
“Visitare un anziano è un modo per incontrare Gesù, che ci libera dall’indifferenza e dalla solitudine”. Si apre con questo forte richiamo alla concretezza della carità il messaggio di papa Leone XIV per la V Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, che si celebrerà domenica 27 luglio sul tema “Beato chi non ha perduto la sua speranza”. Il Pontefice richiama le figure bibliche di Abramo e Sara, Zaccaria ed Elisabetta, ricordando che “vecchiaia, sterilità, declino sembrano spegnere le speranze di vita e di fecondità di tutti questi uomini e donne”, ma che Dio sorprende sempre con il suo intervento di salvezza. Ripercorrendo la storia della salvezza, il Papa evidenzia come “nella Bibbia, Dio più volte mostra la sua provvidenza rivolgendosi a persone avanti negli anni”, come Mosè, chiamato a liberare il popolo a ottant’anni. Citando sant’Agostino, scrive: “Cos’è mai questo tempo della vecchiaia? - si domanda al riguardo Sant’Agostino - Ti risponde qui Dio: ‘Oh, venga meno per davvero la tua forza, affinché in te resti la forza mia e tu possa dire con l’Apostolo: Quando sono debole, allora sono forte’”. E osserva che l’aumento delle persone anziane è “un segno dei tempi che siamo chiamati a discernere, per leggere bene la storia che viviamo”.
Segno dei tempi Il Papa riflette sul ruolo insostituibile degli anziani come “primi testimoni di speranza” e memoria viva di fede, virtù civiche, devozione e perseveranza. Ricorda l’immagine di Giacobbe che benedice i suoi nipoti, “spronandoli a guardare con speranza al futuro, come al tempo delle promesse di Dio”. Nel messaggio, Leone XIV sottolinea come il Giubileo sia tempo di liberazione e invita la Chiesa a un cambio di passo per gli anziani: “La fedeltà di Dio alle sue promesse ci insegna che c’è una beatitudine nella vecchiaia, una gioia autenticamente evangelica, che ci chiede di abbattere i muri dell’indifferenza, nella quale gli anziani sono spesso rinchiusi”. E denuncia: “Le nostre società, ad ogni latitudine, si stanno abituando troppo spesso a lasciare che una parte così importante e ricca della loro compagine venga tenuta ai margini e dimenticata”. Per questo chiede che ogni parrocchia, associazione e gruppo ecclesiale diventino protagonisti di una “rivoluzione della gratitudine e della cura”, creando reti di sostegno, visita e preghiera, capaci di ridare dignità a chi si sente abbandonato.
Speranza da trasmettere Nella parte conclusiva del messaggio, il Papa invita gli anziani stessi a non perdere la speranza, citando la Scrittura: “Beato chi non ha perduto la sua speranza”. E ricorda: “Abbiamo una libertà che nessuna difficoltà può toglierci: quella di amare e di pregare. Tutti, sempre, possiamo amare e pregare”. Riprende le parole di Papa Francesco all’Angelus del 16 marzo scorso: “Il nostro fisico è debole ma, anche così, niente può impedirci di amare, di pregare, di donare noi stessi, di essere l’uno per l’altro, nella fede, segni luminosi di speranza”. Infine, concludendo con san Paolo, esorta a guardare al futuro con fiducia: “Se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno”.
Riccardo Benotti