
Sono passati alcuni decenni da quando Erich Fromm, in un suo famoso saggio, ipotizzava una relazione tra la libertà dell’uomo occidentale e l’insorgere delle dittature agli inizi del Novecento. Detto altrimenti, Fromm suggeriva che l’imporsi delle ideologie del secolo scorso (il nazismo e il fascismo ma anche il conformismo) fosse il risultato della difficoltà dell’uomo europeo a reggere il peso della responsabilità che proviene dalla libertà individuale acquisita nel corso dei secoli. In sostanza, è più facile vivere consegnando la propria libertà ad “un uomo solo al comando” che dovere fare i conti, ogni giorno, con la libertà di essere sé stessi e con la responsabilità che ne deriva. Da qui il titolo della fortunata opera di Fromm, “Fuga dalla libertà”, scritta nel ’41 – nel pieno della Seconda guerra mondiale – e tradotta in italiano a partire dagli anni ’60.
Oggi, ovviamente, il quadro è profondamente mutato rispetto al secolo scorso. Molto è cambiato nei processi strutturali delle nostre società: siamo nell’era del digitale, dei social, dell’intelligenza artificiale... E tuttavia una certa disaffezione nei confronti delle istituzioni democratiche è in atto anche oggi, proprio nella nostra Europa. Lo testimoniano il crescere dell’astensionismo ad ogni tornata elettorale e l’affermarsi (a livello mondiale) di un diffuso spirito nazionalista. Oggi il saggio di Fromm richiederebbe degli importanti aggiornamenti, eppure il suo grido di allarme resta intatto: la via verso una vita autentica passa solo attraverso l’assunzione delle responsabilità che la libertà raggiunta ci consegna. Consegnarla ad altri potrà apparire più comodo, ma è anche terribilmente più pericoloso. AM