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Cristianesimo, islam ed ebraismo non insegnano a odiare!

L'impegno contro pregiudizi religiosi  in Bosnia Erzegovina dei  giovani di Youth for Peace nell'incontro ecumenico con il vescovo Pizziolo e rappresentanti delle altre fedi.

Cristianesimo, islam ed ebraismo non insegnano a odiare!

”Vogliamo imparare da voi qualche piccolo orientamento per fare in modo che ciascuno sia costruttore di incontro e non di scontro.”.

Così don Roberto Camilotti, direttore della Caritas diocesana Vittorio Veneto (www.caritasvittorioveneto.it ), si è rivolto ai 12 giovani di Youth For Peace (www.youth-for-peace.ba) , arrivati per raccontare come tessono dialogo e abbattono pregiudizi tra le religioni, loro che sono ebrei, ortodossi, musulmani e cattolici provenienti da un Paese, la Bosnia, in cui a religione diversa corrisponde anche etnia diversa.

Ad ascoltarli, la mattina di martedì 15 alla Caritas, è arrivato anche il vescovo di Vittorio Veneto mons.Corrado Pizziolo. Con lui anche padre Mihail Damascan, ortodosso romeno, e padre Yuri, greco cattolico ucraino, che seguono comunità di immigrati in Veneto. Oltre a Sergio Tagliacozzo, rappresentante della comunità ebraica di Venezia. Invitata anche la Federazione Islamica del Veneto, che però non ha potuto essere presente.

“Oggi le distanze nascono più su base etnica che religiosa, ma anche le religioni possono dividere. L'aiuto più grande a superare le divisioni – ha commentato il vescovo mons.Pizziolo -  viene a ciascuno dalla comprensione più profonda della sua stessa religione: né il cristianesimo né l'islam predicano l'odio verso l'altro!”.

“Vediamo nella  nostra società – ha detto don Camilotti -  un bisogno forte di dialogo, e quindi su questo vogliamo investire. Nella convinzione che ciascuno di noi è a immagine e somiglianza di Dio”.

Le due ore di dialogo hanno inauguratoAnche nell’esperienza religiosa: più ponti e meno muri”, ciclo organizzato da Caritas e Ufficio per l'ecumenismo della diocesi in cui i giovani di Youth For Peace presentano credenze e tradizioni delle religioni coinvolgendo il pubblico. Gli incontri sono a Vittorio Veneto: oggi martedì 15 alle 20.30 “L'islam”, mercoledì 16 alle 20.30 “L'ebraismo”, giovedì 17 alle 18 “L'ortodossia”.  Si svolgono all'Istituto Santa Giovanna d'Arco (suore giuseppine) in via del Fante.

I giovani di Youth For Peace terranno anche incontri negli istituti Da Collo di Conegliano, Casagrande di Pieve di Soligo e Scarpa di Oderzo, oltre ad incontrare i giovani della parrocchia di Campolongo ed i bambini con disabilità de La Nostra Famiglia.

Culmine dell'iniziativa sarà venerdì 18 alle 20.30 alla scuola dell'infanzia di  Portobuffolè: “Memoria e dialogo, vie per la pace”, incontro interreligioso per ricordare le vittime della violenza e chiedere pace, con il vescovo mons.Pizziolo, i rappresentanti di varie altre confessioni e religioni presenti nel nostro territorio e i giovani di Youth For Peace. In collaborazione con la Pastorale sociale del lavoro diocesana e il gruppo Agesci Vittorio Veneto.  Per informazioni: caritas@diocesivittorioveneto.it, 0438550702.

I dodici giovani di Youth For Peace hanno raccontato al vescovo mons.Pizziolo e ai presenti obbiettivi, fatiche e soddisfazioni del loro impegno.

“Noi vogliamo ricostruire in Bosnia Erzegovina la pace, che già c'era – precisa Alan, cattolico - Lavoriamo con giovani e bambini in gruppi misti per religione. Facciamo capire anzitutto quanto è importante la loro propria identità, perché solo così possono conoscere e capire quella altrui. Ma capita che a volte i partecipanti alle nostre iniziative non possano raccontarlo ai genitori, perché questi vietano loro di passare del tempo con chi è 'diverso'”.

“Per me – nota Damira, musulmana - è importante che tutti i partecipanti a questo gruppo siano praticanti, ciascuno per la propria religione”.

“Sono cresciuto – racconta Milos, studente di teologia ortodossa - in un paese in cui il 96% era ortodosso, e mi hanno insegnato la paura del diverso, e la paura per Sarajevo in quanto città a maggioranza musulmana. Ma crescendo ho capito che la mia fede mi impedisce di odiare qualcuno. Sono andato a Sarajevo, e ho scoperto che era tutto il contrario dell'immagine che mi ero creato. Spero di diventare presto sacerdote, e raccontare alla mia comunità che la convivenza è possibile”.

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