di famiglia preti o religiosi. Il desiderio di far parte della comunità cristiana mi ha accompagnato anche negli anni del liceo a Bassano del Grappa. Sono cresciuto con l’idea che potevo fare anch’io quello che vedevo fare dai preti accanto a me: un modo giusto e bello per vivere la mia vita e seguire Gesù».
Che cosa prova nei confronti della Chiesa di Padova?
«Un’enorme gratitudine! Mi sento parte della diocesi di Padova fino al midollo, anche perché il mio paese ha dato i natali a un vescovo importante come mons. Girolamo Bortignon. C’è anche qualche rammarico, forse avrei potuto fare qualcosa di più o di meglio per la mia Chiesa. Oggi sono felice di essere chiamato a servire una Chiesa sorella come Vittorio Veneto, in comunione con Padova grazie al ricordo di mons. Magarotto: tutto questo mi rende facile pensare di trovarmi a casa».
Ci sono alcune figure di riferimento per lei particolarmente importanti?
«È una galleria molto ricca di volti. Difficile ricordarli tutti, ma non posso dimenticare il parroco di quando ero ragazzo e adolescente, don Martino Bassani, e poi i parroci che si sono avvicendati a Fellette, i vescovi di Padova e i molti insegnanti che hanno inciso sulla mia formazione. Ma c’è una figura per me di riferimento anche a Vittorio Veneto: il parroco di Follina padre Francesco Rigobello, mio insegnante di musica tra ginnasio e liceo, che ha testimoniato senza tante parole la possibilità di vivere un’esistenza come quella di un prete coltivando anche una passione artistica».
L’insegnamento e lo studio della teologia sono qualcosa di centrale nel suo ministero. Potrà essere fruttuoso per la pastorale?
«Ho sempre cercato di vivere il mio impegno in ambito teologico come propriamente pastorale. Non in senso generico, ma come il mio modo di partecipare all’azione evangelizzatrice della Chiesa, all’attenzione della Chiesa per la realtà e i bisogni delle persone. Fare teologia come servizio all’annuncio della fede e per una comprensione più adeguata della bellezza e della ricchezza delle testimonianze che ci arrivano dalla Scrittura e dalla tradizione, ma anche dal confronto con le culture che donano molto a chi decide di seguire Gesù».
Ha già citato la passione per la musica. Ci racconta qualcosa di più?
«La musica è per me una passione fatta più di buona volta che di talento! Ho studiato organo e poi pianoforte per capire qualcosa di più del mondo affascinante e misterioso che è la musica. Non nego che quando ho saputo che avrei servito la diocesi di Vittorio Veneto ho pensato subito a Lorenzo Da Ponte di Ceneda, non il vescovo omonimo: non uno stinco di santo, ma ugualmente un genio che ha composto i libretti delle Nozze di Figaro, del Don Giovanni e del Così fan tutte di Mozart. Sono capolavori assoluti a cui ho anche dedicato dei corsi alla Gregoriana».
Ha partecipato alla 16esima Assemblea del Sinodo dei vescovi, dedicata alla sinodalità. Che cosa rappresenta per lei questa esperienza?
«Al tema della sinodalità avevo dedicato letture, riflessioni, discussioni e saggi fin dal 2004-2005. La mia partecipazione al Sinodo è stata richiesta improvvisamente e, con padre Giacomo Costa, abbiamo svolto il ruolo di segretari speciali, chiamati ad ascoltare tutto quanto veniva prodotto nell’Assemblea; e poi come commissario ho partecipato alla commissione per la stesura del documento finale che è stato approvato e fatto proprio anche dal Santo Padre. Ho potuto toccare con mano la bellezza e la complessità di una Chiesa che è comunione di tante Chiese, ho ascoltato testimonianze molto ricche, a volte drammatiche, fatte di fatiche ed entusiasmi, di sofferenze e speranze. Spero che tutto questo possa aiutare il cammino sinodale che so già essere iniziato anche nella diocesi di Vittorio Veneto».