
Il quotidiano “Avvenire” dello scorso 1° maggio ha pubblicato un'ampia intervista al vescovo eletto di Vittorio Veneto, mons. Riccardo Battocchio - "uno degli ultimi vescovi scelti da papa Francesco" - in qualità di "esperto di sinodalità: l’ha approfondita e ci ha scritto. E Francesco lo ha voluto come segretario speciale dell’ultimo Sinodo dei vescovi, il percorso iniziato nel 2021 e poi articolato nel doppio incontro in Vaticano del 2023 e del 2024 che ha per tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”".
L'intervista è dedicata proprio alla dimensione sinodale così cara a Francesco. «Al di là della parola che progressivamente si è imposta nel magistero di papa Francesco, bisogna guardare al Concilio per avere una comprensione della Chiesa come popolo di Dio in cui tutti sono chiamati a essere “discepoli missionari”, come ha scritto Francesco nell’Esortazione apostolica "Evangelii gaudium" - dichiara mons. Battocchio -. Un momento del suo pontificato in cui è emersa in maniera esplicita la prospettiva sinodale è stato il discorso che ha tenuto il 17 ottobre 2015 in occasione del cinquantesimo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi. Da allora abbiamo assistito a un articolato insegnamento sulla dimensione sinodale della Chiesa e, accanto a questo, a scelte e atti che hanno evidenziato come nella Chiesa ciascuno in forza del Battesimo sia soggetto attivo, seppur nella diversità dei compiti, dei carismi, dei ruoli ministeriali. Fondamentale è stata l’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi dedicata alla sinodalità il cui Documento finale è stato fatto proprio dal Papa e consegnato alle Chiese come parte del suo magistero. Comunque Francesco era ben consapevole che ci sono alcuni aspetti da approfondire e che ci vorrà tempo ed esperienze per giungere a una piena maturazione».
Mons. Battocchio sottolinea come «in alcuni interventi è stato lo stesso papa Francesco a indicare come occorra coniugare meglio la missione dei vescovi e la sinodalità intesa come partecipazione di tutti alla vita della Chiesa, all’interno della quale il vescovo assume un ruolo particolare. La dimensione propriamente sacramentale della Chiesa non viene meno e resta quella maturata nel corso dei secoli che ha trovato nel Vaticano II un’espressione equilibrata e ben pensata».
Quindi sul rinvio delle conclusioni dell'assemblea sinodale della Chiesa italiana, mons. Battocchio ha evidenziato che «ciò che è successo in Italia non è una battuta di arresto, ma una richiesta di proseguire in maniera più adeguata. I vari Cammini sinodali nascono in contesti diversi: quello tedesco non è il contesto italiano o dell’Australia, dove è stato celebrato un concilio plenario. La Chiesa vive anche di queste diversità e i Paesi hanno esigenze differenti. Cruciale è il ruolo del vescovo di Roma, “principio e fondamento visibile di unità tra le Chiese”. Poi penso siano fisiologiche talune tensioni. E sia in Germania sia ancora più in Italia si è scelto di procedere senza strappi. Se non si vogliono correre rischi, si resta fermi; ma non è ciò che indica il Vangelo. L’invito di Cristo “Andate e annunciate” implica un movimento continuo».