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A chi giova fare di tutta l'erba un fascio?

Coldiretti Treviso, Feltrin: “Per stare tranquilli basta semplicemente consumare carne made in Italy e pretendere chiarezza dell’origine in etichetta”.

A chi giova fare di tutta l'erba un fascio?

“Semplice, per essere sicuri occorre mangiare carne italiana, veneta, trevigiana”. Walter Feltrin, presidente di Coldiretti Treviso non ci sta e alza i toni: “Generalizzare ha solo lo scopo di colpire chi produce prodotti di qualità – spiega il presidente della Coldiretti trevigiana che interviene sull’allarme carne generato dal rapporto dell’OMS – Il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità va letto bene e tarato sull’esperienza dei consumatori di ogni stato. Prendere degli stralci e farli diventare delle nuove verità significa disinformare i cittadini e procurare degli allarmi gratuiti”. L’indagine Oms sul consumo della carne rossa, infatti, sta creando un panico immotivato per quanto riguarda il nostro Paese, soprattutto se si considera che la qualità della carne italiana, dalla stalla allo scaffale, è diversa e migliore e che i cibi sotto accusa come hot dog e bacon non fanno parte della tradizione nostrana.

Nel nostro Paese i modelli di consumo sono altri: dal macellaio si chiede la fettina, il brasato, addirittura il filetto. In crescita anche la scelta di tagli minori che hanno più versatilità in cucina e che si collocano perfettamente all’interno della Dieta Mediterranea che, fondata su una alimentazione basata su prodotti locali, stagionali, freschi, è il segreto alla base dei primati di longevità degli italiani, con 84,6 anni per le donne e i 79,8 anni per gli uomini. “Le carni Made in Italy sono più sane, perché magre, non trattate con ormoni, a differenza di quelle americane, e ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione “Doc” che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali. E per gli stessi salumi si segue una prassi di lavorazione di tipo ‘naturale’ a base di sale. Non a caso il nostro Paese vanta il primato a livello europeo per numero di prodotti a base di carne “Doc”, ben 40 specialità di salumi che hanno ottenuto la denominazione d’origine o l’indicazione geografica.

A dover rassicurare i consumatori italiani è tra l’altro - rivela la Coldiretti - una frase riportata sullo stesso studio dell’Oms dove si afferma chiaramente che “E' necessario capire quali sono i reali margini di rischio ed entro che dosi e limiti vale la pena di preoccuparsi davvero”. Altrettanto importante è capire esattamente di quali tipi di carne e di quali sistemi di lavorazione si sta realmente parlando quando si punta il dito contro la carne. Basti pensare agli Usa, dove il consumo di prodotti a base di carne è superiore del 60 per cento superiore all’Italia e dove l’utilizzo di ormoni e di altre sostanze atte a favorire la crescita degli animali è considerato del tutto lecito.

Il Presidente Walter Feltrin a sua volta quindi riassume in alcuni punti l’approccio alla questione carne: “Bisogna quindi tener presente:

-       lo Stato d’origine dell’allevamento e le regole, i controlli e le garanzia locali

-       il necessario equilibrio nei consumi

-       l’origine certa del prodotto indicata in etichetta

-       a chi giova fare di tutta l’erba un fascio

-       a chi giova non conoscere l’origine dei prodotti trasformati   

 

Le stalle (zootecnia da carne) censite in provincia di Treviso sono 1364

Gli allevamenti professionali sono:

-       Carni rosse: 171 allevamenti con circa 50.000 vitelloni (su 73.000 capi complessivi ) e con una media di 300 vitelloni per azienda.

-       Carni bianche: 113 allevamenti (su 141 totali) che allevano complessivamente 40.000 vitelli (su 54.000) con una media di 360 vitelli per stalla. 

 

 

Un sistema di produzione legato al territorio

 

L’allevamento di bovini da carne in provincia di Treviso rappresenta uno dei tre principali comparti agricoli assieme al vitivinicolo e all’orticolo, per importanza economica, per numero di aziende professionali coinvolte e per qualità del prodotto.

La carne, sia rossa che bianca, è un prodotto a forte identità trevisana e intimamente connesso con il territorio di produzione, proprio come il Prosecco e il radicchio di Treviso.

L’ampia disponibilità di terreno fertile e acqua per l’irrigazione hanno reso gran parte del territorio provinciale particolarmente vocato alla cerealicoltura che costituisce la base della razione alimentare dei bovini. Per questo si è affermato nel tempo un sistema di piccoli allevamenti a conduzione familiare autosufficienti sia in fatto di produzione foraggera che di utilizzazione agronomica dei reflui zootecnici entro i parametri della direttiva nitrati.

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