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Badanti: “Se non ci fossero, sarebbe un problema”

La nostra intervista a Claudia Rossi, presidente del Circolo Acli Colf di Treviso.

Badanti: “Se non ci fossero, sarebbe un problema”

«Se non ci fossero, sarebbe un grosso problema per noi. Le badanti sono diventate un “tessuto” fondamentale per la nostra società, suppliscono a carenze che effettivamente ci sono. Senza di loro ci sarebbe la necessità di “istituzionalizzare” tanti anziani nelle case di riposo, ma non tutti ci riescono; oppure lo Stato dovrebbe prevedere altre forme di ausilio». Così sintetizza l’importante servizio che svolgono le badanti, Claudia Rossi, presidente del Circolo Acli Colf di Treviso, che da anni segue da vicino la realtà delle badanti. Tra l’altro, dal novembre sta portando avanti lo #Spaziocolf, il giovedì pomeriggio alle Acli di Treviso: un luogo di ascolto, aggregazione, orientamento, con la proposta di corsi di formazione, ma anche di attività ricreative, visite guidate, gite.

Presidente, qual è oggi la realtà delle badanti in provincia di Treviso? «Sono per la stragrande maggioranza straniere: rumene, ucraine, moldave. Fino a due anni fa c’erano anche italiane, probabilmente perché non trovavano altri lavori, ma ultimamente c’è stato un calo. Comunque sono soprattutto dell’Est, con poche sudafricane e meno ancora africane. Purtroppo il colore della pelle in tanti casi fa la differenza, anche per il fatto di dover essere accettate da persone anziane. L’età media delle badanti è intorno ai 45 anni. La maggior parte di loro ha una scolarizzazione alta: tantissime sono laureate; spesso sono medici o infermiere».

Comunque fanno le badanti non per scelta… «Pochissime lo fanno per scelta. Sono spinte dal bisogno a lasciare i loro Paesi, dove il lavoro c’è, ma è pagato pochissimo. E qui si adattano a quel che trovano, senza dimenticare che hanno dovuto lasciare a casa la famiglia, i figli, a volte anche piccoli. Poi ci sono anche i casi di quelle che si stabiliscono qui e si integrano senza difficoltà».

Quali i problemi più ricorrenti nella realtà delle badanti? «Il primo, concreto problema è quello della lingua: l’italiano, ma anche il dialetto, assai usato dagli anziani. Un altro loro problema è quello della solitudine, poiché vengono qui da sole, senza famiglia. Una difficoltà è poi quella dell’accettazione da parte della famiglia, che pur è in una condizione di bisogno del loro servizio. Accettazione che vuol dire poi anche riconoscimento dei loro diritti. Perché spesso hanno sì un contratto, ma capita che venga loro chiesto il più possibile… anche la disponibilità 24 ore su 24. E va detto che ultimamente c’è una regressione, da questo punto di vista, del riconoscimento dei loro diritti».

Come sono viste le badanti dalle famiglie degli anziani o malati? «Dipende dalle famiglie. In genere riconoscono che il loro è un servizio prezioso, di cui hanno bisogno. E ci sono badanti che rappresentano punte di eccellenza, bravissime. Va tenuto presente che a volte le badanti si ritrovano anche situazioni di conflittualità tra i figli, che esse devono in qualche modo gestire».

Quanto è diffuso il “nero” nel ricorso alle badanti? «Ce n’è abbastanza… Ma c’è anche tanto “grigio”, con contratti regolari ed una assicurazione minimale, in modo che possano andar bene per coprire tutto... perché poi le cose vanno diversamente, andando oltre quanto previsto dal contratto. E purtroppo c’è anche chi, nell’intermediazione, specula sulla necessità reciproca, delle badanti e delle famiglie».

Come Acli, quali sono gli aspetti su cui vi state impegnando? «Con il Patronato vengono affrontate le problematiche varie, come i permessi ed il delicato aspetto dell’intermediazione di domanda e offerta. Acli Service dà i servizi relativi ai contratti e alla tenuta delle buste paga, in modo da tutelare entrambe le parti. Ed ora c’è l’esperienza di #Spaziocolf…».

Alla luce della sua esperienza, di cosa avrebbero bisogno le badanti? «Per le badanti sarebbe importante che il loro venga considerato un lavoro vero e proprio, con il riconoscimento di diritti come agli altri lavoratori, con la copertura per malattia, maternità, ecc. E dovrebbero esserci anche contribuzioni più consistenti da parte dello Stato, che ora ci sono ma irrisorie. C’è ancora tanta strada da fare per riconoscere la professionalità delle badanti, con maggiori garanzie e benefici sia per gli anziani che per le loro famiglie».

Franco Pozzebon 

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