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CASA "MATER DEI": il senso dell'essere madri oggi

Suor Carmelita propone una riflessione sul significato della maternità alla luce della sua esperienza di servizio alla Mater Dei

CASA "MATER DEI": il senso dell'essere madri oggi

«Sai, amore mio, è per te che ho superato ogni difficoltà. Per te mi sono rialzata ogni volta, anche quando non ce la facevo. Ho guardato nei tuoi occhi per ritrovare la strada. Ho stretto la tua mano per non cadere ancora. Ho osservato il tuo sorriso per ricordarmi com’è un viso gioioso e poterne osservare la nostalgia. Quante cose mi hai insegnato amore mio. Quanto coraggio, forza e determinazione hai saputo darmi. Grazie». Sono le parole commoventi che una giovane mamma dedica al suo bambino e che suor Carmelita (nella foto insieme ad alcune ragazze dell'AVS con Caritas Vittorio Veneto), da tanti anni in servizio presso “Casa Mater Dei” a Vittorio Veneto, mi consegna per fami comprendere il senso della maternità che vivono le mamme in Comunità.

«Insieme all’equipe educativa – spiega suor Carmelita – ho accompagnato molte mamme qui alla Mater Dei: mamme italiane e anche provenienti da altre culture, da Paesi europei ed extra europei. Ognuna ha espresso con il suo vissuto il concetto di maternità tipico della sua cultura, assorbito dalla sua famiglia d’origine. Il semplice fatto di accettare di trascorrere il tempo della gravidanza, di partorire un figlio, di farlo crescere in una comunità di accoglienza come la nostra - e non nella propria casa o ambiente di origine con i propri cari - dice con i fatti e non a parole cosa sia per loro la maternità: un dono grande nonostante e al di là dei motivi che le hanno spinte a giungere in Comunità; un dono prezioso, una responsabilità grande e anche una grande gioia».

Si tratta anche di una scelta coraggiosa e controcorrente...

«È segno di quale e quanto sacrificio sia disposta ad affrontare una mamma per il bene e la vita del figlio. Insieme alle educatrici della Mater Dei, ho incontrato e accompagnato ragazze giovani, prevalentemente italiane, molto coraggiose. Accettare e vivere l’esperienza della maternità da sole, a causa dell’abbandono del partner per aver rifiutato di abortire e aver deciso a tutti i costi la vita del figlio non è per nulla facile. Ho sempre toccato con mano e con molta commozione come anche in queste situazioni la forza dirompente della vita del figlio ha prevalso sul dolore dell’abbandono e ha ridato alla madre la gioia del cuore, l’orgoglio “santo” di dire “io ce l’ho fatta anche da sola, ne è valsa la pena”. Cosa c’è di più bello di un bimbo, degli occhi puri, trasparenti e luminosi di un bimbo, dell’abbraccio e della tenerezza, dell’amore che dona un bimbo? Questo basta a lenire i dolori e gli abbandoni e a ridare forza a queste mamme di riprendere ogni giorno il cammino con fiducia e speranza».

Nel modo di concepire la maternità oggi hanno un senso i principi di carattere spirituale?

«Certamente. Anzi direi che oggi è il motivo più importante e nello stesso tempo più debole, quasi mancante, assente. Nella scala di valori, semplicemente umani, che ogni persona si costruisce – o dovrebbe costruirsi –, a che punto sta il valore “vita” e che idea c’è della vita propria e altrui, di ogni vita? Dio è Dio della vita e il valore sommo per esprimerla è l’amore: l’amore che genera, che accompagna, che aiuta a crescere... Così ha fatto Gesù: “Non c’è amore più grande di chi dà la vita per i fratelli”. È insita nell’amore vero la disponibilità a donare sé stessi per il bene e la felicità di chi ci sta accanto».

Da un punto di vista cristiano, non avrebbe senso un amore di coppia chiuso e ripiegato su sé stesso...

«Le coppie, che oggi maturano in un cammino spirituale, testimoniano quanto la presenza dei figli in famiglia sia la vera ricchezza e quanto la logica del dono di è sempre aperto alla vita renda molto più felici della logica del benessere egoista e del profitto. Recuperare il valore grande e cristiano della vita come dono ricevuto e da ridonare gratuitamente fa la differenza. Oggi più di sempre ci vuole il coraggio di andare controcorrente. Porto sempre con me le parole sagge ricevute in Africa da un giovane papà povero, il quale annunciandomi l’arrivo del quinto figlio e vedendomi stupita mi disse: “Per noi i figli sono la ricchezza, per voi europei la ricchezza sono i beni e le cose materiali”».

Come promuovere oggi la maternità?

«Ritengo che si debba recuperare il senso vero e il valore profondo della maternità, come apertura alla vita, dono di sé e amore incondizionato e gratuito, bene sommo voluto da Dio. È urgente educare alla vita, al suo profondo valore e significato - dal concepimento alla morte -, alla fatica della crescita, alle scelte decisive e importanti: le scelte vocazionali. Lo si dovrebbe fare nei vari ambiti educativi: la famiglia, la scuola, le aggregazioni, la pastorale, i gruppi e le comunità... Bisogna educare il cuore dei bambini, dei ragazzi e dei giovani ad apprezzare la propria vita e la propria storia, per essere aperti al dono di sé - non chiusi nei propri bisogni ed interessi - e rispettare la vita di ogni essere vivente: educare all’amore autentico con percorsi seri. E infine testimoniare ai ragazzi e ai giovani il bello e il buono che c’è in ogni realtà (società, famiglia, Chiesa...), permettendo loro di fare esperienza concreta, insieme ad altri, di servizio, di dono di sé e di aiuto ai fratelli più bisognosi».

Alessio Magoga

(foto: per gentile concessione di Caritas Vittorio Veneto)

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