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BEATIFICAZIONE LUCIANI: conferenza stampa del card. Stella

"La santità di vita cristiana di Giovanni Paolo I è quella che si vive nella umiltà"

BEATIFICAZIONE LUCIANI: conferenza stampa del card. Stella

Alle 11.30 di questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, si svolge la Conferenza Stampa di presentazione della Beatificazione di Papa Giovanni Paolo I (al secolo Albino Luciani), che avrà luogo domenica 4 settembre in Piazza San Pietro.

Ecco l'intervento del card. Beniamino Stella, Postulatore della Causa di Beatificazione.

All’inizio di questa incontro mi sembra opportuno ricordare brevemente la storia della Causa di beatificazione e canonizzazione di Albino Luciani, Giovanni Paolo I. Sono passati 44 anni dalla sua morte, da quel 1978 che vide tre Successori di Pietro susseguirsi alla guida della Chiesa. Sono passate diverse generazioni. Ma bisogna ricordare che già subito dopo la morte di Giovanni Paolo I – un Papa che in poco più di un mese aveva conquistato il cuore di credenti e non di tutto il mondo – la sua fama di santità, già presente in vita, cominciò a diffondersi. Tanti fedeli avevano cominciato a pregarlo. L’allora vescovo di Belluno-Feltre, diocesi natale di Albino Luciani, ricevette molte richieste affinché ne introducesse la Causa. La tappa più significativa di queste richieste è datata 1° giugno 1990, quando l’intera Conferenza Episcopale del Brasile chiese a Giovanni Paolo II di iniziare il processo. Ho definito questa tappa come significativa perché attesta la fama di santità e la sua diffusione crescente nel tempo, ottemperando così a una condizione fondamentale per l’introduzione di una causa di canonizzazione. I 226 vescovi firmatari evidenziarono le motivazioni che li avevano portati all’istanza solidale, considerato l’esempio dell’habitus virtuoso del Vescovo di Roma, Albino Luciani, che si mostrò «sintesi tipica dell’uomo di Dio, il quale è pienezza di umanità e insieme pienezza di Cristo» e come tale egli «fu apostolo del Concilio, di cui spiegò con cristallina lucidità gli insegnamenti e tradusse rettamente in pratica le direttive». Pertanto «la nostra più intima convinzione – affermavano in conclusione i vescovi brasiliani – è che stiamo interpretando il giudizio favorevole di molti altri fratelli nell’episcopato, e traducendo una vivissima aspirazione dei fedeli della Chiesa del Brasile, come dei cattolici di tutto il mondo».

I tempi però non erano evidentemente ancora maturi. Purtroppo quell’importante petizione da parte di uno degli episcopati numericamente più importanti del mondo, non smosse nulla. Il Dicastero per le Cause dei Santi, rispose infatti al vescovo di Belluno-Feltre, Maffeo Ducoli, che l’avvio del processo appariva prematuro, essendo già in corso le cause riguardanti altri Papi (Pio IX, Giovanni XXIII, Paolo VI). Una svolta fu l’iniziativa del secondo successore di Ducoli, il vescovo salesiano mons. Vincenzo Savio, che nel 2002, alla vigilia del venticinquesimo anniversario della morte di Giovanni Paolo I, ottenne il consenso di iniziare il processo a Belluno e non a Roma, sede competente in quanto luogo dove il Candidato agli Altari era morto. In effetti Luciani aveva vissuto la sua intera vita – tranne gli ultimi 34 giorni di pontificato – in Veneto, tra Canale d’Agordo, Belluno, Vittorio Veneto e Venezia, e dunque questa deroga era più che giustificata. L’inchiesta prese dunque avvio il 22 novembre 2003 e si chiuse il 10 novembre 2006. Il processo diocesano si articolò in 203 sessioni, durante le quali – nelle sedi episcopali di Belluno, Vittorio Veneto, Venezia e Roma – vennero escussi 167 testimoni, tutti de visu a eccezione di uno, dei quali nove ex officio e ai quali si aggiungono le deposizioni di tre periti della Commissione storica.

A questa, nella fase romana della Causa, ne seguì un’altra suppletiva, nel 2007, condotta dalla vice postulatrice, dott.ssa Stefania Falasca, presso la sede patriarcale di Venezia per integrare l’investigazione delle fonti con l’acquisizione di ulteriore documentazione, in particolare le carte dell’Archivio Privato di Albino Luciani, oggi patrimonio della Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I. Furono inoltre acquisite nuove deposizioni extraprocessuali di altri ventuno testimoni con particolare riferimento al periodo del pontificato e alla morte di Giovanni Paolo I, dei quali un’importanza del tutto eccezionale riveste la testimonianza di papa Benedetto XVI per il suo finora unicum storico, in quanto è la prima volta che un papa emette una testimonianza de visu su un altro Papa e quella di suor Margherita Marin, che visse con Giovanni Paolo I per un mese insieme alle altre tre consorelle che si occupavano dell’appartamento papale.

Il 17 ottobre 2016 i cinque corposi volumi della Positio con un totale di oltre tremilacinquecento pagine furono depositati presso il Dicastero per le Cause dei Santi. L’8 novembre 2017 Papa Francesco autorizzava la pubblicazione del Decreto riguardante le virtù eroiche di papa Luciani, che diventava così “Venerabile”. Alla fine di novembre di quello stesso anno si concludeva a Buenos Aires in Argentina anche l’Inchiesta diocesana, avviata l’anno precedente dalla vice postulatrice, per il caso della presunta guarigione straordinaria, avvenuta nel 2011 di una bambina per la quale era stata prospettata la morte imminente a causa di una grave forma di epilessia refrattaria e shock settico.

Il 13 ottobre 2021 papa Francesco ha autorizzato il Dicastero a promulgare il Decreto riguardante il miracolo. La Consulta medica dello stesso Dicastero aveva previamente riconosciuto, all’unanimità, trattarsi di una vicenda inspiegabile per la scienza. È stato il passo che ha aperto la strada alla beatificazione, che stiamo per celebrare. Diciannove anni di lavoro: la causa di Papa Luciani, anche se si è aperta a 25 anni dalla  morte, non è stata né più lunga di altre, né più breve e agevolata di altre, per essere lui un Pontefice  della Chiesa. È stata una ricerca senza sconti: accurata, coscienziosa, scrupolosa, condotta con  metodo storico-critico, sulla base di una seria e omnino plena investigazione delle fonti  archivistiche, di una mirata ricerca bibliografica e di un ricco panorama testimoniale. Tutto è stato  fatto secondo le regole canoniche, con scienza e coscienza da parte di chi vi ha lavorato per anni  con passione e dedizione. Le fonti hanno poi permesso di stendere la prima biografia completa.

Permettetemi ora di spendere una parola sul cuore di questa Causa, cioè sulla santità di  Albino Luciani, che ho conosciuto personalmente da seminarista e poi da sacerdote. Era il mio  vescovo e di lui conservo il migliore ricordo: uomo di preghiera assidua e profonda, di attento  ascolto e capace di sostegno umano e spirituale, come pastore di sacerdoti e di popolo di Dio, dotto e preparato come maestro della fede e buon comunicatore della Parola di Dio, amico e  fratello dei sacerdoti, visitatore dei malati e catechista impareggiabile. Di Luciani metterei in  evidenza tre caratteristiche: sacerdote che pregava, che viveva poveramente e che si sentiva bene  con la gente. In relazione alla povertà mia madre soleva citare, talvolta, monsignor Luciani, per  dire che il sacerdote non doveva avere conti in banca e libretto di assegni. Penso che lo avesse  sentito da lui stesso nelle periodiche visite ed incontri dei genitori in seminario. 

La santità di vita cristiana di Giovanni Paolo I è quella che si vive nella umiltà e nella dedizione quotidiana alla Chiesa e al prossimo, ispirate dalle virtù teologali, praticate con fervore  interiore, e dove la croce e il sacrificio, e talvolta l’umiliazione, hanno da contribuire a rendere il  discepolo di Gesù più vicino al suo Signore. Una fede che va all’essenziale del Vangelo, che è  annuncio e pratica della carità. Da prete, vescovo e Papa è stato capace di manifestare attraverso la  sua vita la tenerezza di un Dio misericordioso e materno. 

La santità di Papa Luciani è importante per la Chiesa e per il mondo di oggi perché  attraverso il suo esempio siamo richiamati al cuore della vita cristiana: all’umiltà e alla bontà di chi  sa riconoscersi peccatore bisognoso di misericordia, di chi vuole servire con dedizione generosa e  con opere di bene gli altri, annunciando la gioia del Vangelo. Luciani ci testimonia il volto di una  Chiesa umile, laboriosa e serena, preoccupata della sequela del suo Signore, lontana dalla frequente  tentazione di misurare l’incidenza e il valore del Vangelo dallo stato di opinione della gente, o della  società, nei propri confronti. 

Ma c’è un ultimo elemento che vorrei segnalare: Albino Luciani ci ha insegnato attraverso la  sua testimonianza di vescovo, che ha a cuore la dimensione universale della Chiesa, l’importanza  dell’amore generoso e dell’obbedienza incondizionata al Successore di Pietro, così come il grande  valore dell’unità e della comunione episcopale. Diversi episodi della sua biografia ci parlano di  questo suo atteggiamento, frutto della sua fede profonda, che riconosce l’importanza della  comunione ecclesiale, vissuta talvolta nel sacrificio e nella rinuncia a posizioni e percezioni  personali, per il bene della Chiesa e della sua vocazione innata all’unità, tanto desiderata da Gesù  nell’Ultima Cena. Nella prefazione al volume sul Magistero di Giovanni Paolo I – che presenta per  la prima volta ora il corpus completo e integrale dei testi e documenti di Giovanni Paolo I nel corso  del suo pontificato, un servizio fondamentale che è stato realizzato per la cura della Fondazione  Vaticana Giovanni Paolo I – papa Francesco, riprendendo le parole del santo vescovo Oscar  Romero, afferma che: «il Successore di Pietro è la pietra di consistenza sulla quale prende unità la  Chiesa che Cristo stesso edifica, col dono della sua grazia. E se le porte dell’inferno e la morte non  prevarranno, questo non accade per le “spalle fragili” del Papa, ma perché il Papa “è sostenuto da  Colui che è la vita eterna, l’immortale, il santo, il divino: Gesù Cristo, nostro Signore”. E questo è il  mistero che risplende anche nella vicenda e negli insegnamenti di Giovanni Paolo I».

(sala stampa della Santa Sede)

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