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Cesa De Marchi, gentiluomo dei monti - Video

Vittorio Cesa De Marchi fu un simbolo per l’alpinismo dell’area Friulana e Dolomitica, vissuto tra il 1895 e il 1967.

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Vittorio Cesa De Marchi dovrebbe trovare posto negli scaffali della biblioteca a fianco di grandi nomi dell’alpinismo come Bonatti, Comici, Cassin, scalatori che affrontavano le pareti delle più belle montagne anteponendo coraggio e romanticismo allo slancio atletico. Ma il suo carattere riservato lo ha tenuto lontano dai salotti dell’epoca, che certamente gli avrebbero dato maggiore notorietà.

Le sue azioni però restano fissate nella storia dell’alpinismo grazie a oltre mille imprese sulle più famose montagne delle Dolomiti e del Piemonte, terre dove visse tra innumerevoli vicissitudini legate alla sua carriera di insegnante, di poeta, di accademico del Cai a soli ventisei anni, di ufficiale degli alpini nelle due guerre, che gli valsero anche una medaglia d’argento.

La sua vita è oggi scritta in un libro voluto dal Cai di Sacile, “Vittorio Cesa De Marchi - Una vita tra mito e storia”, presentato dall’autore canevese Luciano Borin sabato scorso a palazzo Biglia di Sacile. In una sala gremita di appassionati di montagna e di cultura, si sono avvicendati il presidente del Cai di Sacile Luigino Burigana, i sindaci di Caneva e Sacile Andrea Attilio Gava e Roberto Ceraolo, Giancarlo Del Zotto, past president della commissione nazionale scuole di alpinismo e sci alpinismo del Cai, oltre a Alleris Pizzut e Silverio Giurgevich, rispettivamente consigliere nazionale e presidente del comitato regionale Friuli Venezia Giulia del Cai. Dopo la proiezione di un reportage sulla storia in sintesi dell’alpinista, hanno portato toccanti testimonianze i figli di Vittorio Cesa De Marchi, giunti per l’occasione all’evento.

«Mio padre era un personaggio di grande autorevolezza e severità – spiega Bruno, uno dei due figli –: ricordo quando decisi di uscire una sera con la sua Fiat 1100 senza chiedere il permesso, successe una tragedia. Allo stesso tempo però egli aveva ben chiaro il concetto di famiglia, un valore per lui imprescindibile ». Vittorio Cesa De Marchi amava le vette dolomitiche, in particolare le Pale di San Martino, il Popera, la Marmolada, le Tre Cime di Lavaredo, le Torri del Vajolet e le Tofane. Le sue imprese rimarranno per sempre un esempio di quell’alpinismo fatto di eroismo e di spirito romantico che caratterizzarono l’epoca dei pionieri della montagna.

Giovanni Carraro

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